lunedì 19 dicembre 2016

Feste e giochi nel Medioevo. Lo statutory dei fornai. Part. 2

I fornai devono quindi astenersi dal cuocere il pane per circa ottanta giorni all'anno. Questo vale innanzitutto per tutte me domeniche dell'anno; i sabati e le vigilie delle geste qui di seguito indicate, bisogna smettere di infornare il pane alle cinque della sera, almeno d'inverno. La festa dell'Ascensione e degli Apostoli, il lunedi dell' Angelo, la Pentecoste e I due giorni dopo Natale non sono lavortivi, come pure le seguenti feste.
Gennaio: Santa Genoveffa e l'Epifania (3 e 6).
Febbraio: Purificazione della santa Vergine (2).
Marzo: Annunciazione (25).
Maggio: San Giacomo minore e San Filippo, Invenzione della Santa Croce (1e 3).
Giugno: Nativita' di San Giovanni Batista (24).
Luglio: Santa Maria Maddalena; San Giacomo Maggiore e San Cristoforo (22 e 25).
Agosto: San Pietro in vincoli (1); San Lorenzo (10); l'Assunzione (15); San Bartolomeo (24).
Settembre: La nativita' della Santa Vergine; l'esaltazione della Santa Croce (8 e 14).
Ottobre: San Dionigi (9).
Novembre: Ognissanti e i Defunti (1 e 2); San Martino (11).
Dicembre: San Nicola; Natale (6 e 25).

Infine, uno statuto dei trafilatori di ottone nel Livres des Metiers stabilisce che i sottoposti hanno diritto a un mese di congedo in agosto, certamente per consentir loro di lavorare nei campi.
Le lamentele per l'inosservanza di giorni festivitivi, sono frequenti, come pure le sanzioni inflitte agli artigiani sorpresi a lavorare in quei giorni.
In totale, i giorni lavorativi in un mese sono in media circa una ventina, cioe' quattro o cinque giorni la settimana.
Per i contadini la regolamentazione del lavoro e' meno precisa, poiche' certi lavori, come nutrire gli animali, devono essere svolti ogni giorno. E nell'epoca Carolingia, l'Admonitio generalis vieta agli uomini di dedicarsi, la domenica, ai lavori nei campi, di curare la vigna, diarare, di tagliare il fieno, di riporre le messi, di dissodare o tagliare gli alberi di lavorare la pietra o di costruire case.
All'universita' di Parigi, verso la fine del XIV secolo, le lezioni sono sospese dal 28 giugno al 25 agosto, per la facolta' delle Arti, e fino al 15 settembre per le facolta' di Teologia e di Diritto canonico. In questo periodo, i lavori del Parlamento di Parigi vengono sospesi dall'inizio di settembre al 12 di Novembre. Tuttavia, lo studio di alcune pratiche prosegue e alcuni consiglieri del Parlamento sono delegati a esercitare le loro funzioni in altre due corti Rouen e a Troyes. Oltre allegra feste delle domeniche, la corte interrompe me sue attivita' per una settimana a Pasqua, cinque gioni per la Penecoste, cinque giorni a Natale, in totale cinquanta giorni all'anno.
Nel Medioevo, per gli uomini di condizione modesta, e in un certo senso anche per I borghesi bisogna parlare di civilta' del lavoro e non di civilta' degli svaghi. Tuttavia i momenti di riposo e me distrazioni non sono affatto sconosciuti ma, gli svaghi sono parte integrate del lavoro.
Per quanto riguarda gli svaghi, il Medioevo si distingue dall'epoca attuale per i vari aspetti. A piu' stretto contatto con la natura, l'uomo medievale, nei suoi svaghi, da piu' spazio al corpo che allo spirito.

mercoledì 14 dicembre 2016

Feste e giochi nel medoevo. Statuto dei fornai

XXIII. Nessun fornaio puo' cuocere il pane la domenica. Ne' il giorno di Natale, ne' il giorno dopo, ne' il terzo giorno; ma il quarto giorno dopo Natale, possono cuocere il pane.
XXIV. Nessun fornaio puo' cuocere il pane il giorno dell' Epifania, ne' il giorno della festa della Candelora, ne' il giorno dell'Annunciazione, ne' il giorno dell' Assunzione, ne' alla Vesta della Nativita' della S. Vergine, a settembre.
XXV. Nessun fornaio puo' cuocere il pane nel giorno della festa dell'apostolo la cui vigilia sua giorno di digiuno, ne' alla festa di San Pietro in Vincoli in agosto, ne' alla festa di San Bartolomeo ne' il Lunedi dell'Angelo, ne' il giorno dell' Ascensione ne' il giorno dopo Pentecoste.
XXVI. Nessun fornaio puo' cuocere il pane il giorno della festa della S. Croce a settembre, ne' il giorno della festa della S. Croce a maggio, ne' il giorno della Nativita' di San Giovanni Battista, ne' il giorno della festa di S. Martino d'inverno, ne' il giorno della festa di S. Nicola d'inverno.
XXVII. Nessun fornaio puo' cuocere il pane il giorno di S.Maria Maddalena, ne' il giorno della festa di S.Giacomo e S. Cristiforo, ne' il giorno di S. Lorenzo.
XXVII. Nessun fornaio puo' cuocere il pane il giorno di S. Giacomo e S. Filippo, ne' il giorno di S. Dionigi, ne' il giorno di Ognissanti, ne' il giorno della festa dei Defunti, se non per darlo in beneficenza, ne' il giorno della festa di S. Genoveffa dopo Natale.
XXIX. Nessun fornaio puo' cuocere il pane alla vigilia delle feste sopraddette, a meno che il pane non sia in forno al piu' tardi allora in cui si accendono le candele, ne' il sabato, tranne la Vigilia di Natale in cui i fornai possono cuocere fino al suono del mattutino di Notre - Dame di Parigi.
XXX. I fornai possono cuocere il pane lunedi prima dell'alba non appena suona il mattutino di Notre - Same, salvo se vi cade un giorno di festa di quelli detti sopra.
XXXI. Se un fornaio cuoce il pane nei giorni di festa sopraddetti, dovra' pagare al maestro fprnaio un'ammenda di dei denari e dovra' fare il pane per in valore di undici soldi, che il maestro fornaio e i consigleri daranno in beneficenza ogni volta che il fornaio sara' sanzionato. E se venisse a mancare il pane a Parigi, egli dovra' ottenere il permesso di fare il pane al maestro fornaio.

domenica 11 dicembre 2016

Feste e giochi nel Medioevo. Introduzione

La misura del tempo

Trattare l'argomento degli svaghi nel Medioevo puo' sembrare una scommessa nella misura in cui questo termine non aveva allora lo stesso significato che gli attribuiamo oggi. Certo, la parola loisir che deriva dal latino licere, essere pemesso, non e' sconosciuta, ma solo nel XVI secolo assume il significato di tempo di cui si puo' disporre all di fuori delle abituali occupazioni, mentre appena nel XVIII secolo, al plurale (loisirs), diventata sinonimo di occupazioni, distrazioni durante il tempo libero.
In quell'epoca, vigeva ancora l'abitudine romana di dividere il giorno in ventiquattro ore, ovvero dodici ore fra l'alba e il tramonto, e dodici ore per la notte. In tal modo, in giugno un ora di luce dura novanta dei nostri attuali minuti contro i trenta di dicembre. D'altra parte, per determinare il momento della giornata, si fa riferimento, alle preghiere recitate dai monaci o dai chierici, ossia il mattutino, le lodi, la prima, la terza, la sesta (a mezzogiorno), la nona, il vespro e compieta.
Il sole regola la vita degli uomini, in citta' come in campagna. La giornata di lavoro varia quindi con il variare delle stgioni. Il lavoro a Parigi inizia con il sorgere del sole o un'ora piu' tardi e terminal quando si spengono le luci o all'ora in cui suona compieta.
Questi aapetti comuni nascondono tuttavia condizioni molto diverse: d'inverno i follatori lavorano dalle semi del mattino alle cinque di sera, ma d'estate (cioe' da Pasqua alla Vesta di San Remigio), dalle cinque del mattino allegra sette di sera. Per le filandaie, la giornata di lavoro d'estate comincia allegra quattro del mattino e termina alle otto di sera; d'inverno inizia alle cinque del mattino. Alcuni mestieri chiedono il permesso di lavorare al mattino prima del sorgere del sole e la sera al crepuscolo. Cosi', nel 1467, i guantai pregano il re di autorizzarli a lavorare al mattino prima del sorgere del sole e la sera al crepuscolo. Cosi', nel 1467, I guantai pregano il re di autorizzarli a lavorare dalle cinque del mattino allegra dieci di sera.
Nel caso di ingaggio a lungo termine, il datore di lavoro ha la facolta' di fissare a suo arbitrio la lunghezza della giornata lavorativa. Quindi, d'estate, la giornata di lavoro per l'artigianato parigino copre al massimo da sedici a diciassette ore; d'inverno non supera le undici ore. Lo statuto dei cimatori di panni del 1384 concede loro da due ore e mezza a tre ore e mezza di riposo a seconda della stagione. A conti fatti, il tempo effettivo dedicato al lavoro, soprattutto nel periodo estivo, cioe' per piu' di sette mesi, e' considerevole.
I contadini, molto piu' vicini alla natura rispetto ai salariati, hanno un ritmo di vita analogo, nella misura in cui il loro lavoro e' regolato dal corso del sole.
Per quanto riguarda il ritmo di lavoro annuale e' sorprendente il gran numero di feste comandate che corrispondono ad altrettanti giorni se si tiene conto delle domeniche. Gli sttuti dei talembiers, cioe' dei fornai, consentono di sapere con precision quali sono i giorni in cui solitamente ci si astiene dal lavoro.

lunedì 5 dicembre 2016

Feste e giochi nel Medioevo. Prefazione

Le feste e i giochi nel Medioevo non soon mai stati oggetto di sintesi.
Abbracciando dieci secoli, uno studio simile pone molti prolemi. Uno schema cronologico avrebbe potuto valorizzare meglio l'originalita' di periodi diversi oppure le costanti dell'epoca considerata. Cosi' le condizioni di vita appaiono piu' strutturate alla fine del Medioevo; e' proprio in quest'epoca che si sviluppano i giochi di societa'.
Sul piano socials conviene ovviamente fare una distinzione tra cio' che ottiene il popolo e quanto invece e' proprio dell'aristocrazia. Apparentemente, non c'e' affatto contrapposizione tra cultura popolare e cultura dell'elite. Si e' piuttosto in presenza di una cultura globale con livelli e sfumature propri, visto che la cultura popolare e' molto stesso la stessa cultura dell' elite in ritardo di qualche decennio o di qualche secolo. Accanto all torneo aristocratico, nel Sud della Francia esiste la danza dei cavalli di legno in cui i ballerini fanno finta di giostrare senza violenza. Un altro esempio, il piacere della lettura si diffonde della societa'.
In fine, e' importante esaminare cio' che ha attinenza con la natura, con il ritmo delle stagioni, come le passeggiate in campagna e alcune feste popolari, cio' che puo' essere attribuito a un'eredita' antics, problema che si pone soprattutto per quando riguarda gli spettacoli, e in fine, cio' che e' di matrice cristiana.