CRITERI E PROSPETTIVE PER UNA NUOVA STORIA DELL'INQUISIZIONE
Il teologo, può valutare la corrispondenza o meno dell'operato dell'Inquisizione al messaggio evangelico. Lo storico, cerca di conoscere e interpretare i fatti senza dare un giudizio etico. Suo compito è indagare il passato con metodi scientifici, ricostruendolo sulle basi del linguaggio e la consapevolezza di oggi, valutando i comportamenti e le scelte di persone e istituzioni e gli effetti da loro prodotti nelle vicende mutevoli della società.
Lo storico cerca di capire il passato all'interno delle condizioni materiali e culturali delle epoche trascorse, risponde alle domande che interessano l'uomo di oggi, noi valutiamo la nostra storia attraverso i valori e i problemi che viviamo nel presente. La storia è una scienza, perché indaga le vicende umane, riporta alla luce il nobile e il meno nobile dell'uomo, guarda gli esiti dei comportamenti razionali.
L'analisi dell'Inquisizione è circoscritta alla sola Italia e comprende per la prima volta il periodo medievale, l'Inquisizione spagnola in Sicilia e Sardegna e quella romana nell'età moderna, gli interventi di alcuni Stati nella repressione dei delitti contro la fede, l'attività della Congregazione del Sant'Ufficio nell'Otto-Novecento fino ad arrivare alla Congregazione per la Dottrina della Fede da Concilio Vaticano II ad oggi. Sull'Inquisizione in Italia nel medioevo in età moderna esiste una lunga serie di studi più o meno settoriali sugli individui singoli. Manca una storia della storiografia per la parte medievale, per l'Inquisizione romana è uno studio del genere che analizza le pubblicazioni uscite dal Seicento a oggi. Così l'Inquisizione romana viene vista in modo frammentario, con il rischio di delineare tante Inquisizioni quanti sono i temi di ricerca.
Quest'opera tenta una visione d'insieme, esaminando i tribunali ecclesiastici e secolari che attuarono il controllo dell'ortodossia negli Stati italiani e considerando le istituzioni e i vari settori in cui operarono, cioè sia le strutture e giudici della fede, sia i tipi di controllo e gli inquisiti. Essa raccoglie i risultati principali e le problematiche di una trentina di campi di studio. L'insieme dei dati e il collegamento delle questioni di storia istituzionale offrono comunque punti di vista diversi e talvolta originali rispetto a quanto si ritiene comunemente nei vari campi di ricerca, sollevando nuove questioni o illuminando meglio alcuni problemi generali.
Questo libro presenta, i dati e le questioni più importanti, organizzati in un disegno sintetico che è contemporaneamente cronologico e tematico. Il lavoro si basa sugli studi già svolti e li utilizza estrapolandone quanto interessa il quadro critico generale, privilegiando i contributi di sintesi e quelli più recenti, e mettendo in luce i numerosi aspetti ancora poco indagati.
Lo sparuto numero di scrittori che intendono difendere con tanta buona volontà ancora oggi l'Inquisizione non hanno mai messo piede in un archivio, non hanno pubblicato ricerche originali e sono privi di competenza storica. Anche i pochi studiosi danno comunque una valutazione negativa, dell'Inquisizione su un piano generale. Risulta da questi studi che l'Inquisizione non fu sanguinaria come si credeva. Le poche uccisioni di cattolici, fatte in nome di Dio per motivi legati alla difesa della fede cristiana, noi le valutiamo aberranti, tanto che non si fanno più da due secoli e mezzo, e non vanno cancellate dalla memoria, ma forse è proprio il funzionamento ordinario dell'istituzione, sostenuto dai giudici-finanziari attenti a rispettare le norme canoniche, l'aspetto più importante e sensibile dell'Inquisizione cattolica.
La trattazione è limitata alla nostra penisola e isole, considera tutte le istituzioni ecclesiastiche e statali che difesero l'ortodossia, cerca di tener conto di quanto successe in Europa negli Stati cattolici privi di tribunali inquisitoriali ecclesiastici, collocando l'analisi del controllo del dissenso religioso nello sviluppo bimillenario del cristianesimo e in una più ampia storia della società.
Una particolare attenzione è stata posta nell'evitare la confusione tra il livello emico e quello etico dell'analisi si è distinto quello che pensavano, credevano e facevano gli uomini nella propria epoca da quello che analizzano, valutano e interpretano gli studiosi oggi. I giudici ecclesiastici distinguevano certo tra la cultura (alta) e la non cultura (bassa), tra dotti e popolo da istituire, tra verità religiose e superstizioni popolari, e secondo i loro termini, cercavano di riportare le superstizioni alla retta pratica religiosa, liberando quest'ultima dalle deformazioni, che in genere erano di origine popolare. Identificando e punendo le streghe che secondo loro si recavano o potevano partecipare al sabba, spiegavano nei modi della teologia cristiana l'origine dei mali individuali e collettivi, attribuendoli al diavolo e ai suoi adepti. L'opera degli inquisitori finì per essere comunque una forma di controllo sulle culture popolari, nei termini in cui le intendiamo noi, un tentativo iniziale e parzialmente fallito di acculturazione.
Lo storico cerca di capire il passato all'interno delle condizioni materiali e culturali delle epoche trascorse, risponde alle domande che interessano l'uomo di oggi, noi valutiamo la nostra storia attraverso i valori e i problemi che viviamo nel presente. La storia è una scienza, perché indaga le vicende umane, riporta alla luce il nobile e il meno nobile dell'uomo, guarda gli esiti dei comportamenti razionali.
L'analisi dell'Inquisizione è circoscritta alla sola Italia e comprende per la prima volta il periodo medievale, l'Inquisizione spagnola in Sicilia e Sardegna e quella romana nell'età moderna, gli interventi di alcuni Stati nella repressione dei delitti contro la fede, l'attività della Congregazione del Sant'Ufficio nell'Otto-Novecento fino ad arrivare alla Congregazione per la Dottrina della Fede da Concilio Vaticano II ad oggi. Sull'Inquisizione in Italia nel medioevo in età moderna esiste una lunga serie di studi più o meno settoriali sugli individui singoli. Manca una storia della storiografia per la parte medievale, per l'Inquisizione romana è uno studio del genere che analizza le pubblicazioni uscite dal Seicento a oggi. Così l'Inquisizione romana viene vista in modo frammentario, con il rischio di delineare tante Inquisizioni quanti sono i temi di ricerca.
Quest'opera tenta una visione d'insieme, esaminando i tribunali ecclesiastici e secolari che attuarono il controllo dell'ortodossia negli Stati italiani e considerando le istituzioni e i vari settori in cui operarono, cioè sia le strutture e giudici della fede, sia i tipi di controllo e gli inquisiti. Essa raccoglie i risultati principali e le problematiche di una trentina di campi di studio. L'insieme dei dati e il collegamento delle questioni di storia istituzionale offrono comunque punti di vista diversi e talvolta originali rispetto a quanto si ritiene comunemente nei vari campi di ricerca, sollevando nuove questioni o illuminando meglio alcuni problemi generali.
Questo libro presenta, i dati e le questioni più importanti, organizzati in un disegno sintetico che è contemporaneamente cronologico e tematico. Il lavoro si basa sugli studi già svolti e li utilizza estrapolandone quanto interessa il quadro critico generale, privilegiando i contributi di sintesi e quelli più recenti, e mettendo in luce i numerosi aspetti ancora poco indagati.
Lo sparuto numero di scrittori che intendono difendere con tanta buona volontà ancora oggi l'Inquisizione non hanno mai messo piede in un archivio, non hanno pubblicato ricerche originali e sono privi di competenza storica. Anche i pochi studiosi danno comunque una valutazione negativa, dell'Inquisizione su un piano generale. Risulta da questi studi che l'Inquisizione non fu sanguinaria come si credeva. Le poche uccisioni di cattolici, fatte in nome di Dio per motivi legati alla difesa della fede cristiana, noi le valutiamo aberranti, tanto che non si fanno più da due secoli e mezzo, e non vanno cancellate dalla memoria, ma forse è proprio il funzionamento ordinario dell'istituzione, sostenuto dai giudici-finanziari attenti a rispettare le norme canoniche, l'aspetto più importante e sensibile dell'Inquisizione cattolica.
La trattazione è limitata alla nostra penisola e isole, considera tutte le istituzioni ecclesiastiche e statali che difesero l'ortodossia, cerca di tener conto di quanto successe in Europa negli Stati cattolici privi di tribunali inquisitoriali ecclesiastici, collocando l'analisi del controllo del dissenso religioso nello sviluppo bimillenario del cristianesimo e in una più ampia storia della società.
Una particolare attenzione è stata posta nell'evitare la confusione tra il livello emico e quello etico dell'analisi si è distinto quello che pensavano, credevano e facevano gli uomini nella propria epoca da quello che analizzano, valutano e interpretano gli studiosi oggi. I giudici ecclesiastici distinguevano certo tra la cultura (alta) e la non cultura (bassa), tra dotti e popolo da istituire, tra verità religiose e superstizioni popolari, e secondo i loro termini, cercavano di riportare le superstizioni alla retta pratica religiosa, liberando quest'ultima dalle deformazioni, che in genere erano di origine popolare. Identificando e punendo le streghe che secondo loro si recavano o potevano partecipare al sabba, spiegavano nei modi della teologia cristiana l'origine dei mali individuali e collettivi, attribuendoli al diavolo e ai suoi adepti. L'opera degli inquisitori finì per essere comunque una forma di controllo sulle culture popolari, nei termini in cui le intendiamo noi, un tentativo iniziale e parzialmente fallito di acculturazione.
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