sabato 16 aprile 2016

L'Inquisizione in Italia. Alcune domande sull'Inquisizione in Italia

CRITERI E PROSPETTIVE PER UNA NUOVA STORIA DELL'INQUISIZIONE

Alcune domande sull'Inquisizione in Italia





Le questioni di rilievo sono innumerevoli. In quali città risiedevano gli inquisitori nel medioevo e quante furono le sedi dell'Inquisizione romana e, negli Stati italiani direttamente soggeti alla Spagna, quelle dell'Inquisizione spagnola? Quanti uomini e donne furono preocessati? Come mutò nel tempo l'attività di repressione dell'eresia? Come funziona il processo inquisitoriale?Quanti inquisitori fecero carriere diventando vescovi, cardinali e papi? Ci furono altri giudici dela fede nel medioevo e nell'età moderna? Come mai la Chiesa italiana ebbe timore della Riforma protestante da processare, cardinali, vescoci, uomini di cultura e comuni artigini? Quale peso ebbero le autorità statali nella repressione del dissenso teologico  e della stregoneria?Ci furonoprocessi inquisitoriali usati per scopi politici? Che cosa si sa delle toruture affettivamente impartite? La condanna capitale veniva sempre eseguita con il rogo? Furono solo le donne ad essere processate per stregoneria diabolica? Per quali ragioni i tentativi di dame di costruirsi una fama di santità preoccuparono tanto le autorità ecclesiastiche? Quale fu l'ultima grande eresia collettiva e come l'affrontò il Sant'Ufficio?
Altre domande investono problemi più generali. Come mai nel secolo XII la violenza sistematica contro gli eretici cominciò a divenire una prassi normale?L'Inquisizione fu un fenomeno centrale e di grande rilievo istituzionale? Come mai il cristianesimo, religione dell'amore di Dio e del prossimo fondata dal Figlio di Dio condannato da autorità religiose come bestemmiatore e sobillatore, ha criminalizzato e talvolta messo a morte uomini e donne che vedevano in altro modo le verità che portarono a Dio o credevano di risolvere con l'ausilio di mezzi magici i problemi dell'esistenza? Quali considerazioni portarono la maggioranza della gerarchia cattolica a proporre e attuare un cambiamento epocale nel secondo Novecento con il concilio Vaticano II che modificò anche il Sant'Ufficio?

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L'Inquisizione in Italia. Ambiti, scopi e prospettive generali di quest'opera

CRITERI E PROSPETTIVE PER UNA NUOVA STORIA DELL'INQUISIZIONE

Ambiti, scopi e prospettive generali di quest'opera



Il teologo, può valutare la corrispondenza o meno dell'operato dell'Inquisizione al messaggio evangelico. Lo storico, cerca di conoscere e interpretare i fatti senza dare un giudizio etico. Suo compito è indagare il passato con metodi scientifici, ricostruendolo sulle basi del linguaggio e la consapevolezza di oggi, valutando i comportamenti e le scelte di persone e istituzioni e gli effetti da loro prodotti nelle vicende mutevoli della società.
Lo storico cerca di capire il passato all'interno delle condizioni materiali e culturali delle epoche trascorse, risponde alle domande che interessano l'uomo di oggi, noi valutiamo la nostra storia attraverso i valori e i problemi che viviamo nel presente. La storia è una scienza, perché indaga le vicende umane, riporta alla luce il nobile e il meno nobile dell'uomo, guarda gli esiti dei comportamenti razionali.
L'analisi dell'Inquisizione è circoscritta alla sola Italia e comprende per la prima volta il periodo medievale, l'Inquisizione spagnola in Sicilia e Sardegna e quella romana nell'età moderna, gli interventi di alcuni Stati nella repressione dei delitti contro la fede, l'attività della Congregazione del Sant'Ufficio nell'Otto-Novecento fino ad arrivare alla Congregazione per la Dottrina della Fede da Concilio Vaticano II ad oggi. Sull'Inquisizione in Italia nel medioevo in età moderna esiste una lunga serie di studi più o meno settoriali sugli individui singoli. Manca una storia della storiografia  per la parte medievale, per l'Inquisizione romana è uno studio del genere che analizza le pubblicazioni uscite dal Seicento a oggi. Così l'Inquisizione romana viene vista in modo frammentario, con il rischio di delineare tante Inquisizioni quanti sono i temi di ricerca.
Quest'opera tenta una visione d'insieme, esaminando i tribunali ecclesiastici e secolari che attuarono il controllo dell'ortodossia negli Stati italiani e considerando le istituzioni e i vari settori in cui operarono, cioè sia le strutture e giudici della fede, sia i tipi di controllo e gli inquisiti. Essa raccoglie i risultati principali e le problematiche di una trentina di campi di studio. L'insieme dei dati e il collegamento delle questioni di storia istituzionale offrono comunque punti di vista diversi e talvolta originali rispetto a quanto si ritiene comunemente nei vari campi di ricerca, sollevando nuove questioni o illuminando meglio alcuni problemi generali.
Questo libro presenta, i dati e le questioni più importanti, organizzati in un disegno sintetico che è contemporaneamente cronologico e tematico. Il lavoro si basa sugli studi già svolti e li utilizza estrapolandone quanto interessa il quadro critico generale, privilegiando i contributi di sintesi e quelli più recenti, e mettendo in luce i numerosi aspetti ancora poco indagati.
Lo sparuto numero di scrittori che intendono difendere con tanta buona volontà ancora oggi l'Inquisizione non hanno mai messo piede in un archivio, non hanno pubblicato ricerche originali e sono privi di competenza storica. Anche i pochi studiosi danno comunque una valutazione negativa, dell'Inquisizione su un piano generale. Risulta da questi studi che l'Inquisizione non fu sanguinaria come si credeva. Le poche uccisioni di cattolici, fatte in nome di Dio per motivi legati alla difesa della fede cristiana, noi le valutiamo aberranti, tanto che non si fanno più da due secoli e mezzo, e non vanno cancellate dalla memoria, ma forse è proprio il funzionamento ordinario dell'istituzione, sostenuto dai giudici-finanziari attenti a rispettare le norme canoniche, l'aspetto più importante e sensibile dell'Inquisizione cattolica.
La trattazione è limitata alla nostra penisola e isole, considera tutte le istituzioni ecclesiastiche e statali che difesero l'ortodossia, cerca di tener conto di quanto successe in Europa negli Stati cattolici privi di tribunali inquisitoriali ecclesiastici, collocando l'analisi del controllo del dissenso religioso nello sviluppo bimillenario del cristianesimo e in una più ampia storia della società.
Una particolare attenzione è stata posta nell'evitare la confusione tra il livello emico e quello etico dell'analisi si è distinto quello che pensavano, credevano e facevano gli uomini nella propria epoca da quello che analizzano, valutano e interpretano gli studiosi oggi. I giudici ecclesiastici distinguevano certo tra la cultura (alta) e la non cultura (bassa), tra dotti e popolo da istituire, tra verità religiose e superstizioni popolari, e secondo i loro termini, cercavano di riportare le superstizioni alla retta pratica religiosa, liberando quest'ultima dalle deformazioni, che in genere erano di origine popolare. Identificando e punendo le streghe che secondo loro si recavano o potevano partecipare al sabba, spiegavano nei modi della teologia cristiana l'origine dei mali individuali e collettivi, attribuendoli al diavolo e ai suoi adepti. L'opera degli inquisitori finì per essere comunque una forma di controllo sulle culture popolari, nei termini in cui le intendiamo noi, un tentativo iniziale e parzialmente fallito di acculturazione.

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giovedì 14 aprile 2016

L'Inquisizione in Italia. Introduzione. Cambiamenti istituzionali e rinnovamento storiografico

CRITERI E PROSPETTIVE PER UNA NUOVA STORIA DELL'INQUISIZIONE

Cambiamenti isituzionali e rinnovamento storiografico



Roma, San Pietro e città del Vaticano


Questo atteggiamento apologetico iniziò a declinare in seguito al grande cambiamento epocale che avvenne nella posizione della Chiesa cattolica verso glia tri cristiani e le religioni non cristiane durante il pontificato di Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II. Il 7 dicembre 1965, fu approvata la dichiarazione sulla libertà religiosa e lo stesso giorno Paolo VI con motu proprio modificò nome e scopi della congregazione per la Dottrina della Fede. bisognava promuovere non difendere la fede, correggere gli errori ma trattare con soavità chi errava.
Cominciò una nuova storiografia soprattutto sull'Inquisizione spagnola, propiziata dalla ricorrenza del quinto centenario della fondazione (1478) e dalla fine del regime franchista. Il Sant'Ufficio in Spagna non fu così sanguinario dopo i primi decenni del Seicento fu molto caouto nella persecuzione delle streghe. In Italia gli inquisitori continuarono a restare ignorati dalle ricerche e i loro archivi divennero la fonte di una storia innovativa degli inquisitori e delle culture popolari represse, a opera di Carlo Ginzburg.
Il rinnovamento degli studi negli ultimi decenni si è allargato all'Inquisizione romana e a quella portoghese, delle quali si comincia ad approfondire in modo nuovo la storia istituzionale, si continuano ad indagare i settori tradizionali, come la santità simulata e la storia delle donne. Il modo di considerare queste storie di repressione è stato influenzato dalla crisi dell'idea di progresso e dalla constatazione degli efferati delitti contro l'umanità compiuti dai regimi totalitari. Le nuove questioni storiografiche sono state esposte e discusse in libri, ma anche in convegni internazionali sull'Inquisizione, che hanno avuto inizio negli anni '70 e si sono susseguiti numerosi in Europa e nelle due Americhe.


Papa Giovanni Paolo II

Le ricerche sulle Inquisizioni iberiche hanno potuto avvalersi dei rispettivi archivi centrali, quelle seull'Inqisizione romana erano gravemente limitate dalla inaccessibilità dei fondi delle Congregazioni del Sant'Ufficio e dell'Indice. L'apertura della Chiesa cattolica agli altri cristiani e al mondo contemporaneo avvenuta con il concilio Vaticano II non si tramutò subito nell'apertura degli archivi inquisitoriali centrali. L'ammissione degli storici avvenne silenziosamente soltanto alla fine degli anni '90 e nel gennaio del 1998 l'apertura fu solennizzata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e dall'Accademia dei Lincei. La consultabilità dell'ultimo archivio tenuto segreto in Vaticano è stata una scelta autonoma dell'allora cardinale Jospeh Ratzinger, prefetto della congregazione pern la Dottrina della Fede, in relazione con le riflessioni pubbliche che negli anni precedenti Giovanni Paolo II aveva proposto sugli errori, sulle manchevolezze e sui condizionamenti della Chiesa nell'ultimo millennio, in vista di una richiesta di perdono durante il Giubileo del 2000.


Papa Joseph Ratzinger

La commissione teologico-storica del Comitato Centrale per il Grande Giubileo organizzò un simposio internazionale sull'Inquisizione, che si tenne in Vaticano dal 29 al 31 ottobre 1998 con la partecipazione di una quarantina di storici di tutto il mondo e di altrettanti professori di teologia delle università ecclesiastiche. Nella solenne cerimonia svoltasi in San Pietro, il 12 marzo 2000, l'Inquisizione venne tacitamente compresa nella seconda richiesta di perdono, recitata dal cardinale Ratzinger. Un altro segno del cambiamento si può notare negli interessanti seminari internazionali realizzati la prima volta dall'Istituto storico dei domenicani, sui rapporti con l'Inquisizione medievale (Roma, 23-25 febbraio 2002), con le inquisizioni iberiche (Siviglia, 3-6 marzo 2004) e con l'Inquisizione romana (Roma 15-18 febbraio 2006).

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mercoledì 13 aprile 2016

L'inquisizione in italia. Introduzione Una doppia leggenda, nera e bianca.




CRITERI E PROSPETTIVE PER UNA NUOVA STORIA DELL'INQUISIZIONE

Una doppia leggenda, nera e bianca

Le vicende dell'Inquisizione hanno investito la storia europea e poi intercontinentale per un tempo molto lungo. Quelle vicende complesse hanno creato una biforcazione nella stessa tradizione storiografica: nell'età moderna, alla leggenda nera, accusatrice, si contrappose una leggenda bianca, giustificatrice, entrambe basate su fatti e documenti, ma orientate a priori da una scelta di campo. Due libri possono essere presi a simbolo di questa bivalenza: quello di un inquisitore e quello di un teologo protestante.
L'Inquisitore spagnolo Luis de Paramo nel libro "De Origine et progressu officii Sanctiae Inquisitionis" stampato a Madrid, nel 1598, spiego' che l'istituzione era nata con il peccato di Adamo nel paradiso terrestre e che Dio stesso era stato il primo inquisitore nell'interrogatorio di Adamo ed Eva dopo che avevano mangiato il frutto proibito. L'Inquisizione aveva difeso che la vera fede dai suoi nemici terreni, gli ebrei, le streghe, gli eretici e dal vero nemico ultraterreno, il diavolo. La sua espansione fu voluta dalla Provvidenza divina.
Un teologo riformato arminiano, Philip von Limborch, pubblicò ad Amsterdam nel 1692 una Historia Inquisitionis, nella quale mostrava che l'istituzione era recente, anticristiana, crudele e ingiusta. L'Inquisizione era stata creata nel secolo XIII, aveva occupato gran parte del mondo cristiano, rovesciato la logica evangelica del perdono per attuare una logica giudiziaria, estranea al Vangelo, era stato un tribunale sanguinario e crudele, perché dall'esterno aveva imposto un obbligo alle coscienze. Per i sostenitori dell'ufficio inquisitoriale il domenicano fra Pietro da Verona, ucciso in un'imboscata a Seveso nel 1252, divenne San Pietro Martire e così pure fu santificato Pedro de Arbués, inquisitore di Aragona, assassinato nella cattedrale di Saragozza nel 1485.
Nella grande stagione della riscoperta della ragione, l'Inquisizione divenne uno dei bersagli degli illuminati e assurse a simbolo dell'oscurantismo religioso. Voltaire nel suo Trattato sulla Tolleranza (1763), la collocò tra i segni dell'intolleranza e mostrò come fosse in netto contrasto con l'insegnamento di Gesù Cristo, <<Vediamo ora se Gesù Cristo ha stabilito leggi sanguinarie e ha ordinato l'intolleranza, se ha fatto costruire le segrete dell'Inquisizione, se ha istituito i carnefici degli autodafé>>.
I cattolici per molto tempo cercarono di difendere l'operato dell'Inquisizione, tenendo segreti i documenti e arrivando talora a negare i fatti. Alla fine dell'Ottocento un professore francese di filosofia scrisse un libretto per dimostrare che il rogo di Giordano Bruno era una leggenda, uno storico italiano cercò di sostenere che il vescovo Vittore Soranzo, condannato formalmente per eresia dal papa, forse non era stato in effetti eretico.

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