giovedì 25 maggio 2017

L'età della riscoperta. Il primo rinascimento.

L'ETA' DELLA RISCOPERTA. IL PRIMO RINASCIMENTO


Girolamo Tiraboschi

In tre capitoi consecutivi della sua Storia della letteratura italiana (1772 - 82) lo studioso settecentesco Girolamo Tiraboschi mise a confronto tre fattori: lo <<scoprimento di libri>>; lo <<scoprimento d'antichità>> e lo <<scoprimento dell'America>>. Questo <<paradigma di Colombo>> ha esercitato un asignificativa influenza sulle generazioni successive. Nel XIX secolo Jules Michelot e Jacob Burckhardt hanno esteso l'intuizione di Tiraboschi a un modello più ampio, definito da entrambi <<la scoperta del mondi e dell'uomo>>.
La prima fase del Rinascimento o italiano, dal 1300 circa al 1490. In questa fase si giunse alla scoperta di qualcosa che successivamente sarebbe stato dato per scontato; la culttura dell'antica Romae, in misura minore, della Grecia classica. Il primo Rinascimento fu anche un'epooca di riforme, ispirate all'esempio di questi modelli classici. 
I singoli e gruppi non possono tagliare tutti i ponti con la cultura in cui sono stati educati. Il paradosso decisivo di tutte le riforme culturali è che i riformatori provengono sempre da quella stessa cultura che vogliono trasformare. Sotto molti aspetti i pioneri del Rinascimento, erano ancora legati al Medioevo. Pertanto, tracciare una netta linea di demarcazione tra i due periodi - il <<Medioevo>> e il <<Rinascimento>> - non è particolarmente utile. La civiltà del primo Rinascimento che verrà analizzata in questo capitolo coesisteva, con la cultura europea del tardo Medioevo. 


Notre Dame de Paris

Tra le caratteristiche più significative della culttura tardo medievale possiamo citare l'arte gotica, la cavalleria, la filosofia scolastica: esse si potranno ritrovare praticamente in tutte le regioni europee. <<L'Europeizzazione dell'Europa>>, era iniziata già nel XII e nel XIII secolo, molto prima, cioè, del Rinascimento. 
Il cosiddetto stile <<gotico>>, rappresentava il linguaggio internazionale dell'arte europea. Nonostante variazioni e specificità di carattere locale - l'uso dei mattoni nelle chiese danesi, il contrato tra lo sviluppo in altezza delle cattedrali francesi e quello prevalentemente in larghezza di quelle inglesi - lo stile gotico presentava tratti comuni chiaramente riconoscibili dal Prtogallo alla Polonia. La <<cavalleria>>, vale a dire i valori della noviltà del tardo Medioevo, basati sull'arte della guerra e dei combattimenti a cavallo. I romanzi cavallereschi, i testi che raccontavano le nobili gesta di eroi come Orlando e di re Artù, vebivano ancora avidamente letti o ascoltati in gran parte dei Pesi europei. Le opere di quella che oggi definiamo teologia e filosofia della scolastica, gli scritti di Tommaso d'Aquino, nacquero nelle sale di lettura delle <<scuole>>, delle università medievali del XII e del XIII secolo. Questi lavori erano rivolti a una ristretta cerchia di studiosi, anche in questo caso di tipo internazionale. 
Lo stile gotico, la cavalleria, la scolastica avevano tutti il loro centro in Francia. L'architettura gotica nacque in questo Paese all'inizio del XII secolo. L'università di Parigi era il più importante centro di insegnamento di elaborazione della filosofia scolastica. I più celebri romanzi cavallereschi erano tutti composti in Francia. L'alto Medioevo in pratica coincise con l'egemonia culturale della Francia in Europa. 
Queste tre forme di cultura medievale sopravvissero fino al XV e persino al XVI secolo: la scolastica continuò a essere centrale nei corsi di arti liberali di gran parte delle università europee; i romanzi cavallereschi continuarono ad avere un'entusiasta schiera di lettori e proseguì anche a costituire chiese e cattedrali gotiche. Nel corso del Rinascimento, lo stile gotico, la scolastica, i valori della cavalleria persero progressivamente la loro posizione di monopoli per confrontarsi e interagire sui rispettivi terreni con stili e valori altternativi, ispirati ai modelli della classicità. 
In Italia, i modelli francesi del Gotico, della cavalleria e della scolastica erano penetrati meno profondamente che in altre zone d'Europa. La scolastica era giunta relativamente tardi in Italia, dove università importanti - Bologna e Padova - davano maggior importanza al diritto delle arti liberali e alla medicina che non aalla teologia. Le città italiane, avevano prodotto una cultura alternativa laica piuttosto che clericale, civile piuttosto che militare. 

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Il Rinascimento. Inquadrare il Rinascimento. Centri e periferie


Firenze. 

INQUADRARE IL RINASCIMENTO

Centri e periferie

La scelta della prospettiva della ricezione, l'enfasi sul <<ricevente>> implica anche un particolare interesse all'interazione tra movimenti e condizioni locali. Di qui la decisione di dedicare un'attenzione maggiore dell'usuale alle regioni periferiche d'Europa. Dov'è il centro d'Europa? A Praga, forse o da qualche altra parte in Europa <<centrale>>? O a Firenze che fu indubbiamente per un certo tempo il centro del Rinascimento? O a Roma, i cui abitanti pretendevano di vivere al <<centro del mondo>>? I termini del Rinascimento possono essere fiissati rigidamente, e dipendono sempre dl periodo, dalla singola arte o dalla discipline che saranno prese in esame. 
Nelle arti visive, l'Ungheria, o comunque Buda e il suo circondario, svolsero un ruolo centrale alla fine del Rinascimento si fece sentire prima che nel resto d'Europa anche se il paese aveva una collocazione geografica perfierica e culturalmente rappresentava un ibrido, attestato com'era proprio sulla linea di confine tra cristianesimo e Islam. In Croazia, grazie alla sua vicinanza all'Italia le principali tendenze dell'arte, dell'Umanesimo e della letteratura rinascimentali vi si affermarono relativamente presto. Kochanowski, vedeva un modello di periferia nell'Inghilterra. L'Inghilterra fu una zona periferica soprattutto alla fine del XVI secolo, quando le guerre di religione in Francia e nelle Fiandre avevano reso gli spostamenti verso le isole britanniche insolitamente difficili e pericolosi.
La creatività si rivelava al tempo stesso più necessaria e più visibile proprio nei luoghi in cui la distanza culturale dell'Italia era in una determinata fase o in un determinato ambito più accentuata. La mancanza del retroterra urbano indispensabile per il Rinascimento e il predominio dell prosa sulla poesia. L'accento sulle periferie favorisce una messa a punto più precisa degli stili locali per quanto riguarda l'arte, la letteratura, l'istruzione. Dal centro, questi stili sono stati spesso percepiti come fonte di <<corruzione>> o di <<provincializzazione>> del modello originale evidenziando soprattutto le perdite, i lati negativi. Dalla periferia, si coglie piuttosto un processo creativo di adattamento, assimilazione, <<sincretismo>>.

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martedì 23 maggio 2017

Il Rinascimento. Inquadrare il rinascimento reti e situazioni locali

INQUADRARE IL RINASCIMENTO

Reti e situazioni locali


Michelangelo Buonarroti


Uno studio contestuale del Rinascimento implica anche un particolare interesse per diversi canali, ai gruppi e alle reti attraverso cui il proccesso di ricezioni ebbe luogo. 
Giorgio Vasari, offrì il primo, modello di un tipo di storia dell'arte interamente incentrata sui grandi protagonisti individuali, eroi come Giotto, Leonardo e, soprattutto, Michelangelo. 
Nel processo di innovazione, un ruolo assolutamente centrale non è svolto tanto dai singoli quanto da piccoli gruppi o ristrette <<cerchie>> di persone, quando questi gruppi sono in competizione reciproca e i loro membri sono coinvolti in intensi processi di interazione sociale. Oggi gli storici della cultura dovrebbero senz'altro occuparsi del ruolo di questi piccoli più di quanto non abbiamo fatto nel passato. L'attenzione a questa componente esprime d'altronde una necessaria reazione a due modelli appositi di spiegazione del cambiamento culturale, allo schema romantico, centrato quasi esclusivamente sul ruolo eroico di pochi geni isolati, e a quello marxista, che sembra prendere in esame soltanto la società con la S maiuscola. Studiare le dinamiche di simili gruppi è anche un valido correttivo a interpretazionie farsi troppo generiche, come <<il Rinascimento in Portogallo>>, <<l'Umanesimo in Boemia>>.


Raffaello Sanzio

I contatti diretti erano facilitati da luoghi e istituzioni diversi da caso a caso, come corti, monasteri, cancellerie, università, accademie, musei. L'importanza di questi microspazi come sistemi di supporto per i piccoli gruppi da loro ospitati è stata recentemente messa in risalto da alcuni storici, studiosi di storia della scienza. Il monastero, luogo tradizionalmente favorevole agli studi, fu particolarmente importante per lo sviluppo dell'Umanesimo sia in Italia che altrove. A Firenze, i monaci Luigi Marsili e Ambrogio Traversari appartenevano al circolo di Leonardo Brunie gli umanisti si riunivano presso le loro celle nei conventi di Santo Spirito e di Santa Maria degli Angeli. Anche alcuni dei principali centri dell'Umanesimo dei Paesi Bassi nel XV secolo erano monasteri, l'abbazia cistercense di Aduard a nord di Groningen, frequentata da Rudolph Agricola e dai suoi amici. Diretto da Giovanni Tritemio, il monastero benedettino di Sponheim ebbe a sua volta una particolare importanza per il movimento umumanistico tedesco. 
Alcuni gruppi erano uniti da scambi epistolari, come nel caso di studiosi prevalentemente nomadi, non legati a un luogo preciso, del calibro di Petrarca, Erasmo e Lipsio. Se volevano che le loro idee raggiungessero un pubblico più vasto, questi gruppi non potevano non servirsi di altri canali di comunicazione. Proprio in questa forse, l'invenzione della stampa (è anche la stampa di immagini, incisioni e cc. precedente all'invenzione di caratteri mobili) permise alle nuove idee di diffondersi più velocemente e di raggiungere un pubblico molto più numeroso di quanto avvenisse in passato. Privilegerà la grafica (incisioni ecc. ) a scapito della pittura, dell'architettura e della scultura e le riproduzioni alle opere originali. Un'altra conseguenza della decisione di privilegiare la ricezione sarà la scelta di occuparsi soprattutto di quegli elementi e di quei protagonisti della cultura italiana che riscossero un'immediata attenzione nell'Europa del periodo: Raffaello, per esempio, piuttosto che non Piero della Francesca, la cui grandezza come pittore è stata infatti riconosciuta soltanto nel XX secolo. 

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Il Rinascimento. Inquadrare il Rinascimento. Contesti


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Contesti

Un altro tema centrale degli studi sulla ricezione è quello del <<contesto>>, una metafora che proviene dall'arte della tessitura. Il termine <<contesto>> ha progressivamente allargato il suo significato sino a riferirsi  a tutte le circostanze culturali sociali e politiche che circondano un testom un'immagine, un'idea un'istituzione e via dicendo. <<Recepire>> creativamente determinate idee significa in pratica adottarle a un nuovo contesto. Questo processo di adattamento implica la partecipazione a un doppio movimento. La ricontestualizzazione, ricollcazione o addomesticamento. In quest'ultimo caso, non dovremo analizzare la logica della loro selezione e l'uso che ne viene fatto per dar vita a uno stile autonomo caratteristico. Gli elementi classici e italiani venivano spesso <<reincorniciati>>, e in altre parole assumevano un nuovo significato. Si possono trovare casi di bricolage: combinazioni (operazioni consapevoli o semplici risultati di fraintendimenti del testo o dell'immagine originaria), in altre p. 
Uno studio della ricezione europea del Rinascimento deve interessarsi anche del modo in cui i contemporanei percepivano e interpretavano sia l'antichità che l'Italia. Molti detestavano le <<mode>> italiane, come le chiamavano, e soprattutto la tendenza a <<scimmiottare>> i costumi e le usanze italiani. Altri vedevano con sospetto le culture greche e romane dell'antichità a causa della loro natura pagana. Ma anche molti ammiratori dell'Italia e dei classici avevano a volte punti di vista e stati d'animo piuttosto ambivalenti. I rapporti tra gli scrittori e gli artisti europei e i loro modelli classici o italiani erano spesso relazioni di amore e odio, dove l'ammirazione e l'invidia tendevano curiosamente a bilanciarsi. Le prese di distanza dai modelli erano spesso determinate dal desiderio di superarli. Oltre al processo della ricezione, sarà pertanto necessario analizzare anche le resistenze opposte al Rinascimento: per esempio quelle del cristianesimo nei confronti del paganesimo, della logica nei confronti della retorica, gli abitanti del nord Europa nei confronti degli italiani. Come la ricezione, anche qui diversi gruppi manifestarono livelli più o meno alti di resistenza alle nuove tendenze. 

"Come risulta evidente dalla storia dell'umanità, il cristianesimo, come tutte le religioni inventate dall'uomo, aboliscono la "conoscenza" dalle menti umane, indirizzandole totalmente verso dottrine create dall'uomo, spacciate per divine." 

Madame Vrath

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lunedì 22 maggio 2017

2/4 Ep.03 Countdown to Revolution

II Rinasscimento. Inquadrare il Rinascimento. Ricezione

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Lucien Febvre
Ricezione

Le ricostruzioni tradizionali del Rinascimento fuori dall'Italia non soltanto usano certe metafore e certi modelli ricorrenti ma ne sono anche profondamente strutturate. Nell'impatto, il movimento <<penetra>> in una regione dopo l'altra. Il modello epidemico mostra invece come le diverse regioni europee siano state <<prese>> dal Rianscimento grazie a una sorta di contagio. Il modello commerciale del prestito, si basa sull'analisi di transazioni, debiti, esportazioni e imppostazioni, fenomeni letterali in certi casi (libri, quadri) e metaforici in altri (le idee). Ma il modello più comune è quello idraulico, la tendeza a percepire il movimento rinascimentale in termini di <<allusione>>; influenze, canali di scorrimento, assorbimenti. 
La ricezione delle nuove forme della cultura italiana e dell'antichità classica e il ruolo di mediazione esercitato in questo processo della stessa cultura italiana. Michelangelo e Macchiavelli, <<recepirono>> entrambi il messaggio dell'antichità in maniera creativa, trasformandolo secondo i propri obiettivi e le proprie scelte. Gli spettatori, i lettori, a loro volta trattavano i loro messaggi nello stesso modo. 
Il concetto di <<ricezione>>, tuttavia è molto più ambiguo di quanto non possa sembrare a prima vista. Nel XIX secolo, gli studiosi di diritto lavoravano già sulla ricezione del diritto romano in Germania e alcuni storici della cultura come Gustav Bauch, hanno già discusso della ricezione del Rinascimento. Se la tradizione indica un processo di trasmissione lineare, la ricezione invece ha a che fare col prendere, col ricevere. Ma più o meno si riteneva quasi sempre che tra ciò che veniva <<ricevuto>> e ciò che veniva <<dato>> vi fosse una perfetta simmetria, non solo nel caso di oggetti materiali ma anche di beni innaturali come le idee. 
I teorici contemporanei della ricezione sono convinti che qualsiasi cosa venga trasmessa sia necessariamente destinata a trasformarsi nel corso dello stesso processo di trasmissione. Seguendo i filosofi della scolastica, sostengono che qualsiasi cosa venga recepita, lo è dal punto di vista si chi la recepisce. Questi teorici adottano il punto di vista del ricevente, non quello del creatore o del produttore originario, e così hanno relativamente poco da dire su ciò che il produttore, l'autore, potrebbe considerare <<fraintendimenti>> o <<cattive interpretazioni>> dei suoi testi o di altri artefatti. La ricezione e il consumo culturale si presentano piuttosto come una forma di produzione, e il loro intento e quello di mettere in luce la componente di creatività insita in tutte le operazioni di appropriazione, assimilazione, adattamento, reazione, risposta o persino di rifiuto. Ai tentativi di avvicinamento facevano sempre riscontro fasi di rifiuto  e di ritiro, pensiamo per esempio al ritiro dal <<classicismo italianeggiante>> che secondo un recente storico dell'arte avrebbe cratterizzato l'Inghilterra elisabettiana. 
Il Rinascimento ha contribuito alla creazione dell'antichità almeno nella stessa misura in cui l'aantichità ha contribuito alla creazione del Rinascimento. Gli artisti e gli scrittori praticavano da questo punto di vista una particolare forma di trasformazione. E probabilmente non è un caso che due tra gli scrittori classici più letti e iinfluenti del periodo fossero proprio due autori affascinanti dal tema della metamorfosi: Ovidio e Apuleio. 
Una metafora utile per capire meglio il problema della ricezione è quella del bricolage: la capacità di fare qualcosa di nuovo servendosi di frammenti di costruzioni presenti. L'umanista fiammingo Giusto Lipsio osservò nella sua politica che <<tutto è mio>> anche se <<niente mi appartiene>>. Una fase dello stesso tenore ricorre anche nell''Anatomy of Melancholy di Robert Burton: Omne meum, nihil meum. 
Nel Rinascimento, le trasformazioni della tradizione classica sono già state analizzate all'inizio di questo secolo da Oby Warburg, un outsider nell'ambito del mondo accademico ma anche il fondatore di un importante istituto di ricerca e di un autonomo, originalissimo approccio alla storia della cultura. Negli anni venti di questo secolo, Luucien Febvre rifiutò il concetto di prestito  osservando che gli scrittori e gli artisti del XVI secolo <<qualcosa che si rivela al tempo stessoo estremamente composito e originale>>. Quando Fernand Braude dal canto suo lamentava l'assenza di una statua complessiva della diffusione di quelli che lui definiva <<beni culturali>> italiani durante il Rinascimento, ampliava il concetto di diffusione sino a includervi anche le operazioni di adattamento e rifiuto. 
Carl von Sydow, ha mutuato dalla botanica il termine <<ecotipo>> per descrivere il modo in cui i racconti popolari sviluppano determinate varianti locali stabili nelle diverse corti d'Europa. Il concetto si rivela particolarmente proficuo soprattutto per quanto riguarda l'architetura, un'arte collettiva le cui forme possono essere influenzate e modellate dai tipi di pietra disponibili localmente, se non dalla stessa conformazione del terreno e sarà ripreso più volte in queste pagine. 
Nel Rinascimento stesso, vennero utilizzate aaltre espressioni chiave. Gli scrittori discutevano spesso dei pregi e degli svantaggi dell'<<imitazione>>. La metafora dell' <<innesto>> italiano e dei frutti francesi usata dall'umanista francese Blaise de Vigenère nella prefazione della sua tradizione del Tasso implicava evidentemente la creatività della ricezione. I missionari e altri Europei parlavano della necessità di <<adottare>> il Cristianesimo ai nostri contesti: analogamente nel XVI secolo, scrivendo di architettura il Fiammingo Hans Vredeman de Vies sottolineava l'esigenza di <<adottare l'arte della situazione e ai bisogni del Paese>>. 
Una delle idee o delle metafore centrali degli studi moderni sul tema della ricezione è l'immagine della <<griglia>>, o del <<filtro>>, che consentirebbe a determinati elementi di passare bloccandone altri. Quanto viene selezionato deve essere <<congruente>> con la cultura stessa che opera il processo di selezione. Nel caso del Rinascimento l'mportanza del filtro rappresentato dalla cultura dell'antica Roma, dato che i Romani non si limitarono soltanto ad adottare la cultura greca ma la piegarono ai loro scopi. In secondo luogo, vanno tenuti semre presenti i filtri arabi e bizantini attraverso i quali la cultura dell'aantica Grecia venne per lo più recepita nel Medioevo. Il filtro medievale: un bozzetto del XV secolo faceva sembrare il Partenone in qualche modo gotico. Il filtro italiano: gli itliani furono quasi sempre i primi a riscoprire e a rimettere in circolazione la cultura dell'antichità, mentre nel resto d'Europa la ricezione dell'antichità fu spesso mediata dall'Italia. Il revival dell'antichità avviato a Firenze e Roma conobbe unn  primo processo di adattamento quando raggiunse altri centri della penisola come Milano e Venezia, e questi adattamenti furono a loro volta ulteriormente esportati in Europa. Nel caso dell'architettura, la Francia entrò in contatto con la versione lombarda del Rinascimento, mentre la Germania con quella veneziana. 

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sabato 20 maggio 2017

Il Rinascimento. Inquadrare il Rinascimento

IL RINASCIMENTO

INQUADRARE IL RINASCIMENTO

La ragione più ovvia per un nuovo studio sul Rinascimento è probabile che la ricerca su un dato argomento si rinnova continuamente. E' probabile che come mai oggi tante persone si stiano dedicando all'analisi di diversi aspetti del Rinascimento. Nel loro complesso tutte queste ricerche contrinìbuiscono o dovrebbero contribuire all'elaborazione di una nuova interpretazione del fenomeno. Proprio questa autentica proliferazione di studi parziali che affolla le riviste di settore sembra rendere sempre più difficile la sintesi generale. Se potessero tornare sulla terra, gli artisti, gli scrittori, gli studiosi del Romascimento resterebbero certamente senza parole constatando come il movimento a cui avevano partecipato venga oggi minuziosamente dissezionato e fatto a pezzi in infinite monografie dedicate alle diverse realtà locali o alle varie discipline: storia dell'architettura, storia della filosofia, storia della letteratura francese e via dicendo. 


Leonardo da Vinci

Rinascimento come movimento piuttosto che come evento o periodo storico. Non si tratta di una sttoria generale dell'Europa tra il 1330 e il 1360, nè di una storia della cultura europea in una fase in cui molto probabilmente le riforme incisero sulla vita quotidiana delle persone molto più profondamente di quanto non fece il Rinascimento. E' la storia di un movimento culturale che prese le mosse della figura del Petrarca per concludersi con quella di Cartesio. 
Anche nel movimento rinascimentale sono stati decisivi l'innovazione e il <<riconoscimento>>, la nostra guida attraverso il labirinto dei particolari, sarà l'etusiasmo per l'antichità, il revival, la ricezione e la trasformazione della tradizione classica. Meentre la nostra cultura mette sempre in primo piano la novità, anche i più grandi innovatori del Rinascimento tendevano a presentare le loro invenzioni e le loro scoperte come un ritorno alle tradizioni dell'antichità dopo la lunga parentesi di quello che proprio loro furono i primi a chiamare <<medio>> evo. 
Jacob Burchardt, il grande storico svizzero la cui concezione del Rinascimento è ancora oggi estremamente influente, sostiene che la riscoperta dell'antichità non sarebbe stata di per sé sufficiente a dar vita al Rinascimento senza l'incontro con quello che amava definire lo <<spirito>> italiano. Molti studiosi successivi hanno per lo più preferito concentrare la loro attenzione sul revival della classicità. 
Secondo Burchardt, l'importanza del Rinascimento nell storia europea stava pproprio nel fatto che in esso poteva riscontrarsi l'autentica origine della modernità. Burchardt scriveva che <<gli italiani furono i primi tra i moderni Europei>> e individuava i primi segni della modernità nell'idea di stato come <<opera d'arte>>, <<nel senso moderno della gloria>>, nella <<scoperta del mondo e dell'uomo>>, e soprattutto in quello che chiamava <<lo svolgimento dell'individualità>>.


William Shakespeare

La rottura col passato ora sembra molto meno netta di quanto non pensassero gli stessi studiosi e gli artisti del XV e del XVI secolo. Nonostante la loro consapeolezza di venire dopo il Medioevo, questi studiosi e questi artisti non erano <<moderni>> nel senso in cui definiremmo moderni i loro successori del XIX e del XX secolo. Burchardt sottstimava la distanza culturale tra il suo tempo e il Rinascimento. Da allora, la differenza tra la cultura rinascimentale e la cultura contemporanea, è diventata sempre più visibile, nonstante un costante interesse verso autori come Leonardo, Montaigne, Cervantes, Shakespeare e altre principali figure del tempo. 
Il Rinascimento coesiste e interagisce con altre culture soprattutto con quelle bizantina e islamica, che a loro volta espressero entrambe un proprio <<rinascimento>> dell'antichità greca e romana. La stessa cultura occidentale era una realtà pluralistica e differenziata, segnata dalla presenza di minoranze culturali che presero attivamente parte al movimento rinascimentale in prima persona sia in Italia che altrove. Gli storici hanno generalmente dedicato troppa poca attenzione al contributo di Arabi ed Ebrei al movimento, sottovvalutando così il ruolo di figure chiave come Leone Ebreo, o Leone Africano. 


Cervantes

Il Picatrix e lo Zohar. Il Picatrix era un manuale di logica araba del XII secolo, lo Zohar era un trattato di mistica ebraica del XIII secolo. La difficile commistione di platonismo e teorie magiche che appassionava Marsilio Ficino i membri della sua cerchia fiorentina. Trova un parallelo nelle idee dello studioso arabo. Suhrawardi, giustiiziato nel 1191 per essersi allontantao dall'ortodossia musulmana. L'abab, che persegue la fusione tra letteratura e istruzione, non era poi così distante dall'ideale rinscimentale di humanitas.
Nel XV secolo, i progetti degli ospedali di Firenze e Milanosi rifacevano direttamente o indirettamente a quelli degli aspostoli di Damasco e del Cairo. L'orafo Benvenuto Cellini ammirava e imitò spesso gli arabeschi con cui erano decorate lw scimitarre turche; e forme simili si possono ritrovare anche a rilegature e nelle pagine di diversi libri: franchi e italiani del XVI secolo. 
Se noi, vogliamo ancora riuscire a comprendere la cultura in cui si sviluppò quel movimento, dobbiamo anche essere in grado di controllare l'inevitabile tentazioni di identificarsi troppo facilmente con essa. La stessa idea di un movimento culturale basato sullo sforzo di far rivivere una cultura del passato ci è ormai decisamente estranea, e contraddice quelle idee di ormai decisamente estranea, e contraddice quelle idee di progresso e modernità che nonostante molte critiche recenti continuano in genere a dare per scontate. Visto che esistono sempre diversi gradi di alterità, dovremmo quanto meno considerare la cultura del Rinascimento come una cultura ormai semialiena; come una relatà cioè, che non soltanto è molto distante da noi, ma che col passare degli anni continua ad allontanarsi in modo inarrestabile. 



Montaigne


Gli studi generali sul Rinascimento si sono troppo spesso limitati all'Europa occidentale, nonostante l'indubbia importanza dell'arte e dell'Umanesimo rinascimentale in Pesi come la Polonia e l'Ungheria. 
Il tentativo di ricostruire e capire il sigificato culturale della <<mobilità>>: non soltanto del trasferimentoe del movimento di testi e immagini ma anche dei concreti spostamenti delle persone. Nel Rinascimento furono particolarmente importanti quattro forme di diaspora. Quella dei Greci, per prima cosa. Uno dei miti più noti del Rinascimento attribuisce il revival della cultura e degli studi classici ai Greci rifugiatisi in Occidente dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453. Gli studiosi greci che cominciarono a trasferirsi in Occidente all'inizio del XV secolo diedero indubbiamente un importante contributo gli studi umanistici, come tipografi e compositori di orgine greca furono senz'altro indispensabili per la realizzazione delle prime edizioni di Omero, Platone e altri testi classici in lingua originale. Ci fu la diaspora degli aritisti e drgli umanisti italiani, senza dimenticare i mercanti insediati a Lione, Anversa e in altre città, i cui interessi per l'arte e la letteratura del loro Paese d'origine contribuirono al determinarsi di una grande attenzione per la cultura italiana. In terzo luogo, ci furono i Tedeschi, in particolare tipografi, anche se non bisognerebbe trascurare neppure il ruolo degli artisti tedeschi; all'estero, dall'Inghilterra alla Polonia. L'ultima diaspora, infine riguarda gli abitanti dei Paesi Bassi, soprattutto pittori e scultori, particolarmente attivi nella regione baltica. La diffusione dello stile classico o classicheggiante al di fuori dell'Italia fu in pratica il risultato di una sorta di impresa collettiva di scambio culturale che riguardò l'intera Europa. Furono dei carpentieri francesi a introdurre motivi italianeggianti nell'architettura scozzese di Linlithgow. L'esempio scozzese fu a sua volta fonte di ispirazione per alcuni palazzi danesi, realizzati da artigiani proveniente dai Paesi Bassi. Le decorazioni e l'ornamento degli edifici, grottesche di stiile romano, arabeschi spagnoli, e fregi a nastro, che pure si diffondono dai Paesi Bassi, si combinarono progressivamente in una sorta di stile internazionale. 
Una delle principali conseguenze sta nell'enfasi sulla <<ricezione>>, da intendere come un processo attivo di assimilazione e trasfromazione delle idee classiche o italiane, e non di semplice diffusione. Questa attenzione al tema della ricezione porta del resto a trattare con particolare cura altri fenomeni collaterali: i contesti, le connessioni, le reti e le situazioni locali in cui le nuove forme furono discusse e adattate; la periferia dell'Europa, il tardo Rinascimento; e infine quella dinamica che potremmo definire di <<quotidianizzazione>>, o di <<addomesticamento>> del Rinascimento: in altre parole, la sua capacità di permeare progressivamente diversi aspetti della vita quotidiana. 

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