giovedì 15 settembre 2016

Tra medioevo ed età moderna, il quadro storico. L'invenzione della stampa: tra continuità e rivoluzione


Il cassone dei tre duchi. sec. XV

Tra medioevo ed età moderna. Il quadro storico

L'invenzione della stampa: tra continuità e rivoluzione

Le categorie della periodizzazione tra Medioevo ed età moderna legate alla storia del libro avevano tradizionalmente rafforzato le ragioni della continuità tra le due epoche mostrando la lenta evoluzione tecnica e la complicità tra i mestieri del libro mantenutosi anche dopo l'invenzione dei caratteri mobili della stampa da parte del tedesco Johan Gutenberg. L'invenzione della stampa, un fattore di trasformazione che entrò con impatto dirompente nei circuiti intellettuali e politici in cui si preparava la nuova civiltà Europea tra Umanesimo, Rinascimento, riforma protestante e nascita degli Stati moderni.

La Bibbia di Gutenberg il primo libro a stampa

Usato dal laboratorio di Gutenberg a Magonza tra la fine del 1454 e l'inizio del 1455, il primo esemplare di libro stampato fu la Bibbia cosiddetta <<a 42 linee>> su due colonne, in latino, a caratteri gotici, detta anche <<Mazzarina>>. Quel libro annunciava un nuovo modo di produrre oggetti fatti di parole e di immagini che, grazie alla tecnica di Gutenberg, divennero in breve tempo il veicolo della fruizione culturale in strati sociali sempre più ampi e al tempo stesso lo strumento per un più libero confronto di idee.

I primi libri: più status symbol che oggetti di fruizione

Fino al sec. XV il libro era considerato un bene da conservare e da esibire, più che da utilizzare e godere, un oggetto che faceva mostra delle raccolte dei sovrani bilbliofili, tra i quali primeggiava il re d'Ungheria Mattia Corvino (1458-1490), la cui splendida biblioteca conservava i più raffinati esemplari della calligrafia e della decorazione, ma anche dell'arte della legatura. L'arte della stampa secondo il metodo Gutenberg fu all'inizio una rivoluzione inavvertita, ma in pochi anni guadagnò terreno così da conseguire una rapida accelerazione, che portò al consolidamento di una tecnica che sarebbe rimasta invariata almeno fino ai primi decenni del sec XIX creando un sistema di mestieri e  ambienti di lavoro standardizzati.
Dalle stamperie operanti all'inizio del Cinquecento nel centro-sud della Germania, nel centro-nord dell'Italia e in Francia, fossero usciti tra i dieci e i venti milioni di esemplari di libri a stampa.

Aldo Manuzio

L'Italia divenne un punto di forza dell'industria tipografica, a partire dal suo esponente più celebre, il veneziano Aldo Manuzio, la cui vicenda editoriale esemplifica la straordinaria e precoce diffusione delle botteghe tipografiche. Il libro uscì rapidamente dal mondo dei conventi e delle autorità ecclesiastiche, per entrare nelle forme di consumo dei mercanti, dei banchieri, degli artigiani, delle scuole e delle università, ovunque incentivando un più libero dibattito.

Le nuove fasce di mercato

L'uso del volgare in luogo del latino e l'uso delle illustrazioni accostarono al libro nuove fasce di lettori. Il nuovo mezzo costituì uno straordinario strumento di propaganda e di divulgazione come avvertirono i riformatori religiosi tedeschi, primo fra tutti Lutero, che se ne servì per la diffusione delle sue idee e per la loro propagazione in ambienti popolari e in aree di maggior resistenza.

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