lunedì 22 maggio 2017

II Rinasscimento. Inquadrare il Rinascimento. Ricezione

INQUADRARE IL RINASCIMENTO


Lucien Febvre
Ricezione

Le ricostruzioni tradizionali del Rinascimento fuori dall'Italia non soltanto usano certe metafore e certi modelli ricorrenti ma ne sono anche profondamente strutturate. Nell'impatto, il movimento <<penetra>> in una regione dopo l'altra. Il modello epidemico mostra invece come le diverse regioni europee siano state <<prese>> dal Rianscimento grazie a una sorta di contagio. Il modello commerciale del prestito, si basa sull'analisi di transazioni, debiti, esportazioni e imppostazioni, fenomeni letterali in certi casi (libri, quadri) e metaforici in altri (le idee). Ma il modello più comune è quello idraulico, la tendeza a percepire il movimento rinascimentale in termini di <<allusione>>; influenze, canali di scorrimento, assorbimenti. 
La ricezione delle nuove forme della cultura italiana e dell'antichità classica e il ruolo di mediazione esercitato in questo processo della stessa cultura italiana. Michelangelo e Macchiavelli, <<recepirono>> entrambi il messaggio dell'antichità in maniera creativa, trasformandolo secondo i propri obiettivi e le proprie scelte. Gli spettatori, i lettori, a loro volta trattavano i loro messaggi nello stesso modo. 
Il concetto di <<ricezione>>, tuttavia è molto più ambiguo di quanto non possa sembrare a prima vista. Nel XIX secolo, gli studiosi di diritto lavoravano già sulla ricezione del diritto romano in Germania e alcuni storici della cultura come Gustav Bauch, hanno già discusso della ricezione del Rinascimento. Se la tradizione indica un processo di trasmissione lineare, la ricezione invece ha a che fare col prendere, col ricevere. Ma più o meno si riteneva quasi sempre che tra ciò che veniva <<ricevuto>> e ciò che veniva <<dato>> vi fosse una perfetta simmetria, non solo nel caso di oggetti materiali ma anche di beni innaturali come le idee. 
I teorici contemporanei della ricezione sono convinti che qualsiasi cosa venga trasmessa sia necessariamente destinata a trasformarsi nel corso dello stesso processo di trasmissione. Seguendo i filosofi della scolastica, sostengono che qualsiasi cosa venga recepita, lo è dal punto di vista si chi la recepisce. Questi teorici adottano il punto di vista del ricevente, non quello del creatore o del produttore originario, e così hanno relativamente poco da dire su ciò che il produttore, l'autore, potrebbe considerare <<fraintendimenti>> o <<cattive interpretazioni>> dei suoi testi o di altri artefatti. La ricezione e il consumo culturale si presentano piuttosto come una forma di produzione, e il loro intento e quello di mettere in luce la componente di creatività insita in tutte le operazioni di appropriazione, assimilazione, adattamento, reazione, risposta o persino di rifiuto. Ai tentativi di avvicinamento facevano sempre riscontro fasi di rifiuto  e di ritiro, pensiamo per esempio al ritiro dal <<classicismo italianeggiante>> che secondo un recente storico dell'arte avrebbe cratterizzato l'Inghilterra elisabettiana. 
Il Rinascimento ha contribuito alla creazione dell'antichità almeno nella stessa misura in cui l'aantichità ha contribuito alla creazione del Rinascimento. Gli artisti e gli scrittori praticavano da questo punto di vista una particolare forma di trasformazione. E probabilmente non è un caso che due tra gli scrittori classici più letti e iinfluenti del periodo fossero proprio due autori affascinanti dal tema della metamorfosi: Ovidio e Apuleio. 
Una metafora utile per capire meglio il problema della ricezione è quella del bricolage: la capacità di fare qualcosa di nuovo servendosi di frammenti di costruzioni presenti. L'umanista fiammingo Giusto Lipsio osservò nella sua politica che <<tutto è mio>> anche se <<niente mi appartiene>>. Una fase dello stesso tenore ricorre anche nell''Anatomy of Melancholy di Robert Burton: Omne meum, nihil meum. 
Nel Rinascimento, le trasformazioni della tradizione classica sono già state analizzate all'inizio di questo secolo da Oby Warburg, un outsider nell'ambito del mondo accademico ma anche il fondatore di un importante istituto di ricerca e di un autonomo, originalissimo approccio alla storia della cultura. Negli anni venti di questo secolo, Luucien Febvre rifiutò il concetto di prestito  osservando che gli scrittori e gli artisti del XVI secolo <<qualcosa che si rivela al tempo stessoo estremamente composito e originale>>. Quando Fernand Braude dal canto suo lamentava l'assenza di una statua complessiva della diffusione di quelli che lui definiva <<beni culturali>> italiani durante il Rinascimento, ampliava il concetto di diffusione sino a includervi anche le operazioni di adattamento e rifiuto. 
Carl von Sydow, ha mutuato dalla botanica il termine <<ecotipo>> per descrivere il modo in cui i racconti popolari sviluppano determinate varianti locali stabili nelle diverse corti d'Europa. Il concetto si rivela particolarmente proficuo soprattutto per quanto riguarda l'architetura, un'arte collettiva le cui forme possono essere influenzate e modellate dai tipi di pietra disponibili localmente, se non dalla stessa conformazione del terreno e sarà ripreso più volte in queste pagine. 
Nel Rinascimento stesso, vennero utilizzate aaltre espressioni chiave. Gli scrittori discutevano spesso dei pregi e degli svantaggi dell'<<imitazione>>. La metafora dell' <<innesto>> italiano e dei frutti francesi usata dall'umanista francese Blaise de Vigenère nella prefazione della sua tradizione del Tasso implicava evidentemente la creatività della ricezione. I missionari e altri Europei parlavano della necessità di <<adottare>> il Cristianesimo ai nostri contesti: analogamente nel XVI secolo, scrivendo di architettura il Fiammingo Hans Vredeman de Vies sottolineava l'esigenza di <<adottare l'arte della situazione e ai bisogni del Paese>>. 
Una delle idee o delle metafore centrali degli studi moderni sul tema della ricezione è l'immagine della <<griglia>>, o del <<filtro>>, che consentirebbe a determinati elementi di passare bloccandone altri. Quanto viene selezionato deve essere <<congruente>> con la cultura stessa che opera il processo di selezione. Nel caso del Rinascimento l'mportanza del filtro rappresentato dalla cultura dell'antica Roma, dato che i Romani non si limitarono soltanto ad adottare la cultura greca ma la piegarono ai loro scopi. In secondo luogo, vanno tenuti semre presenti i filtri arabi e bizantini attraverso i quali la cultura dell'aantica Grecia venne per lo più recepita nel Medioevo. Il filtro medievale: un bozzetto del XV secolo faceva sembrare il Partenone in qualche modo gotico. Il filtro italiano: gli itliani furono quasi sempre i primi a riscoprire e a rimettere in circolazione la cultura dell'antichità, mentre nel resto d'Europa la ricezione dell'antichità fu spesso mediata dall'Italia. Il revival dell'antichità avviato a Firenze e Roma conobbe unn  primo processo di adattamento quando raggiunse altri centri della penisola come Milano e Venezia, e questi adattamenti furono a loro volta ulteriormente esportati in Europa. Nel caso dell'architettura, la Francia entrò in contatto con la versione lombarda del Rinascimento, mentre la Germania con quella veneziana. 

https://plus.google.com/u/0/+MadameVrath
https://www.facebook.com/MadameVrath/
https://twitter.com/MadVrath
https://www.linkedin.com/in/madame-vrath-402a3a3b/
https://vk.com/madamevrath
https://it.pinterest.com/madamevrath/

Nessun commento:

Posta un commento