martedì 31 ottobre 2017

La tortura. Introduzione



LA TORTURA

Introduzione

Questo lavoro è stato concepito come una ricerca sulla tortura, intesa come forma della mortificazione della carne, tesa a depurare quest'ultima dalle <<scorie>> del peccato, al fine di permettere la redenzione dell'anima. In questo suo aspetto è assai simile all'automortificazione corporale di alcune mistiche che vissero tra il Cinquecento e il Seicento, le quali trovavano nel dolore la sublimazione delle colpe e una via privilegiata verso la santità. 
La Chiesa considerva il corpo, principale protagonista della tortura. 
Il materiale raccolto cira l'uso della tortura e gli strumenti ideati allo scopo serve a semplificare l'accurata ricerca dell'effetto desiderato e la genialità, per quanto moralmente discutibile, dei professionisti dell'altrui sofferenza, i quali erano al servizio di un'ideologia di repressio della materia, sulla scia di una tradizione di negazione del corporale, in particolare dell'aspetto sessuale dell'individuo. 
Nell'ambito delle vittime di quest'ideologia ho privilegiato la stregoneria, riscontrando una linea di pensiero ginofobica e di negativizzazione del sesso che parte dal mondo greco e semitico per fondersi nel cristianesimo nascente e trovare ampia teorizzazione nei Padri della Chiesa. 
La conseguenza pratica di questo pensiero è la griglia accusatoria che accomuna gli eretici: catari, albigesi, streghe, ebrei, luterani; più oltre turchi e musulmani sono accusati di orge sessuali contro natura, di uccisioni rituali, di omofagia, di rapporti sessuali con demoni. 
La maggior parte delle torture praticate dall'Inquisizione interessa il corpo femminile e la zona genitale-anale, in modo ossessivo e paradossale. E' evidente una correlazione, da un lato, tra il presupposto disordine sessuale che si riscontra - a detta degli accusatori - nel sabba, luogo della liberazione istintuale per eccellenza, e, dall'altro, la concezione negativa e mortificante del corpo da parte della Chiesa, accentuatasai nel periodo tridentino e post-tridentino, e la macerazione, amputazione, lacerazione fisica del corpo, sede del peccato, effettuata nelle camere di tortura presso i tribunali. Mi sembra altresì evidente il tipo di controllo che la Chiesa svolge sulle mistiche e sulle estatiche, che sublimano la libido repressa in visioni dolorose, flagellazioni, purgazioni, discipline. 
E' il corpo il principale bersaglio della macchina repressiva della Chiesam in quanto espressione massima della libertà individuale e luogo privilegiato della lotta tra bene e male, tra santità e perdizione. 

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Amore e umanità



"E' il corpo il principale bersaglio della macchina repressiva della Chiesa, in quanto espressione massima della libertà individuale e luogo privilegiato della lotta tra bene e male, tra santità e perdizione. Ed è sul corpo appunto che la tortura infierisce."
 Da La Tortura di Laura Rangoni

Un'istituzione che continua perseverando nell'offendere l'intelligenza delle persone, è inaccettabile dover sentirsi dire da uomini.. perché sono uomini, come bisogna condurre la propria vita in tutti i suoi aspetti, in che cosa bisogna credere, quali preferenze sessuali bisogna avere (da gente che predica bene e razzola MALISSIMO!)... Questa istituzione è identica alla sua antagonista, non predica l'amore, perché l'amore è incondizionato e non ha sesso, l'unica differenza dall'altra è che, fortunatamente non ha più la possibilità di torturare e uccidere la gente "i peccatori", in piazza e con la massima libertà. Questa è l'unica differenza, altrimenti cambierebbero solo i nomi e le favolette. 
Madame Vrath

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giovedì 5 ottobre 2017

L'INQUISIZIONE IN ITALIA. I dissidenti nella cristianità occidentale durante il secolo XI

L'INQUISIZIONE IN ITALIA 

I dissidennti nella cristianità occidentale
durante il secolo XI



Alcuni sporadici e limitati casi di dissenso religioso nella cristianità occidentale si manifestarono nella prima metà del secolo XI soprattutto in Francia, ma anche in Italia e Germania, secondo le laconiche e non sempre attendibili fonti a disposizione, tutte cronache scritte da ecclesiastici. Si trattò sempre di individui e gruppi isolati, senza nessun contatto tra loro, e con una permanenza molto breve, compresa la ventina d'anni della pataria milanese, che coprì il periodo più esteso. 

Le prime contestazioni dottrinali

Le esperienze religiose e le rivendicazioni dottrinali e pratiche furono le più disparate: Leutardo di Vertus nella Champagne verso il 1000 spezzò il crocifisso: leggeva e commentava la Bibbia, predicava contro l'obbligo di dare le decime al clero. Gli eretici dualisti di Acquitania verso il 1018 <<negavano il battesimo, la croce e tutta la santa dottrina: con l'intenzione di mostrarsi come monaci si astenevano dal cibo e simulavano la castità, ma fra loro esercitavano ogni lussuriaed erano messaggeri dell'anticristo, e fecero deviare molti dalla retta fede>>. Alcuni canonici d'Orléans nel 1022 negarono la Trinità, l'incarnazione di Cristo, la maternità divina di Maria, rifiutarono tutti i sacramenti e probabilmente i cibi di carne. Ad Arras nel 1025 alcuni predicatori eretici, negavano l'utilità dei sacramenti, accettavano solo il vangelo, ritenevano di essere salvi non per grazia di Cristo ma per i meriti delle proprie azioni, si proponevano di evitare la concupiscenza e di sostenersi con il proprio lavoro. I dissidenti di Chalons-sur-Marne fra il 1406 e il 1408 rifiutarono il matrimonio, i cibi di carne, l'uccisione di qualsiasi animale, e ritenevano di poter conferire lo Spririto Santo attraverso l'imposizione delle mani. Ci fù anche un acomunità interamente eretica, dalla contessa ai contadini, a Monforte in Piemonte, dove verso il 1028 i dissidenti leggevano la Bibbia interpretandola spiritualmente, pregavano giorno e notte e la loro morale tendeva al distacco dalla materia in vari modi, comprese la ricerca di una morte violenta, da vivere come martirio. 
Nel passato gli storici interpretarono alcuni di questi elementi come segni anticipaori delle dottrine dualistiche catare. 

Il movimento patarino

Una collocazione a parte merita la pataria un movimento riformatore a base popolare sorto in confronto col clero concubinario e simoniaco, iniziato dal diacono Arialdo e dal nobile Erlembaldo e in pieno svolgimento dal 1056 al 1075 circa soprattutto a Milano in Lombardia. All'inizio il movimento era perfettamente inserito nell'ortodossia e anzi i patarini appoggiavano e realizzavano a modo loro la riforma della Chiesa e del clero che sostenevano i pontefici per combattere la compravendita dei benefici ecclesiastici: osteggiavano in vari modi il clero ritenuto corrotto, boicottanado liturgia e sacramenti e istruivano veri e propri processi fatti da laici nei confronti di preti ritenuti indegni. Il movimento nacque a Milano, si diffuse in altre città dell'Italia settentrionale, e non si fermò neppure di fronte a diversi tentativi fatti da speciali legati papali inviati a mediare tra patarini e clero per ripristinare l'ordine. Il rigorismo patarino si rivelò incompatibile con le esigenze del governo ecclesiastico. Il movimento si sfaldò dopo vent'anni di operosità e solamente una minoranza intransigente ne continuò gli ideali. 

La cultura ecclesiastica di fronte ai dissidenti

Le cronache e le lettere che parlano dei dissidenti sono in genere fonti profondamente distorte perché gli ecclesiastici che le compilarono erano interessati a mostrare il pericolo corso dall'ortodossia e dal buon ordine sociale, piuttosto che a comprendere dall'interno quelle esperienze religiose diverse e le loro motivazioni più profonde. Vilgardo di Ravenna verso il 1000 predicava <<molte cose contrarie alla fede>>, e degli eretici di Goslar, dei quali si ricorda semplicemente che nel 1051 disobbedirono a un vescovo che aveva ordinato loro di uccidere un pollo. Altre volte vengono attribuite ai dissidenti dottrine che gli storici ritengono inverosimili: gli eretici di Acquitania sono definiti manichei e così pure quelli di Chalons-sur-Marne; i patarini vengono definiti donatisti. Queste affermazioni teologiche storicamente inesatte dipendono dalla mentalità degli ecclesiastici medievali, secondo la quale i nuovi errori si dovevano spiegare in base agli antichi, non erano altro che il risorgere delle antiche eresie e l'identificazione con una di queste serviva a rafforzare il peso della condanna. 

Linee comuni e senso profondo degli episodi di dissenso

Gli autori dei testi che ci tramandano le poche e frammentarie notizie sui dissidenti erano così legati all'ortodossia, e ovviamente, lontani dalle aspettative ed esigenze dello storico di oggi; da dare l'idea che le nuove esperienze religiose fossero solo opposizione e negazione di quelle tradizionali. E'invece possibile non solo individuare in quanta congerie di gruppi eterodossi con dottrine e sviluppi pratici diversi, alcune linee generali che li inquadrino nella cristianità occidentale, ma anche capire indirettamente il senso profondo e i valori positivi delle nuove esperienze. Nella crisi che coinvolgeva la Chiesa e le suee strutture, all'interno delle quali la pratica religiosa era più esteriore che interiore, questi tentativi spesso disarticolati riguardavano i problemi legati alla salvezza individuale. Il preesistente modello statico della società, basato sulla distinzione tra oratores, bellatores e laboratores (oranti, guerrieri e lavoratori), non soddisfaceva più soprattutto i comuni fedeli, che cominciavano a partecipare più attivamente alla vita politica delle città. Questo evangelismo spontaneo, abbastanza diffusom rivelava e produceva a sua volta <<un rapporto diretto e individuale con Dio, interiorizzato e purificato da una scelta squisitamente spiritualistica, diffidente o contraria a tuto ciò che è materialità e carnalità>>.

I trattamenti riservati ai dissidenti

I dissidenti vennero accusati di negare la vera fede che stava a fondamento della cristianità occidentale, anche quando essi non ne avevano coscienza dottrinale e pensavano di mettere semplicemente in pratica la lettera del Vangelo. Vennero qualificati in alcuni casi come persone deidite ai vizi più turpi e a nefandi delitti, come se fossero i nemici più temibili della società. Queste idee religiose diverse attrassero un certo numero di seguaci, anche se mai in quantità notevoli. Gli atteggiamenti nei loro confronti della stragrande maggioranza dei fedeli, rimasti invece rispettosi delle gerarchie furono vari e oscillarono da tentativi di conersione alla eliminazione violenta. Leutardo fu sottoposto dal vescovo a un contraddittorio, venne abbandonato dai suoi seguaci e si gettò in un pozzo. I canonici di Orléans, furono arrestati dal duca di Normandia e dal re di Francia, portati di fronte a un gruppo di vescovi e signori locali per un confronto, scomunicati e degradati perché coerenti con le proprie idee, infine bruciati vivi. I predicatori analfabeti di Arras furono arrestati dal vescovo e condotti davanti a un sinodo diocesano, persuasi del loro errore e lasciati liberi dopo una professione di fede ortodossa, mentre al contrario gli eretici di Goslar furono fatti impiccare dall'imperatore. Nel corso dei canonici di Orléans si può osservare molto bene, come il loro processo per eresia entrasse nel gioco di potere che da tempo opponeva il re Roberto il Pio al conte Eudone di Blois, alleato del duca di Normandia per il controllo, tra l'altro dell'episcopato di Orléans. Il re vi aveva nominato un proprio candidato, ma il conte Eudone con il processo contro i canonici obbedienti al nuovo vescovo, riuscì a farlo deporre e a sostituirlo col suo candidato. 
Le autorità ecclesiastiche avevano spesso dei dubbi sull'opportunità di condannare a morte gli eretici, come il vescovo di Chalons-sur-Marne, che chiese consiglio a Vasone, vescovo di Liegi. Quest'ultimo rispose in modo tollerante, invitandolo a sperare nella conversione dei devianti e ricordando che <<per errore e per furore erano stati uccisi talvolta molti cattolici>>. Un'analoga esitazione di un vescovo nei confronti della condanna a morte ci fu anche nel caso della comunità di Monforte: i vassalli del vescovo di Milano forzarono invece la situazione, e imposero ai dissidenti già arrestati la scelta tra la croce e il rogo. La maggior parte preferì il rogo. Per controllare il movimento patarino, venne ucciso il nobile Erlembaldo, personalità in vista, ma in generale le autorità ecclesiastiche non ricorsero alla soppressione violenta.   

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martedì 3 ottobre 2017

L'INQUISIZIONE IN ITALIA. L'inquisizione in Italia nel medioevo. Ripresa dell'Occidente cristiano e lotta contro l'Islam, i catari e le streghe. Rinnovamento della cristianità, dissenso e lotta contro l'Islam

L'INQUISIZIONE IN ITALIA 

L'inquisizione in Italia nel medioevo. 
Ripresa dell'Occidente cristiano e lotta contro l'Islam, i catari e le streghe

Rinnovamento della cristianità, dissenso e lotta contro l'Islam



La cristianizzazione dell'Europa fu un processo lungo e complesso. La conversione in massa delle popolazioni che abitavano il bacino mediterraneo avvenne nell'ultimo secolo dell'impero romano e la conversione delle popolazioni "barbare", che avevano occupato i territori soggetti a Roma, seguì nei primi secoli dell'alto medioevo. In questo stesso periodo ebbe luogo l'espansione violenta dell'Islam nell'Africa del Nord, in Sicilia e in Spagna, arrivando a minacciare la stessa Francia. Nel secolo XI cominciò in Europa un periodo di grandi trasformazioni: crescit demografica, espansione economica e urbanizzazione cambiarono il volto della civiltà occidentale e trovarono un ulteriore svilupppo nei secoli seguenti. Nell'età comunale sorsero tante isole di relativa libbertà nel tessuto signorile soprattutto in Italia centro-settentrionale, Germania, Fiandre, Francia settentrionale e meridionale, Inghilterra, Spagna, ma anche in altre zone. Nella civiltà urbana europea del basso medioevo ebbe inizio, una crescene differenziazione e interazione tra cittadini e abitanti delle campagne: sul piano economico (cità come centro di scambio), sociale (sviluppo a vari livelli di mercanti artigiani, giuristi, medici, maestri, artisti, in una parola della borghesia) e giuridico (speciali norme legali e tribunali particolari delle città). Avvenne una notevole crescita culturale (nascita delle università, dove si insegnava filosofia come base, poi teologia, diritto e medicina) e un vasto fermento religioso: rinnovamento di antichi ordini, nascita di ordini nuovi e nuove sperimentazioni religiose, più o meno diffuse. 
Durante l'alto medeioevo nell'Occidente lentamente cristianizzato si era realizzata una forte compenetrazione tra le élite laiche ed ecclesiastiche, tra isitituzioni e poteri spirituali e secolari. La Chiesa ne assorbì lentamente le caratteristiche e collaborò in parte a plasmarla con le proprie scelte, agendo da una posizione di superiorità spirituale, ragion per cui non incontrò sempre il favore delle autorità secolari, che a loro volta cercavano di controllare e regolare la vita della società. Dopo un lungo periodo di crisi della Chiesa nei secoli XIV-XV il processo di accentramento papale, in simbiosi con l'evoluzione della società europea riprese e continuò nei secoli dell'età moderna, mentre nel secolo XIX si realizzò una sempre maggiore distinzione tra potere ecclesiastico e potere statale compresa la caduta dello Stato Pontificio, fino ad arrivare a una separazione formale tra Stato e Chiesa nel secolo XX. 


Gregorio VII


Callisto II



I rapporti istituzionali tra i due poteri ebbero una forte evoluzione nei secoli XI-XII, con la lotta per le investiture, che contrappose papa e imperatore da Gregorio VII (1073-1085) a Callisto II (1119-1124) e da Enrico IV (1056-1106) a Enrico V (1106-1125). La materia del contendere era formalmente l'investitura dei vescovi che governavano feudi dell'impero, ma in realtà lo scontro avveniva tra un papa che si considerava depositario del potere sia ecclesiastico sia secolare conferitogli da Cristo, e l'imperatore, che riteneva di avere ottenuto i propri poteri direttamente da Dio, come i re dell'Antico Testamento. Gregorio VII voleva riformare la chiesa, liberandola dall'ingerenza laica della nomina dei vescovi e dalla vendita dei benefici ecclesiastici (simonia); Enrico IV non intendeva invece cedere a queste pretese e perdere il diritto di nominare i vescovi feudatari, dotati di autorità pubblica. La lotta si svolse a base di decisioni di sinodi romani, deposizioni di papi da parte di sinodi di vescovi imperiali, scomuniche di re e scioglimento di sudditi dal giuramento di fedeltà da parte del papa, elezioni di antimperatori e di antipapi, imprigionamenti di papi, piccole guerre, fughe di papi da Roma all'arrivo dell'imperatore. Solo con il concordato di Worms nel 1122 la questione fu regolata in modo che i vescovi venissero eletti dal clero, senza violenza e senza simoniam in Germania, ricevessero poi l'infeudamento con i poteri temporali dell'imperatore con lo scettro e non più l'investitura vescovile con anello e pastorale. Questo accordo fu recepito dal concilio Lateranense I (1123), che lo sancì ecclesiasticamente.  
Con il pontificato di Innocenzo III (1198-1216) il disegno di supremzia dottrinale e giuridica del papa su tutta la cristinità (ierocrazia) ebbe il suo punto culminante, sia nei rapporti con gli imperatori di Germania e i re di Francia e di Inghilterra, sia all'interno della Chiesa nella vita oridinaria delle diocesi e dei monasteri e nella convinzione straordinaria del Concilio Lateranense IV (1215), sia nei confronti del mondo musulmano con l'indicazione della quarta crociata. Questa tendenza proseguì fino al pontificato di Bonifacio VIII (1294-1303) e declinò in eguito durante la permanenza dei papi ad Avignone (1378-1417), durante il qual2e ci furono contemporaneamente due papi, con le loro rispettive obbedienze, a alla fine addirittura tre. 
I vescovi di Roma non solo si ritenevano superiori all'imperatore perché univano in sé il potere delle due spade, quella spirituale e quella temporale, ma rivendicavano sempre più il potere di governare gerarchicamente tutta la cristianità occidentale. Questo divenne possibile in seguito al riordinamento del diritto canonico e allo sviluppo di una organizzazione papale efficiente, legata ai cardinali che da prelati maggiori della regione metropolitica di Roma divennero un unico collegio che affiancava il papa nei suoi compiti. Nell'esercizio del potere pontificio cominciò così un lungo processo di accentramento che rigurardava la giurisdizione, sui vescovi e sui monasteri, gli appelli, la suddivisione delle diocesi, il conferimento dei benefici ecclesiastici. Il dominio temporale sul territorio permise ai papi di raggiungere pienezza  di poteri e onori. La corte pontificia si sviluppò, prendendo il nome di Curia romana alla fine del secolo XI e dotandosi di organi particolari (Camera, Cancelleria, Cappella ...). L'elezione stessa del papa venne regolata in modo anomalo rispetto a quelli di un qualsiasi vescovo e dal secolo XI al XV fu progressivamente riservata ai cardinali. Le trasformazioni del papato nei primi secoli del secondo millennio sortirono effetti vantaggiosi per un efficace governo della Chiesa: una struttura sovrannazionale e un sistema giurdico stabile nel tempo; ma comportarono anche risvolti svantaggiosi, come la perdita di ruolo dei vescovi e dei metropoliti, il peso preponderante assunto dal diritto e gli abusi cui facilmente esso poteva prestarsi. 
Contemporaneamente a questi sviluppi si produsse un rinnovamento interno degli ordini monastici, che assunsero un ruolo stimolante per la cristianità. L'aspirazione a una vita religiosa più evangelica e interiore tra i cristiani nell'XI e XII secolo, diede luogo alla riforma di parecchi gruppi o federazioni di monasteri, che avevano tutti come base la regola benedettina: Cluny, che prolungò i suoi influssi iniziati nel secolo X, San Benigno di Digione, San Vittore di Marsiglia in Francia, Vallombrosa di Camaldoli in Italia, Hirsau e Sankt Blasien in Germania; in seguito la grande Chartreuse (certosini), Citeaux (cistercensi), Prémontré (canonici premonstratensi, con regola agostiniana) in Francia, i monasteri che diramarono la loro influenza in varie zone d'Europa soprattutto nel secolo XII. I monaci erano poveri e votati alla castità, ma i monasteri avevano grandi possedimenti, ne sfruttavano adeguatamente le ricchezze e assumevano spesso una fisionomia signorile. Diffusione e slancio maggiore di tutti ebbero i cistercensi, tra cui spicca la figura di Bernardo, abate di Clairvaux. I monasteri riformati convertirono ai loro ideali parecchi credenti e contribuirono ampiamente alle innovazioni intraprese proprio allora dal papato, con un discreto afflusso, di semplici cristiani e di aristocratici alle loro attività religiose. Il clero diocesano in cura d'anime, che era a più stretto e quotidiano contatto con i fedeli non migliorò molto religiosamente né moralmente né culturalmente.  

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lunedì 2 ottobre 2017

L'INQUISIZIONE IN ITALIA Dalla comunità dei martiri alla rottura con la Chiesa d'Oriente. L'evoluzione del cristianesimo in Occidente.La separazione tra Chiesa d'Occidente e Chiesa d'Oriente

L'INQUISIZIONE IN ITALIA 

Dalla comunità dei martiri alla rottura con la Chiesa d'Oriente



L'evoluzione del cristianesimo in Occidente

Accettata pacificamente dalla società e dall'ordinamento statale a partire dal secolo IV, l'organizzazione ecclesiastica delle comunità cristiane si sviluppano lentamente nei secoli seguenti svolgendo talvolta compiti propri delle auutorità civili, soprattutto nel periodo delle invasioni e degli stanziamenti dei popoli germanici in Europa. 
I cristiani diventarono nell'alto medioevo la quasi totalità della popolazione. Sorsero edifici pubblici di culto, si fissarono le festività  e si creò una liturgia sacramentale. L'organizzazione ecclesiastica si basò sulle diocesi e sui vescovi il clero acquistò un ruolo separato da quello dai principi cristiani, il vescovo di Roma, assunse una posizione sempre più preminente e si sviiluppò in varie forme il monachesimo moschile. Alla profondità di adesione dei credenti dei primi secoli cominciò tuttavia a sostituirsi l'abitudine, la ricerca di vantaggi esteriori con un conseguente decadiemento della disciplina e della pratica religiosa. La celebrazione del culto divino si cristallizzò in formulari: continuò in greco e in latino in Occidente. Sorsero nuove forme di pietà, come il culto dei martiri e dei santi, la venerazione delle riliquie, i pellegrinaggi. 
Alla metà del secolo VIII, in seguito a richieste papali di aiuto, il re franco Pipino restituì al pontefice alcuni territori imperiali, sottratti in guerra ai longobardi il ducato di Roma, l'esarcato di Ravenna e la Pentapoli, nucleo di quello che sarebbe diventato lo Stato della Chiesa. Nel medioevo si credeva che il potere temporale dei papi avesse avuto inizio con una donazione di Costantino, che avrebbe concesso al papa la città di Roma e il potere imperiale su tutto il territorio italiano: nel Quattrocento l'umanista Lorenzo Valla dimostrò la falsità del Constantium Constantini costruito probabilmente in ambiente lateranense nel secolo VIII. Con il feudalesimo, anche una parte dei vescovi europei divennero signori territoriali a pieno titolo cambiando l'autorità ecclesiastica con quella secolare. Il cristianesimo offrì valori religiosi condivisi, strutture organizzative di base similari, un unico orizzonte culturale a tutti i popoli europei. Le dottrine teologiche, gli insegnamenti morali cristiani divennero l'anima della civiltà medievale e la chiesa si adattò alle forme, monarchiche, piramidali della società civile, mettendo tutte le decisioni nelle mani della gerarchia sacerdotale e trasformando i laici in fedeli sottomessi. 
Nel medioevo il cristianesimo si trovò a essere l'organizzazione religiosa e culturale che informava, innervava, monopolizzava la società europea. Esso si concepiva divisa in tre ordini, oraotores, bellatores, laboratores (oranti, guerrieri, lavoratori); questi ultimi dovevano obbedire e mantenere gli altri. I due poteri della Chiesa e Stato, strettamente intrecciati tra loro di diritto e di fatto, mentre nei secoli prima del Mille si erano in genere sostenuti a vicenda, cominciarono a compiere per il controllo, delle società, a distinguersi e poi sopraffarsi a vicenda. La Chiesa aspirò a diventare una società superiore allo Stato, dotandosi di proprie norme con il diritto canonico. 

La separazione tra Chiesa d'Occidente e Chiesa d'Oriente 

Il progressivo allontanemento tra cristianità occidentale e orientale continuò con la controversia sulle immagini sacre, proibite in Oriente dagli imperatori del secolo VIII mentre, la loro venerazione continuò in Occidente fino a quando anche in Oriente l'iconoclastia non fu eliminata prima dottrinalmente con le definizioni del concilio ecumenico di Costantinopoli-Nicea (787) e poi praticamente con il sinodo convocato dall'imperatrice Teodora del 843. Nel secolo IX ci furono altre questioni: processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio con l'introduzione del <<Filoque>> nel Credo, giurisdizione di Roma sulla chiesa bulgara, primato papale. 
La rottura definitiva tra Chiesa d'Oriente e Chiesa d'Occidente avvenne nel 1054 con le scomuniche reciproche tra l'inviato papale, il cardianle Umberto di Silva Candida e il patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario durante un tentativo papale di far controllare alcuni provvedimenti limitativi attuati nei confronti delle chiese latine di Costantinopoli. Il legato papale e i loro ccollaboratori dimostrano la profonda incomprensione tra le due parti della cristianità e la acuirono ulteriormente provocando una rottura irrimediabile. 
Nei secoli seguenti ci furono molti tentativi di ristabilire i rapporti tra le due cristianità da parte degli imperatori e dei papi, ma senza esiti positivi. Le difficoltà reciproche si aggravarono anzi con le crociate. Si giunse a una composizione delle divergenze soltanto nel Concilio di Ferrara-Firenze (1439) con soluzioni di compromeso sulle questioni riguardanti il purgaotorio, il <<Filoque>>, il primato papale, ma la scarsa adesione dei vescovi, monaci e cristiani orientali e la caduta di Costantinopoli in mano agli Ottomani nel 1453 la resero inefficace. 
Nei primi mille anni della storia del cristianesimo e sulla disciplina con le altre chiese patriarcali d'Oriente, prima Gerusalemme, poi Antiochia e Alessandria, infine, Costantinopoli, aggiudicandosi tuttavia a mano a mano più rilevanza e più potere. Il vescovo di Roma divenne il capo unico della cristianità occidentale tra X e XI secolo. 

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