LA CRISI ECONOMICA DEL TRECENTO
IL REGRESSO DELL'AGRICOLTURA
Agricoltura nel medioevo
In una società quale quella dell'Europa dei secc. XIV-XV, in cui la percentuale di popolazione immpegnata nell'agricoltura costituiva grosso modo tra l'80 e il 90% della popolazione totale, non v'è dubbio che come settore da prendere in considerazione e da valutare <<primo>>da ogni punto di vista è quello agricolo.
L'abbandono dei suoli coltivati
Ci sembra che il grande fenomeno dell'abbandono di suoli coltivati, che si manifestò in tutta l'Europa dei secc. XIV - XV, possa essere considerato in primo luogo. In seguito, avremo da occuparci di questo stesso problema sotto l'aspetto demografico, per quel che riguarda il grande movimento migratorio di contadini verso le città. In Germania, verso il 1300, è possibile recensire ca 170.000 località; esse, alla fine del sec. XIV, sarenno ridotte a 130.00. Questo fatto, importante da un punto di vista demografico, ha avuto conseguenze importanti anche sul piano della produzione: la marca del Brandeburgo, nel 1375, è <<una terra incolta e deserta>>. Le terre di taluni villaggi abbandonati, sono trasformate in pascoli, ma anche queste terre di pascolo, malgrado le poche cure ch'esse richiedono, si trasformano rapidamente in foreste. L'invasione di suolo da parte delle foreste costituisce un fatto importante in Germania.
L'arretramento della cerealicoltura di fronte ai boschi
Altra prova del retrocedere delle coture cerealicole di fronte all'avanzata di betulle, faggi, carpini, nocciuoli, sterpaglie, può essere ricavata dall'esame dei differenti tipi di pollini rinvenuti nelle torbiere di Roter Moor. La rappresentazione geografica che è possibile dare di quel fenomeno costituisce, a nostro avviso, uno dei più straordinari documenti dis toria dell'agricoltura. Ma la Germania ha perso, nel corso del sec. XIV, anche altre terre: secondo una stima aprossimativa, è possibile dire che, sulle coste tedesche del mare del Nord, fino all'attuale frontiera germano - olandese, furono perduti, conquistati dal mare ca 2000 km quadrati. Certo, la Mandranke (come è chiamata la grande tempesta del 1362) ha sconvolto numerose dighe, oltre che ingoiato la città di Rungholt.
L'<<offensiva>> delle foreste in Provenza
In Provenza, il periodo 1350-1450 è caratterizzato da <<un'offensiva della foresta di leccio o di rovere, querceti bianchi o verdi>>, nel mentre, in parecchi territori di quella regione, la presenza di greggi troppo numerosi in rapporto alle possibilità reali creeranno enormi fenomeni d'evasione: le cui consegienze sono rilevabili ancor oggi. Nel Borderlais, a mezzo sec. XV, delle landes ricoprono terre dove, prima si producevano grano e vino per una popolazione ora in fuga o morta. <<Nelle Prealpi, nel Périgord, nel Sénonais, la foresta ha invaso campi e vigne>>. queste trasformazioni del paesaggio agrario sono talmente profonde che il segno del lavoro dell'uomo vi scompare quasi completamente, a tal punto che, quando a volte si hanno dei fenomeni di ripopolamento, nessuno era in grado di stabilire dove fossero situati gli antichi possedimenti, come avvenne di fatto nelle terre dei monaci di Vaux - de - Cernaux.
L'Italia e la Spagna
In Italia, non è difficile trovare segni assai simili: dalla Lunigiana alla Maremma pontificia, i centri di cultura cerearicola scompaiono nel corso del sec. XIV; in Sicilia; nelle valli di Simeto, Dittaino, Dirillo, Maroglio, Gela, Salso, la cerealicoltura cede il campo al pascolo; nè diverso panorama si offre ad altre latitudini.
Qui è il trionfo di Meseta, della grande Meseta, che raggruppa, in un corpo mostruoso, le precedenti piccole mesetas. Dalla fine del sec. XIII, dei mercanti genovesi, stabilit in Andalusia, convincono i nobili, grandi detentori di terre, che importare ovini dall'Africa del nord per acclimatarli in Spagna può costituire un buon affare. L'operazione riesce completamente: il commercio della lana diventa rapidamente la colonna vertebrale dell'economia castigliana. Il numero delle pecore passa da un milione di teste nel sec. XIV a 2.700.000 nel 1467. La agricoltura si immobilizza.
Qui è il trionfo di Meseta, della grande Meseta, che raggruppa, in un corpo mostruoso, le precedenti piccole mesetas. Dalla fine del sec. XIII, dei mercanti genovesi, stabilit in Andalusia, convincono i nobili, grandi detentori di terre, che importare ovini dall'Africa del nord per acclimatarli in Spagna può costituire un buon affare. L'operazione riesce completamente: il commercio della lana diventa rapidamente la colonna vertebrale dell'economia castigliana. Il numero delle pecore passa da un milione di teste nel sec. XIV a 2.700.000 nel 1467. La agricoltura si immobilizza.
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