domenica 11 dicembre 2016

Feste e giochi nel Medioevo. Introduzione

La misura del tempo

Trattare l'argomento degli svaghi nel Medioevo puo' sembrare una scommessa nella misura in cui questo termine non aveva allora lo stesso significato che gli attribuiamo oggi. Certo, la parola loisir che deriva dal latino licere, essere pemesso, non e' sconosciuta, ma solo nel XVI secolo assume il significato di tempo di cui si puo' disporre all di fuori delle abituali occupazioni, mentre appena nel XVIII secolo, al plurale (loisirs), diventata sinonimo di occupazioni, distrazioni durante il tempo libero.
In quell'epoca, vigeva ancora l'abitudine romana di dividere il giorno in ventiquattro ore, ovvero dodici ore fra l'alba e il tramonto, e dodici ore per la notte. In tal modo, in giugno un ora di luce dura novanta dei nostri attuali minuti contro i trenta di dicembre. D'altra parte, per determinare il momento della giornata, si fa riferimento, alle preghiere recitate dai monaci o dai chierici, ossia il mattutino, le lodi, la prima, la terza, la sesta (a mezzogiorno), la nona, il vespro e compieta.
Il sole regola la vita degli uomini, in citta' come in campagna. La giornata di lavoro varia quindi con il variare delle stgioni. Il lavoro a Parigi inizia con il sorgere del sole o un'ora piu' tardi e terminal quando si spengono le luci o all'ora in cui suona compieta.
Questi aapetti comuni nascondono tuttavia condizioni molto diverse: d'inverno i follatori lavorano dalle semi del mattino alle cinque di sera, ma d'estate (cioe' da Pasqua alla Vesta di San Remigio), dalle cinque del mattino allegra sette di sera. Per le filandaie, la giornata di lavoro d'estate comincia allegra quattro del mattino e termina alle otto di sera; d'inverno inizia alle cinque del mattino. Alcuni mestieri chiedono il permesso di lavorare al mattino prima del sorgere del sole e la sera al crepuscolo. Cosi', nel 1467, i guantai pregano il re di autorizzarli a lavorare al mattino prima del sorgere del sole e la sera al crepuscolo. Cosi', nel 1467, I guantai pregano il re di autorizzarli a lavorare dalle cinque del mattino allegra dieci di sera.
Nel caso di ingaggio a lungo termine, il datore di lavoro ha la facolta' di fissare a suo arbitrio la lunghezza della giornata lavorativa. Quindi, d'estate, la giornata di lavoro per l'artigianato parigino copre al massimo da sedici a diciassette ore; d'inverno non supera le undici ore. Lo statuto dei cimatori di panni del 1384 concede loro da due ore e mezza a tre ore e mezza di riposo a seconda della stagione. A conti fatti, il tempo effettivo dedicato al lavoro, soprattutto nel periodo estivo, cioe' per piu' di sette mesi, e' considerevole.
I contadini, molto piu' vicini alla natura rispetto ai salariati, hanno un ritmo di vita analogo, nella misura in cui il loro lavoro e' regolato dal corso del sole.
Per quanto riguarda il ritmo di lavoro annuale e' sorprendente il gran numero di feste comandate che corrispondono ad altrettanti giorni se si tiene conto delle domeniche. Gli sttuti dei talembiers, cioe' dei fornai, consentono di sapere con precision quali sono i giorni in cui solitamente ci si astiene dal lavoro.

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