sabato 20 maggio 2017

Il Rinascimento. Inquadrare il Rinascimento

IL RINASCIMENTO

INQUADRARE IL RINASCIMENTO

La ragione più ovvia per un nuovo studio sul Rinascimento è probabile che la ricerca su un dato argomento si rinnova continuamente. E' probabile che come mai oggi tante persone si stiano dedicando all'analisi di diversi aspetti del Rinascimento. Nel loro complesso tutte queste ricerche contrinìbuiscono o dovrebbero contribuire all'elaborazione di una nuova interpretazione del fenomeno. Proprio questa autentica proliferazione di studi parziali che affolla le riviste di settore sembra rendere sempre più difficile la sintesi generale. Se potessero tornare sulla terra, gli artisti, gli scrittori, gli studiosi del Romascimento resterebbero certamente senza parole constatando come il movimento a cui avevano partecipato venga oggi minuziosamente dissezionato e fatto a pezzi in infinite monografie dedicate alle diverse realtà locali o alle varie discipline: storia dell'architettura, storia della filosofia, storia della letteratura francese e via dicendo. 


Leonardo da Vinci

Rinascimento come movimento piuttosto che come evento o periodo storico. Non si tratta di una sttoria generale dell'Europa tra il 1330 e il 1360, nè di una storia della cultura europea in una fase in cui molto probabilmente le riforme incisero sulla vita quotidiana delle persone molto più profondamente di quanto non fece il Rinascimento. E' la storia di un movimento culturale che prese le mosse della figura del Petrarca per concludersi con quella di Cartesio. 
Anche nel movimento rinascimentale sono stati decisivi l'innovazione e il <<riconoscimento>>, la nostra guida attraverso il labirinto dei particolari, sarà l'etusiasmo per l'antichità, il revival, la ricezione e la trasformazione della tradizione classica. Meentre la nostra cultura mette sempre in primo piano la novità, anche i più grandi innovatori del Rinascimento tendevano a presentare le loro invenzioni e le loro scoperte come un ritorno alle tradizioni dell'antichità dopo la lunga parentesi di quello che proprio loro furono i primi a chiamare <<medio>> evo. 
Jacob Burchardt, il grande storico svizzero la cui concezione del Rinascimento è ancora oggi estremamente influente, sostiene che la riscoperta dell'antichità non sarebbe stata di per sé sufficiente a dar vita al Rinascimento senza l'incontro con quello che amava definire lo <<spirito>> italiano. Molti studiosi successivi hanno per lo più preferito concentrare la loro attenzione sul revival della classicità. 
Secondo Burchardt, l'importanza del Rinascimento nell storia europea stava pproprio nel fatto che in esso poteva riscontrarsi l'autentica origine della modernità. Burchardt scriveva che <<gli italiani furono i primi tra i moderni Europei>> e individuava i primi segni della modernità nell'idea di stato come <<opera d'arte>>, <<nel senso moderno della gloria>>, nella <<scoperta del mondo e dell'uomo>>, e soprattutto in quello che chiamava <<lo svolgimento dell'individualità>>.


William Shakespeare

La rottura col passato ora sembra molto meno netta di quanto non pensassero gli stessi studiosi e gli artisti del XV e del XVI secolo. Nonostante la loro consapeolezza di venire dopo il Medioevo, questi studiosi e questi artisti non erano <<moderni>> nel senso in cui definiremmo moderni i loro successori del XIX e del XX secolo. Burchardt sottstimava la distanza culturale tra il suo tempo e il Rinascimento. Da allora, la differenza tra la cultura rinascimentale e la cultura contemporanea, è diventata sempre più visibile, nonstante un costante interesse verso autori come Leonardo, Montaigne, Cervantes, Shakespeare e altre principali figure del tempo. 
Il Rinascimento coesiste e interagisce con altre culture soprattutto con quelle bizantina e islamica, che a loro volta espressero entrambe un proprio <<rinascimento>> dell'antichità greca e romana. La stessa cultura occidentale era una realtà pluralistica e differenziata, segnata dalla presenza di minoranze culturali che presero attivamente parte al movimento rinascimentale in prima persona sia in Italia che altrove. Gli storici hanno generalmente dedicato troppa poca attenzione al contributo di Arabi ed Ebrei al movimento, sottovvalutando così il ruolo di figure chiave come Leone Ebreo, o Leone Africano. 


Cervantes

Il Picatrix e lo Zohar. Il Picatrix era un manuale di logica araba del XII secolo, lo Zohar era un trattato di mistica ebraica del XIII secolo. La difficile commistione di platonismo e teorie magiche che appassionava Marsilio Ficino i membri della sua cerchia fiorentina. Trova un parallelo nelle idee dello studioso arabo. Suhrawardi, giustiiziato nel 1191 per essersi allontantao dall'ortodossia musulmana. L'abab, che persegue la fusione tra letteratura e istruzione, non era poi così distante dall'ideale rinscimentale di humanitas.
Nel XV secolo, i progetti degli ospedali di Firenze e Milanosi rifacevano direttamente o indirettamente a quelli degli aspostoli di Damasco e del Cairo. L'orafo Benvenuto Cellini ammirava e imitò spesso gli arabeschi con cui erano decorate lw scimitarre turche; e forme simili si possono ritrovare anche a rilegature e nelle pagine di diversi libri: franchi e italiani del XVI secolo. 
Se noi, vogliamo ancora riuscire a comprendere la cultura in cui si sviluppò quel movimento, dobbiamo anche essere in grado di controllare l'inevitabile tentazioni di identificarsi troppo facilmente con essa. La stessa idea di un movimento culturale basato sullo sforzo di far rivivere una cultura del passato ci è ormai decisamente estranea, e contraddice quelle idee di ormai decisamente estranea, e contraddice quelle idee di progresso e modernità che nonostante molte critiche recenti continuano in genere a dare per scontate. Visto che esistono sempre diversi gradi di alterità, dovremmo quanto meno considerare la cultura del Rinascimento come una cultura ormai semialiena; come una relatà cioè, che non soltanto è molto distante da noi, ma che col passare degli anni continua ad allontanarsi in modo inarrestabile. 



Montaigne


Gli studi generali sul Rinascimento si sono troppo spesso limitati all'Europa occidentale, nonostante l'indubbia importanza dell'arte e dell'Umanesimo rinascimentale in Pesi come la Polonia e l'Ungheria. 
Il tentativo di ricostruire e capire il sigificato culturale della <<mobilità>>: non soltanto del trasferimentoe del movimento di testi e immagini ma anche dei concreti spostamenti delle persone. Nel Rinascimento furono particolarmente importanti quattro forme di diaspora. Quella dei Greci, per prima cosa. Uno dei miti più noti del Rinascimento attribuisce il revival della cultura e degli studi classici ai Greci rifugiatisi in Occidente dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453. Gli studiosi greci che cominciarono a trasferirsi in Occidente all'inizio del XV secolo diedero indubbiamente un importante contributo gli studi umanistici, come tipografi e compositori di orgine greca furono senz'altro indispensabili per la realizzazione delle prime edizioni di Omero, Platone e altri testi classici in lingua originale. Ci fu la diaspora degli aritisti e drgli umanisti italiani, senza dimenticare i mercanti insediati a Lione, Anversa e in altre città, i cui interessi per l'arte e la letteratura del loro Paese d'origine contribuirono al determinarsi di una grande attenzione per la cultura italiana. In terzo luogo, ci furono i Tedeschi, in particolare tipografi, anche se non bisognerebbe trascurare neppure il ruolo degli artisti tedeschi; all'estero, dall'Inghilterra alla Polonia. L'ultima diaspora, infine riguarda gli abitanti dei Paesi Bassi, soprattutto pittori e scultori, particolarmente attivi nella regione baltica. La diffusione dello stile classico o classicheggiante al di fuori dell'Italia fu in pratica il risultato di una sorta di impresa collettiva di scambio culturale che riguardò l'intera Europa. Furono dei carpentieri francesi a introdurre motivi italianeggianti nell'architettura scozzese di Linlithgow. L'esempio scozzese fu a sua volta fonte di ispirazione per alcuni palazzi danesi, realizzati da artigiani proveniente dai Paesi Bassi. Le decorazioni e l'ornamento degli edifici, grottesche di stiile romano, arabeschi spagnoli, e fregi a nastro, che pure si diffondono dai Paesi Bassi, si combinarono progressivamente in una sorta di stile internazionale. 
Una delle principali conseguenze sta nell'enfasi sulla <<ricezione>>, da intendere come un processo attivo di assimilazione e trasfromazione delle idee classiche o italiane, e non di semplice diffusione. Questa attenzione al tema della ricezione porta del resto a trattare con particolare cura altri fenomeni collaterali: i contesti, le connessioni, le reti e le situazioni locali in cui le nuove forme furono discusse e adattate; la periferia dell'Europa, il tardo Rinascimento; e infine quella dinamica che potremmo definire di <<quotidianizzazione>>, o di <<addomesticamento>> del Rinascimento: in altre parole, la sua capacità di permeare progressivamente diversi aspetti della vita quotidiana. 

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