venerdì 29 giugno 2018

La tortura. La donna, il corpo, la strega. Tridentino e post tridentino

LA TORTURA

LA DONNA, IL CORPO, LA STREGA

Tridentino e post tridentino


 Teresa d'Avila 


Caterina da Siena 


Veronica Giuliani 




Dopo il Concilio di Trento le posizioni ecclesiastiche diventano più rigorose: si apre la grande stagione della caccia alle streghe. Il controllo delle istituzioni ecclesiastiche sulla vita privata diviene decisamente invadente. Il dibattito teologico che s'incentra sul problema dei sacerdoti sposati o concubinari o comunque responsabili di mogli e figli, produce una corrente di pensiero vicina alle tesi luterane e una maggiore chiusura da parte del partito dei celibatari. 
Lutero, monaco agostiniano, non abbandona il nucleo del pensiero morale agostiniano, ma accentua il danno del peccato originale sugli uomini. Lutero indica nell'atto sessuale compiuto a motivo di concupiscenza un grave peccato: nel De votis monasticis egli sostiene che l'atto sessuale <<è un peccato, che non si distingue in nulla dall'adulterio e dalla fornicazione per quanto riguarda la passione dei sensi e il sordido piacere. Ma Dio non li mette assolutamente in conto ai coniugi, perché sarebbe impossibile per noi evitarli, benché da parrte nostra si sia tenuti a rinunciarvi>>. 
La positività del pensiero luterano in fatto di giustificazione per la sola fede ha prodotto nella morale sessuale un livellamento tra peccati veniali e mortali. Al singolo che pecca, venialmente o mortalmente, si sostituisce il concetto di peccatore in generale. 
Il Rinascimento, aveva portato il corpo come prodotto nobile di un dio d'amore alle glorie dell'arte, Michelangelo aveva potuto affrescare la Sistina, introducendo il concetto dell'opulenza dei corpi nudi come lode al Signore. La bellezza fisica era solo quindi un riflesso della bellezza divina. Il corpo ritrovava la sua dignità, dopo il periodo di oscurantismo medievale e la morale imposta dal monachesimo. 
Il periodo post tridentino, oltre a proibire balli, feste, canti, carnevali, usanze paganeggianti, aveva chiuso in ferree e minuziose regole la morale e il costume. Alfonso dè Liguori, prevede l'atto sessuale unicamente a fini procreativi, e si schiera apertamente contro quelle <<tenerezze>> che possono far <<raggiungere la soddisfazione>> all'uomo, con la perdita dello sperma. 
Si accende in questo periodo il dibattito sulla contraccezione, e in particolare sui coitus interruptus. 
La delepatio carnis è un peccato. Si è perduto in mdo quasi definitivo il contatto con il proprio corpo. La donna resta un agente di Satana, un essere sessualmente insaziabile, un pericolo, una strega, da eliminare, quando possibile anche fisicamente. 
Si assiste alla comparsa ddi due fenomeni la desessualizzazione di Maria, la cui verginità è sostenuta nelle più diverse devozioni e all'aumento delle monache estatiche e di donne che hanno frequenti visioni, al limite tra il divono e il demoniaco. 
La principale caratteristica di queste mistiche è una sorta di purgatio continua: il bene dell'anima si ottiene con l'estromissione del difetto della propria natura femminile. La devozione, devotio da devolvere se come offerta di tipo sacrificale è creuente, ed è un mezzo per la liberazione delle tensioni egoistiche, fino a diventare il fine della vita spirituale. 
Nel corso della storia della Chiesa possiamo trovare una linea medievale all'interno della quale l'autoflagellazione e la mortificazione del corpo come pubblica penitenza sono considerati mezzi privilegiati di imitazione di Cristo. La mortificazione del corpo è il contrario dell'istinto naturale, così come l'umanità; il cristianesimo della rinuncia è una flagellazione di tipo psicologico, atitetica ai desideri mondani. La tendenza mistica di questo periodo è perciò ascetica e catartica. Possiamo poi ipotizzare un filone nel quale l'aspetto propositivo - impositivo è preminente. E' questo un atteggiamento di tipo attivo, nel quale, liberatosi degli istinti, il mistico si propone l'imitazione attiva di Cristo, rivivendone la passione. La mortificazione assume quindi un significato di imitazione, non di liberazione. 
Un terzi filone di mistica, comprende quelle manifestazioni nelle quali è privilegiato il ricevere, l'essere posseduti. Questo aspetto riguarda il periodo che ci innteressa: Teresa d'Avila, Giovanni della Croce, Caterina da Siena, Maria Maddalena dé Pazzi, fino a Veronica Giuliani e Caterina Vinini, vivono misticamente un'esistenza unitiva, sono oggetto di afflizioni involontarie, ricevono piaghe, dolori, stigmate che sono subite, non volute. 
L'aspetto fisico comporta battitura del demonio, flagellazioni, incoronazioni di spine trefittura fisica del cuore mentre l'aspetto spirituale riguarda le <<notti oscure>>, durante le quali il mistico non sente più il conforto della fede, è preda della solitudine ed è convinto di essere stato abbandonato da Cristo. 
Nel clima tridentino con l'enfatizzazone barocca si verifica un ulteriore cambiamento: il fine della imitazione di Cristo diventa un canone da realizzare, anche se non vi sono decreti che lo stabiliscano e regolamentino. Il tridentino dà dedi princìpi, dogmatizza la verità di fede dei santi, quindi l'ansia di santità dei mistici diviene ossia di contrapporsi alle <<verità>> del protestantesimo. 
La Chiesa decreta nel concilio la virtù eroica di qualcuno, i santi, ecco perché la chiesa tridentina insiste sulle opere e sugli esercizi spirituali. E' questo il periodo in cui fioriscono manuali di devozione che codificano l'ascesi, indicano la strada mistica da percorrere sulla via di una possibile santificazione. E' in questo contesto che il corpo, diviene importante come luogo intorno al quale, misticamente, si focalizza la contrapposizione delle dottrine cattolica e protestante. 
Le pratiche di mortificazione alle quali si sottopongono le mistiche a noi oggi appaiono aberranti, ma non così erano considerate dai confessori, che anzi, le stimavano e caldeggiavano. 
Veronica Giuliani nel suo Diario: <<Ho fatto sette volte le battiture del Signore per i peccatori, e in penitenza di tutti i gusti e soddisfazioni e soddisfazioni che mi son presa nel proprio dormire e comodità propria. Queste cose intendevo che fossero la culla del Santo bambino; e, per adornarla con fiori e gemme, ogni dì visitavo il SS.mo e facevo tre atti di carità, tre di mortificazione e tre di negazione del proprio volere. 
<<Per materasso ho fatto cinque volte l'esercizio delle spine, e cinque visite al Santissimo, per tutti quelli che non lo adorano e in soddisfazione di tutti i mancamenti da me fatti in chiesa. 
<<Per guanciale, ho fatto tre discipline a sangue, tre volte ho fatto la via Crucis per tutti quelli che non fan conto del patire, e in penitenza di tutte le volte che ho fuggito il patire. 
<<Per lenzuoli ho fatto cinque volete le battiture, ho applicato cinque digiuni, e ogni dì ho cercato di fare atti di contrizione e di amore. 
<<Per coperta ho fatto il viaggio della croce, la notte, per tutto l'orto, e l'esercizio della catena, e ho raccomandato tutti quelli che stanno nelle tenebre del peccato. E, in soddisfazione di tutto il tempo che sono stata tciturna circa le colpe passate, a questo fine ho fatto la disciplina quando a sangue oppure ordinaria, ogni giorno.
<<Per le ludere ho fatto l'esercizio delle spine, cinque volte, il viaggio della croce, tre volte, e ho detto cinque corone del Signore con questo versetto "Ave degnissime Jesu Salvator Mundi: miserere nobis". E questo ho applicato per tutti i bestemmiatori, e in soddisfazione di tutte le volte che ho nominato il nome di Dio invano. 
<<Per le fasce ho fatto ogni dì la rinnovazione dei voti, e di tutte le mie proteste, con visitare più volte il Santissimo, e fare atti frequenti di virtù. E tutto ciò l'ho applicato in soddisfazione di tutte le volte che sono stata nel mio proprio volere, e anche l'ho apllicato per tutti gli ostinati peccatori; e a questo fine ogni dì ho fatto qualche penitenza. 
<<Per il mantelluccio ho salutato tutte le membra del Signore, e ho applicato sette discipline a sangue per tutte le ingratitudini usate verso S.D.M., e ho raccomandato tutti gli infedeli. 
<<Per la camicia ho fatto l'esercizio della catena, ho portato trentatré ore di cilizio, ed ho tenuto il silenzio più che ho potuto. 
<<Per il vestito ho fatto frequenti atti di abnegazione, e ho fatto trentatré  comunioni spirituali, e anco ho fatto, più volte, le battiture con le spine; e tutto ciò 'ho applicato per tutte le anime pusillanimi e pigre al servizio di Dio, in primo luogo ci mettevo me stessa. 
<<Per il fornimentoo di detto vestito ho fatto atti di carità, di disprezzo di me stessa e di umiltà; ho visitato il Santissimo e ho fatto più volte la Via Crucis di notte. E questo l'ho applicato in soddisfazione di tutte le vanità che ho fatto, in tempo di vita mia, e anche in soddisfazione di tutti i gusti e i piaceri che si prendono i mondani. 
<<Per le scarpe, sono andata girando tutto l'orto quando vi era laa neve e il ghiaccio, e anco, delle volte, mentre pioveva. E questo l'ho applicato in penitenza di tutte le vanità che ho fatto io, e in soddisfazione di tutte le volte che ho fuggito l'occasione di fare quache carità. 
<<Per i calzetti ho fatto più sorte di mortificazioni: in particolare con la lingua, ho fatto trentatré croci, e ho preggato per tutti gli infedeli. 
<<Per il mazzetto da tenere in mano, per i coralli e collana d'oro e altri ornamenti, ho applicato tutto quello che facevo alla giornata>>. 

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mercoledì 27 giugno 2018

La tortura. La donna, il corpo, la strega. L'ideale monastico del disprezzo del mondo

LA TORTURA

LA DONNA, IL CORPO, LA STREGA

L'ideale monastico del disprezzo del mondo


Tommaso d'Acquino 


Il corpo come avversario della perfezione, la condanna della fisicità in se stessa, sono frutto della interpretazione spiritualistica dei Vangeli tipica della concezione monastica. La società violenta il continuo stato di guerra e rapina, la precarietà della vita portarono molte persone di alto rango, nobili, condottieri, intellettuali e pensatori, a voltare le spalle al mondo per chiudersi nella pace meditativa dei monasteri raggiungendo così la perfezione dello spirito, impossibile ai laici. 
L'ideale monastico del disprezzo della carne ebbe culmine nel X secolo, e solo dopo il Mille la Chiesa, per allargare e diffondere la portata del messaggio cristiano, iniziò ad accettare parzialmente la corporeità dell'uomo, senza però considerarla nei suoi complessi rapporti con la natura, quindi con la parte animale dell'uomo stesso, che dovrebbe essere solo spirito per avvicinarsi al soprannaturale. 
Inizia in questo periodo l'emarginazione della donna come essere che, alla natura è misteriosamente e profondamente legato. La natura viene vista come nemica della perfezione, un prodotto teso a ingannare l'uomo tramite i sensi.  La mente razionale riesce a controllare gli impulsi della carne, ma non quando subentra il sonno. Durante la notte, Satana sii fa forza della mancanza di controllo e produce fantasie morbose, sogni, polluzioni notturne. 
Il monaco Cassiano, vissuto nel V secolo, nella XXII dissertazione delle Colationes parla dei movimenti involontari della carne come di una sconfitta personale, la perfezione per un monaco, è il controllo totale e la soppressioni di quelle funzioni naturali che non sono indispensabili a mantenere in vita il corpo: <<Si deve far si che certi pensieri dell'anima e le passioni della carne siano repressi>>. 
La concezione di ciò che attiene alla sfera genitale come di qualcosa di sporco raggiunge la sua massima teorizzazione nell'opera di Oddone di Cluny: <<Quanto orrore avesse nellle brutture della carne possiamo comprenderlo dal fatto che subiva con grande rammarico le illusioni notturne. Ogni volta che nel sonno era sorpreso da questa disgrazia del genere umano, un servo che dormiva vicino a lui gli portava in luogo adatto la biancheria sempre pronta perché si cambiasse. Mentre il servo entrava, non voleva essere visto nudo, e quello chiudeva subito la porta e se ne andava. Il santo dunque, non ttollerava che il suo corpo fosse sporcato, al punto che l'unica macchia che lo segnava nel sonno egli la lavava con l'acqua e soprattutto oon le lacrime.  Questo suo comportamento sembrava insensato, ma soltanto a coloro la cui mente era offuscata dai vizi. 
Vito Fumagalli: <<Il racconto di Oddone rivela l'errore per tutto ciò che è prodotto dai movimenti sessuali. La tensione spiritualistica dell'ideale monastico e, sull'altra sponda, una società la cui esistenza era segnata da rozza fisicità, spiegano un atteggiamento di repressione severa nei confronti del sesso, verso qualsiasi intenso piacere del corpo. La carne è troppo viva e prepotente, offusca lo spirito, ipedisce, con i suoi scatti improvvisi, la vita spirituale dell'uomo: quindi va repressa, domata, purificata. Geraldo vedeva crescere il suo spirito e assottigliarsi il corpo. Questo era per Oddone uno spesso involucro dell'anima, prigioniera come il feto lo è del grembo materno. E il suo conte assisteva con gli anni alla fine progressiva del corpo, vinto dallo spirto. La carne, si faceva sempre più sola: nessuna comprensione o giustificazione, nessuna possibilità di correggersi o sublimarsi senza annullare se stessa>>.
Jacopone da Todi mostra, una morbosità che è decisamente al di fuori dello spirito francescano, che vedeva il mondo naturale buono e bello, essendo il prodotto, la creatura di un dio d'amore: <<Dove sono gli occhi ora purificati? Si sono gettati fuori dal loro luogo. I vermi li hanno mangiati. Ho perso gli occhi con i quali peccavo, camminando per la strada, nel guardare la gente, nel far segni a essa. Il corpo ha divorato l'alma e brucia! Dov'è ora il tuo naso che ti serviva per odorare? Quale ferita l'ha fatto cadere? Non ti sei potuto salvare dai vermi: la tua supperbia si è molto abbassata. Questo mio naso che avevo per odorare è caduto con molto fetore... è caduta la carne, sono rimaste le ossa... ora guardami, o uomo che vivi; mentre sei nel mondo non essere folle; pensa pazzo, che presto sarai in grande dolore>>. 
Per tutto il Medioevo il problema della regolamentazione in termini di tempo, durata, quantità di rapporti sessuali ha avuto una grande importanza. Ai periodi citati da Agostino vanno aggiunti la Quaresima, venti giorni prima di Natale e Pentecoste, durante le mestruazioni e le gravidanze, i puerperi e l'allattamento. 
Il consiglio che Gregorio di Tours, dà ai mariti: <<E' già abbastanza se indulgete nel vostro piacere negli altri giorni, lasciate intatto questo giorno (la domenica) per la lode a Dio, altrimenti vi nasceranno figli storpi o epilettici o malati di lebbra>>. 
Chi non si sottopone a queste regole incorre nelle penitenze ecclesiastiche; grande diffusione ebbero i libri penitenziali di Burcardo di Worms o di Teodoro vescovo di Canterbury. In questi testi le penitenze per un rapporto orale sono di sette anni, per un rapporto anale quindici anni, per un assassinio premeditato sette anni. 
La lezionne di Agostinoo è ripresa dai teologi della prima Scolastica, i quali pensano che lo scopo del matrimonio, non sia la procreazione, quanto evitare la fornicazione e l'adulterio. Le persone sposate sono malate: <<La malattia consiste in ciò, che non riescono ad astenersi dal rapporto sessuale>>. 
Nel caso in cui un uomo desideri l'unione la donna deve acconsentire a qualunque costo, purché il marito non pecchi, mentre se è la donna a chiedere l'espletamento del dovere coniugale, Oddone, cancelliere dell'università di Parigi, sostiene che il marito non la deve soddisfare ma bastonare. 
In un matrimonio cristiano è indispensabile il controllo del corpo: Guglielmo di Auxerre sostiene che <<se un uomo giusto ha rapporti con la propria moglie e il piacere che quindi si produce in lui in nessun modo gli piace, allora questo rapporto è senza peccato>>. 
Mentre Piero Cantatore (XII secolo) insegna: <<rifletti sul fatto che la donna più bella ha avuto origine da una goccia di seme maleodorante, poi pensa al punto centrale, come essa sia un recipiente pieno di sconcezza, e la sua fine, quando sarà un pasto per i vermi>>. 
Secondo Alberto Magno un piacere continuo e frequente induce alla precoce vecchiaia e alla morte: <<I cani amano gli odori forti e corrono dietro ai cadaveri, e il corpo di un uomo che a molti rapporti si avvicina allo stato di cadavere per l'abbondante seme guastato>>. 
Tommaso d'Acquino ha saputo fondere il disprezzo per la donna che deriva da Agostino alle tesi di Aristotele che sancisce l'inferiorità della femmina, destinata unicamente alla procreazione. Le donne devono essere sempre subordinate all'uomo, che non è solo marito ma gubernator. Quelle però che <<fanno voto di verginità o di vedovanza, e sono così spose di Cristo, vengono innalzate alla dignità degli uomini, per cui vengono liberate dalla subordinanza degli uomini e vengono unite direttamente a Cristo, già Aristotele nell'Ethica Nicomachea, sosteneva che il piacere sessuale impedisce l'attività mentale, Tommaso nella Summa Theologiae riprende il maestro, sostenendo che <<il piacere sessuale frena del tutto l'uso della ragione>>. 
Il fatto che l'attività erotica porta a una ulteriore preferenza per la vita celibataria, la quale, porta anche una ragione più libera. Il matrimonio è il luogo di trasmissione del peccato originale, portato dal piacere. 
L'avversione alla sessualità diviene necessariamente avversione nei confronti delle donne: esse sono non solo il ricettacolo del seme maschile, ma uomini mancati. 
L'opera di Tommaso riprende il tema delle posizioni sessuali lecite e illecite, il problema dell'adulterio, la contraccezione, dell'incontinenza. Il bersaglio principale è e rimane il piacere. 

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