domenica 25 marzo 2018

La tortura. Lo spettacolo della tortura

LA TORTURA

LO SPETTACOLO DELLA TORTURA



Nel Seicento e Settecento la tortura giudiziaria è diventata una parte fondamentale del processo, è stata codificata e, ritualizzata. Nelle principali città europee, si possono vedere agli angoli delle strade le funi lasciate in mostra: servono per la pena della corda, che solitamente viene data pubblicamente. Già da tempo i roghi, le impiccagioni, le esecuzioni spettacolari sono un fenomeno riscontrabile in ogni città, poiché sono ritenute una visione edificante e un ottimo deterrente al delinquere. Ma accanto a queste macabre rappresentazioni, alla quali spesso i popolani portano i figli, la tortura continua a farla da padrona nelle segrete delle carceri. Accusato, carnefice, medici, inquisitori, giudici eccetera sono personaggi del teatro del dolore, ognuno con una parte fissa, un copione da rispettare. Tra questi personaggi spicca la figura del giudice, che deve essere super partes, ma deve avere anche un notevole stomaco per assistere alle torture senza coinvolgimento emotivo. E' difficile per noi comprendere come sia possibile assistere allo spettacolo terrificante dell'altrui sofferenza senza farsi prendere dalla pietà, o dall'orrore, fosse anche dallo schifo. Nelle torture pubbliche e nelle esecuzioni di piazza pare che l'orrore sia quasi necessario, cercato. 
Nei primi anni del Settecento, Padre Labat, Provveditore del Sant'Uffizio, annota nel suo diario che lo svolgimento di una seduta di tortura giudiziaria, che avviene nelle carceri pontificie di Civitavecchia, alla presenza di un pubblico numeroso. 
Come prima cosa i medici e i chirurghi devono visitare l'imputato per accertare <<che non vi siano rotture, lacerazioni o qualche disposizione ad averne>>. 
La visita medica avviene in una stanzetta posta accanto alla camera di tortura, e serve sì ad accertare le condiizioni fisiche dell'imputato, ma anche come studio degli effetti fisici e fisiologici della tortura sul corpo umano. 
Una volta stabilita l'idoneità alla sopportazione dei tormenti l'imputato viene portato nella stanza della tortura e lì viene lasciato solo: si tratta della territio, una sorta di intiimidazione prodotta dalla visione degli strumenti di tortura, che spesso induce alla confessione spontanea senza bisogno di essere sottoposti ai supplizi. 
Dopo la territio, se non si è ottenuta una confessione spontanea, entrano il giudice, gl assessori, il cancelliere, i medici e chirurghi. A questo punto l'imputato viene interrogato: non riuscirà a evitare i tormenti, poiché sarebbe comunque torturato anche in caso di piena confessione <<cosa che le leggi ordinano per essere più sicure della verità>>. 
Alla fine dell'interrogatorio l'imputato viene spogliato degli abiti e lasciato con le sole braghe di fronte ai suoi torturatori. Il carnefice come prima cosa cerca di rilassargli le articolazioni delle spalle perché rimangano intatte anche dopo la torsione delle braccia all'indietro. Poco al di sopra dei polsi vengono strette le corde che verranno poi passate attraverso una carrucola fissata al soffitto. Il carnefice solleva il condannato fino a un'altezza stabiilita di volta in volta e molto lentamente lo lascia andare, mentre i suoi collaboratori fissano l'estremità della corda al muro. <<E allora>>, scrive Labat, <<il criminale sente dolori che è impossibile esprimere perché il peso del suo corpo fa slogare le spalle e rovesciare le braccia al di sopra della testa in un modo infinitamente doloroso>>. 
Se, l'imputato sviene, gli si bagna la faccia. Il tormento della corda può durare anche un'ora, ma viene interrotto se, a giudizio dedi medici, l'imputato non può più sopportarlo. Il prigioniero viene adagiato su un letto e fatto riposare. Se non ha confessato, la tortura viene ripetuta il giorno dopo. 
Ma vi sono altri metodi per rendere pubblico lo spettacolo della tortura. Si tratta di quei supplizi erroneamente definiti minori, che sono lesivi soprattutto della dignità della persona più che del suo fisico. La gogna: veniva comminata per reati minori, ad esempio le frodi alimentari, il porto d'armi senza licenza, l'accattonaggio, il meretricio nei pressi delle chiese, lo sporcare la pubblica piazza, il tentativo di corruzione dei pubblici ufficiali, il turbamento della quiete pubblica, la rissa, la falsa testimonianza eccetera. 
Il condannatoo veniva imprigionato con le mani e i piedi in due tavole di legno che avevano appositi fiori, e veniva lasciato al ludibrio del popolino. La stessa cosa avveniva alle donne litigiose , a coloro che mentivano al marito o che rubavano dalla dispensa: venivano imprigionate in maschere d'infamia e in una piccola gogna portatile chiamata il violone delle comari. 

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