domenica 21 febbraio 2016

L'Europa dei Comuni, dei Principati, delle Signorie. Tra Medioevo ed età moderna. ll quadro storico

L'EUROPA DEI COMUNI, DEI PRINCIPATI, DELLE SIGNORIE

La frammentazione politica dell'Europa

L'unificazione territoriale e dinastica di Francia, Inghilterra e Spagna appare tanto più significativa qualora si pensi che il resto dell'Europa si affacciava all'età moderna in condizioni di frammentazione: non a caso, aree quali l'Italia, la Germania, la Polonia avrebbero perso terreno, rappresentando nei secoli successivi il campo di battaglia per l'egemonia continentale contesa tra gli Stati nazionali più forti. Certo, realtà statuali relativamente piccole, ma economicamente e politicamente molto salde, come la Repubblica di Venezia e lo Stato pontificio, furono in grado di influenzare le politiche internazionali, contribuendo, insieme con l'Austria asburgica, ad arrestare la nuova ondata conquistatrice dei Turchi ottomani. Ma, avrebbero dovuto accontentarsi di un ruolo di comprimarie, anche a causa dello spostamento del baricentro delle politiche internazionali dal Mediterraneo all'Atlantico, in seguito alla scoperta dell'America. Nei secoli successivi le più lente tartarughe, rappresentate dai nascenti stati nazionali, avrebbero superato quelle che nel Medioevo erano parse lepri irraggiungibili, ossia le piccole città-stato italiane. 

L'arretratezza politica dell'Italia

La penisola italiana, rimasta estranea ai processi di unificazione territoriale e di costruzione di Stati nazionali, se si esclude il regno di Napoli, fu governata da istituzioni politiche che non erano più all'altezza dei tempi. Esemplare il caso dell'Italia dei Comuni, un tempo floridi centri economici ormai incapaci di competere con sistemi più moderni e di reggere alla pressione espansiva delle monarchie europee. Mentre i comuni tramontavano, alcune singole famiglie si assicuravano il controllo del governo cittadino inaugurando gli istituti politici della Signoria e del Principato: i Torriani e poi i Visconti a Milano, gli Scaligeri a Verona, i Medici a Firenze. Inoltre, le città minori furono assoggettate da quelle più potenti che tendevano alla creazione di Stati regionali. 


Simbolo dei Visconti


Arche Scaligere



La crisi, la peste e il rafforzamento delle Signorie

La peste del 1348 e le conseguenti crisi demografica ed economica provocarono nelle città violente rivolte popolari, come quella dei Ciompi a Firenze (1378). Si rafforzarono ulteriormente le Signorie, anche attraverso l'affermazione militare su territori sempre più vasti. I Visconti di Milano controllavano buona parte della pianura Padana, contrasti a est da Venezia, mentre estendevano la loro influenza anche versi l'Italia centrale. Si tratta dell'evoluzione di una Signoria che, nata su base regionale e dinastica, si impone all'interno del mondo comunale. Un'esperienza opposta a quella vissuta dall'altra grande Signoria italiana, i medici a Firenze, che giunge sulla scena politica con un secolo di ritardo rispetto ai Visconti e solo dopo che il regime oligarchico - repubblicano del Comune si esaurisce tra violenze e instabilità.

La frammentazione dell'Italia nordoccidentale

Nell'Italia nordoccidentale la frammentazione politica era molto elevata. I marchesati di Saluzzo e Monferrato erano governati da un ramo della famiglia dei Paleologi, l'ultima dinastia imperiale di Bisanzio. Nel Piemonte i Savoia erano titolari da un insieme di domini franco - italiani che avevano il punto focale nei territori transalpini. La repubblica aristocratica di Genova, oscillava tra l'influenza di Milano e quella di Francia. Nel centro della penisola si consolidò nella seconda metà del se. XIII lo Stati della Chiesa, che si estese fino al Ducato di Spoleto, alla marca d'Ancona e alla Romagna, assumendo la configurazione territoriale che si sarebbe mantenuta fino al 1860.

Un Quattrocento di guerre

Nella situazione italiana si delineò un sistema di Stati regolato dal meccanismo del bilanciamento dei poteri, per cui le alleanze, le guerre, le strategie matrimoniali risultavano finalizzate a bloccare ogni ipotesi di preponderanza di un singolo dominio. Il prezzo pagato era la vulnerabilità del sistema complessivo, esposto ai contraccolpi di guerre e di cambiamenti dinastici spesso generati al di fuori degli spazi italiani. Un punto di equilibrio fu trovato alla pace di Lodi nel 1454 che metteva fine alla guerra per lan successione al Ducato di Milano fra Francesco Sforza, Firenze, Genova e Mantova, da una parte, Venezia, Napoli, Savoia e Monferrato, dall'altra. Lo Sforza era riconosciuto duca di Milano; Bergamo e Brescia ritornato a Venezia. L'equilibrio signorile rese tuttavia impossibile una comune azione verso forze che maturavano fuori d'Italia, in primo luogo la casa d'Aragona, già insediatosi a Napoli sin dal 1442, e la Francia dei Valois. 



Francesco Sforza

Lorenzo dè Medici e Ludovico il Moro

Di fronte a una situazione di precarietà si coglie il significato dell'opera di singoli protagonisti della politica, come Lorenzo dè Medici a Firenze o Ludovico il Moro a Milano, i quali svolsero un'azione di ampia portata che travalicava i confini dei loro Stati, ma non ne poterono ricavare i frutti proprio a causa della differenza di peso politico, militare ed economico che distanziava i loro domini dai grandi sistemi monarchici. Alla morte di Lorenzo (avvenuta nel 1492) l'equilibrio italiano si spezzò per la pressione della politica francese, che portò alla calata in Italia nel 1494 dell'esercito del re Carlo VIII, un evento, questo, che inaugurava la funesta stagione delle <<guerre d'Italia>> combattute tra Spagnoli, Francesi, imperiali che si sarebbe conclusa nel 1559.


Lorenzo dè Medici


Ludovico il Moro



L'intervento straniero e le <<guerre d'Italia>>

Il sistema italiano era parte di un più ampio sistema europeo di Stati, con cui si misuravano tre principali realtà, la Francia, la Castiglia - Aragona, l'impero, senza peraltro dimenticare la presenza dell'impero ottomano che mostrò una solidità istituzionale che non avevano le monarchie cristiane e la utilizzò per imporre un'espansione lenta ma continua, nel corso del sec. XV, travolgente e rapida, nel sec. XVI, sotto il regno di Selim I.
A est l'Europa cominciava a vedere la nascita di un nuovo Stato nazionale e monarchico, dai tratti asiatici più che occidentali, quale era la Russia. Cresciuta intorno al Ducato moscovita sotto l'azione politica di Aleksandr Nevskij, signore di Mosca, essa avrebbe ripreso a contare, con Ivan III (1462-1505), che incorporò le province di Rjazan', Novgorod e Tver' e s'intitolò <<signore di tutte le Russie>>.


Ivan III

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La crisi del trecento. Tra Medioevo ed età moderna: il quadro storico


Il trionfo della morte in un affresco del sec. XIV. <<La peste nera>> imperversò in tutta Europa verso la metà del Trecento facendo numerose vittime


LA CRISI DEL TRECENTO

Gli ultimi due secoli del Medioevo conobbero un'inversione di tendenza rispetto alla crescita demografica ed economica degli anni precedenti. Gli storici hanno parlato di crisi interpretandola  in due modi: intendendola in senso lato, come tratto unificante di tutto il periodo, oppure, al contrario hanno mirato ad evidenziare, all'interno dell'arco di circa un secolo, cicli e modalità distinte.

La crisi o le crisi economiche

I cali demografici più forti si verificarono nel 1348-1351, in conseguenza dell'epidemia di <<peste nera>> che imperversò in Europa a metà del secolo, e nel 1400-1401, in seguito a una congiuntura di molti fattori. Le grandi crisi si sarebbero alternate a fasi di piccola ripresa che comunque non avrebbero modificato la generale tendenza al calo. Le spiegazioni di tipo <<malthusiano>> - che vedono nell'aumento naturale della popolazione la causa della miseria - sottolineano la forbice tra popolazione, in crescita, e risorse alimentari che non tengono il passo; la rottura si sarebbe verificata quando l'agricoltura non fu più in grado di sostentare la popolazione e le terre troppo sfruttate divennero meno produttive.

Le rivolte popolari

Lo sciame di rivolte è stato oggetto di ricerche attente a misurare i molteplici fattori in causa, quali la pressione fiscale esercitata dai signori, le alterazioni introdotte all'interno delle regole consuetudinarie in cui si riconosceva il mondo contadino, la presenza di messaggi di ribellismo religioso, la contestazione radicale dei poteri della nobiltà terriera.

Il ruolo delle città e della finanza


Stemma della Famiglia Peruzzi di Firenze


La crisi, quando arrivò, e in forma rovinosa, colpì le maggiori società bancarie e mercantili, come nel caso della compagnia della famiglia Peruzzi di Firenze e di quelle di altre famiglie toscane, provocando fallimenti a catena, più frequenti nella prima metà del Trecento. Ma l'origine dei dissesti gli storici tendono a vederla non tanto nelle strozzature del settore produttivo quanto nelle alterazioni subite dal mercato finanziario e dalle reti dello scambio monetario e commerciale, europeo ed extraeuropeo.

Le trasformazioni nelle transazioni bancarie

Nel Quattrocento venne meno il ruolo di traino commerciale esercitato un tempo nelle grandi fiere europee: i mercanti avevano cambiato procedure e abitudini, privilegiando le rappresentanze stabili poste nei principali centri economici, mentre l'affinamento delle tecniche finanziarie li aveva dotati di nuovi strumenti atti a diventare risorse, a far circolare monete e merci, a stimolare produzioni e consumi.

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La Guerra dei cent'anni in "pillole"

Monty Python - Inquisizione Spagnola

venerdì 19 febbraio 2016

L'Inquisizione in Italia. Introduzione

 CRITERI E PROSPETTIVE PER UNA NUOVA STORIA DELL'INQUISIZIONE

Il 13 febbraio 1278, nell'arena di Verona ci fu uno spettacolo importante: le fiamme dei roghi divorarono un numero imponente di eretici, forse 200, il più alto in assoluto di tutta la storia italiana. Erano catari, erano stati presi qualche mese prima a Sirmione sul lago di Garda, dal vescovo domenicano ed ex inquisitore fra Timidio, dai signori Pinamonte Bonacolsi e Alberto della Scala e dall'Inquisitore Filippo Bonacolsi con lo scopo di debellare la consistene comunità ereticale che preoccupava le attività ecclesiastiche e quelle secolari. Dei catari non è rimasto nemmeno un nome, né una riga di verbale, neppure la certezza che fossero stati regolarmente processati. 


Il 10 agosto 1553 fu ucciso con il fuoco, a Ginevra, l'antitrinitario Michele Serveto, medico e umanista di origine spagnola, scopritore della circolazione polmonare del sangue. Ricercato dall'Inquisizione romana, si era recato nella città di Calvino per trovare un rifugio, le sue idee contro la trinità che circolavano in Europa in un volume stampato nel 1531, "De trinitatis erronibus", e in uno del 1553, "Christianismi restitutio", lo avevano reso temibile anche tra i protestanti. Un altro eretico, Sebastiano Castellione, pubblicò subito dopo un libro che come titolo aveva una domanda: "De Haereticus an sint persequendi". Le idee e i dubbi che vi esprimeva dopo secoli sono diventate le nostre convinzioni: lo stato non deve sopprimere nessuno per le sue idee religiose, Dio non chiede la morte dell'eretico, ma ne riserva a se il giudizio alla fine del mondo.
Il 22 giugno 1633, nella sala delle udienze del palazzo del Sant'Ufficio i cardinali inquisitori condannarono all'abiura e al carcere perpetuo Galileo Galilei, perché aveva sostenuto con argomenti "scientifici" nel "Dialogo (...) sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano", la rotazione della Terra attorno al sole. Galileo morì in domicilio coatto nella casa di campagna di Arcetri l'8 gennaio 1642. Galileo non aveva torto, anche se non aveva fornito vere prove, e perché la Bibbia non è un testo scientifico ma un libro che parla di Dio.


Galileo Galilei




Questi tre casi - simbolo, fanno misurare i grandi cambiamenti storici che ci separano da questo passato. I processi e le sentenze capitali per questioni  di fede furono opera anche dei protestanti, nel caso delle donne e degli uomini accusati di stregoneria diabolica, furono soprattutto i tribunali secolari degli stati protestanti del Centro Europa, piuttosto che le Inquisizioni cattoliche a emettere le condanne. 
La società cristiana  è stata per molti secoli intollerante con le minoranze etnico-religiose e crudele con i dissidenti e i più deboli. I giudici ecclesiastici talvolta assolvevano i dissidenti, spesso li riconciliavano nella comunità con pene d vario genere, in certi casi li mandavano a morte, ma sempre in nome del Vangelo. Tutte le sentenze dell'Inquisizione erano emesse in nome di Gesù Cristo, secondo il formulario usuale, che all'inizio diceva "In Christi nomine amen" e riprendeva per maggior chiarezza prima del dispositivo finale "Christi nomine repetito, pro tribunali sedentes et solum deum prae oculus habentes..." 
La predicazione del messaggio evangelico fu sempre accompagnata dalla difesa della sua purezza. La preservazione della verità cristiana contro ogni deviazione si è molto trasformata nei secoli: scomuniche ed esili nell'età patristica, nell'alto medioevo e nell'età moderna. Nei secoli dopo il Mille furono prima i vescovi ad agire nelle proprie diocesi e quindi gli inquisitori in sedi sparse; in epoca moderna furono creati tre più efficienti organismi centralizzati in Spagna, Portogallo e Italia. Dall'Ottocento in poi agì unicamente la Congregazione del Sant'Ufficio, oggi la fede cattolica è sostenuta e controllata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.

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venerdì 5 febbraio 2016

Tra Medioevo ed età moderna: il quadro storico

LE MONARCHIE NAZIONALI

Tra il Basso Medioevo e l'età moderna nell'Europa occidentale si avviò un lento processo di accentramento e di unificazione del potere politico, al quale corrisponde la nascita di Stati più ampi che in passato, arrivando in alcuni casi alla costruzione di solide monarchie nazionali. In Francia, in Spagna e in Inghilterra le monarchie cominciarono a controllare i grandi signori feudali, a limitare i poteri della chiesa e ridurre le autonomie cittadine, sperimentando nuovi organi amministrativi, che formavano le maglie di una rete di comando stesa alle periferie, in grado di far circolare le direttive emanate dal centro e di controllare i rapporti sociali in tutto il territorio. Nel caso della Spagna, furono i contrasti interni al mondo arabo e il temporaneo assopirsi dei conflitti tragli stati cristiani a costruire la svolta che indusse le monarchie di Castiglia e di Aragona a trasformarsi in entità politiche di stampo moderno, in grado di confrontarsi da posizioni di forza con il regno musulmano di Granada. 
Sebbene i regni uniti dal matrimonio conservassero un'amministrazione distinta, il potere regio agì per limitare il peso politico delle assemblee rappresentative, le cortes, in cui erano rappresentati i tre ceti (clero, nobiltà, <<Terzo Stato>>, quest'ultimo identificabile con i ceti di governo delle città) che la società del tempo riteneva espressioni eterne di un ordine divino. 
In Francia il processo di costruzione di un embrionale apparato statale fu reso più arduo dalla presenza sul suolo francese della corona d'Inghilterra che in seguito a strategie matrimoniali ed acquisizioni ereditarie era pervenuta a controllare una posizione rilevante di territorio. 


Ferdinando d'Aragona


Isabella di Castiglia



La guerra dei Cent'anni



La guerra - tradizionalmente indicata come dei <<Cent'anni>> - che contrappose Francia e Inghilterra, durò infatti dal 1337 al 1453. Essa si combattè tra fasi alterne con un sostanziale avanzamento degli Inglesi, che alla fine però soccombettero sotto la spinta delle forze francesi guidate da Giovanna d'Arco.


Giovanna d'Arco


 Il mito presto cresciuto intorno all'eroina lascia intravedere il valore fondante dato alla guerra come mezzo di coesione nazionale raggiunta intorno all'istituto monarchico. Parallelamente alla guerra si consumò un conflitto civile tra due potenti famiglie - denominate degli Armagnacchi e dei Borgognoni - scaturito in un periodo di estrema debolezza del potere monarchico e di fragilità dell'organizzazione statale, basata com'era su un modello feudale in cui i principi e vassalli detenevano la medesima autorità del sovrano. I raccordi tra centro e periferie, tra corona e Paese, furono costruiti con un'opera di intervento nei conflitti locali che diede con il tempo risultati favorevoli alla monarchia. 

La monarchia <<parlamentare>> inglese

Del tutto differente fu il percorso compiuto dalla monarchia inglese del Basso Medioevo: qui l'autorità del sovrano venne a patti con le prerogative dell'aristocrazia, dei Comuni e della Chiesa, riconosciute ufficialmente già dal 12015, anno in cui il re Giovanni Senza Terra (1199-1216) emanò la Magna Charta libertatum (<<la Grande Carta della libertà>>): che garantiva i privilegi vassallatici in base ai quali i sussidi e le imposte dovevano essere sottoposti al consenso espresso da un'assemblea di baroni e di prelati, considerati portavoce della opinione prevalente tra i sudditi. La convocazione nel 1265 di un parlamento in cui furono rappresentate per la prima volta che le città inaugurava quel modello di parlamento distinto in due camere, quella detta <<dei lord>> e quella detta <<dei comuni>>, che, pur con sostanziali modifiche , si sarebbe mantenuto in vita per i secoli successivi. 


Giovanni Senza Terra


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