martedì 22 maggio 2018

La Tortura. La donna, il corpo, la strega. La patristica

LA TORTURA

La donna, il corpo, la strega

La patristica


Sant'Agostino


Una sistematica condanna di tutto ciò che attiene al sesso viene a riempire opere di teologia e morale dei Padri della Chiesa, ponendo le basi sulle successive condanne e persecuzioni, come nel caso eclatante della lotta inquisitoriale contro le donne-streghe. 
I Padri sono anche i maggiori responsabili della riduzione del matrimonio e della sessualità a mero sfogo carnale. 
Clemente Alessandrino, gnostico, che insegnò ad Alessandria all'incirca dal 120 al 140 d.C. , sottomette il corpo e le sue funzioni a una morale di tipo stoico-gnostico; il piacere è un avversario pericoloso, il matrimonio è finalizzato alla procreazione, quindi la soddisfazione dei sensi non è lecita nemmeno nel letto coniugale: <<Commette adulterio con la propria moglie colui che nel matrimonio ha rapporti sessuali come quelli che si hanno con una prostituta>>. 
Gregorio di Nissa, vescovo sposato, morto nel 395 d.C. nega che Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre abbiano avuto rapporti sessuali. All'inizio, infatti, l'uomo era senza passioni. 
Secondo Giovanni Crisostomo, morto nel 407 d.C., il matrimonio, <<questo abito mortale e da schiavi>> ebbe origine dalla disobbedienza, ed è quindi strettamente collegato alla morte. Anche l'idea che Giovanni ha della donna, rientra nella mentalità ginofobica del tempo: <<Vedi quanti vincoli d'amore ha stabilito Dio? E questi vincoli egli pose alla natura come pegno di concordia. Da principio egli aveva stabilito una sola autorità, quella dell'uomo sulla donna. Ma poiché la stirpe umana decadde in molto disordine, egli stabilì nuove autorità, quelle dei padroni e dei magistrati: tutto per amore. E affinché in ogni cosa vi fosse molta concordia, onorando l'uomo col concedergli autorità ed eccellenza sopra la donna, e dando alla donna un arma di difesa nella concupiscenza e, comune a entrambi, il dono della figliolanza, procurò loro, un altro strumento di unità nello scambievole amore. Non tutto egli permise all'uomo, né tutto permise alla donna: ma divise fra ciascuno ogni cosa, assegnando alla donna la casa, all'uomo il foro: all'uomo assegnò il compito di procurare gli alimenti, egli infatti coltiva la terra, e alla donna quello di provvedere al vestire, a lei infatti si addicono la tela e la conocchia. Fu Dio stesso a dare alla donna la sapienza del tessere. La mollezza di molti ha indirizzato al telaio anche gli uomini, ha messo nelle loro mani la spola, il filo e l'ordito. Anche così, tuttavia, rifulge la provvidenza dell'economia divina. Della donna continuiamo ad avere bisogno anche in altre cose, altrettanto necessarie, e anche in ciò che conserva la nostra vita abbiamo bisogno degli esseri inferiori>>. 
Paolo sosteneva che il matrimonio è un remedium concupiscentiae. 
Dopo avere sconsigliato a coloro che sono sposati la continenza, egli continua: <<La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie. Non astenetevi tra voi. Questo però vi dico per concessione. Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo chi in un altro. Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; ma se non sapranno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere. Agli sposati ordino, non io ma il Signore: la moglie non si separi dal marito - e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito non ripudi la moglie>>.  
L'interpretazione rigorosa di questo passo porta Ambrogio nel De Virginibus, a una esasperata esaltazione della verginità, a detrimento del matrimonio, anche se questo ha comunque come fine unico la procreazione ed è un male necessario del quale liberarsi appena sia possibile: <<Io non intendo sconsigliare il matrimonio, ma espongo i vantaggi della verginità. Altro è esigere, altro è ammirare. Quella, se si sposa non pecca: ma questa, se resta vergine, sarà tale in eterno. La è un rimedio all'umana fralezza, qui è la gloria della castità. Quella non è suscettibile di rimpriovero, ma questa è degna di lode. Poniamo ora a confronto, i beni delle maritate con i beni delle vergini, anche minimi. Si vanti pure la gentildonna di avere molti figli: quanti più ne ha dati alla luce, tante più sono le sue sofferenze. Enumeri pure le consolazioni che vangono dalla prole, ma conti anche le molestie che le procura ma voi, o vergini beate, che siete ignare di tali cose che sono piuttosto tormenti che ornamenti, voi che portate il volto soffuso di santo pudore e andate adorne della vostra purezza, voi non siete schiave dello sguardo degli uomini, e non fate dipendere i vostri meriti dai loro falsi giudizi. Avete pur voi da lottare per la vostra bellezza, ma per essa militano i pregi delle virtù, e non pa può distruggere la vecchiaia, né la morte ribarla, né la malattia sfigurarla. Dovete chiedere come giudice della vostra avvenenza Dio solo. A voi sono ignoti i disagi della gravidanza, i dolori del parto, e tuttavia il cuore pietoso di colei che considera tutti come figlioli è tosto più ricco di numerose discendenze; è feconda di posteri e sgerile di orfanim ha eredi senza avere lutti>>. 
Girolamo: <<E' cosa buuona per l'uomo non toccare donna>> per affermare: <<Perciò deve essere qualcosa di male toccare una donna. Se tuttavia si deve accondiscendere al matrimonio, è solo per evitare qualcosa di peggio>>. Parlando della vedova Blesilla, appena deceduta, in una lettera alla discepola Paola, Girolamo loda la defunta perché <<la perdita della verginità le causò maggior dolore della morte di suo marito>>. 
Agostino di Ippona ha condizionato per secoli la morale cattolica, desessualizzando l'amore e avversando ogni forma di piacere fisico. E' appunto nel piacere insito nell'atto sessuale che avviene la trasmissione del peccato originale, quindi della dannazione e della morte. Quando Adamo ed Eva peccarono, si nascosero con foglie di fico il luogo dal quale era passato il primo peccato. 
Dobbiamo ad Agostino una sessuofobia durata due millenni frutto della sua cattiva coscienza. Nel 387, Agostino scacciò la donna con la quale aveva convissuto da quando aveva circa sedici anni, e dalla quale, a diciassette anni, aveva avuto Adeodato. Questa donna <<l'aveva scovata la mia passione sregolata, ma era l'unica donna che io amavo. Nonostante egli l'avesse scacciata, lei, gli giurò eterno amore. Agostino, per definire il suo rapporto con la madre di suo figlio, usa questi termini: <<Un legame di amore sessuale dove nascono figli non desiderati, anche s poi essi, una volta nati, avvincono con l'amore>>. 
Agostino racconta come avesse prestato molta attenzione ai giorni sterili della sua compagna, ma sbagliò i suoi calcoli, e si trovò padre di Adeodato. Questo suo comportamento, dopo la conversione si ribaltò completamente e Agostino divenne un fanatico demonizzatore della contraccezione. 
Egli non voleva figli perché non voleva sposare la donna con la quale viveva. Anche la madre Monica si era messa di mezzo, cercando per il figlio una donna di rango adeguato, che però non aveva ancora l'età sufficiente per sposarsi, e riuscì a manovrare le cose in modo che la compagna di Agostino fosse allontanata. Riasto solo, egli si prese un'altra amante, in attesa che la promessa sposa raggiungesse l'età consentita. <<Quando colei con la quale condividevo il letto e che, per così dire, era di ostacolo al matrimonio, fu strappata dal mio fianco, il mio cuore, che le era attaccato, ne fu liberato e sanguinò a lungo. Ella era ritornata in Africa e lì aveva fatto votoa Dio, di non voler appartenere a nessun altro uomo. Il figlio che io avevo avuto da lei rimase con me. MA io disgraziiato non fui neanche capace di imitare l'esempio di questa donna. Poiché avrei dovuto aspettare due anni prima di sposarmi, non volli sapere di questa attesa, non desideroso di nozze, ma schiavo della sensualità. Me ne procurai un'altra. Ma la ferita che era stata aperta in me per la separazione precedente non si rimarginava, ma dopo il bruciore e lo strazio più aspro, imputridiva. Causava meno dolore, ma era senza più speranza>>. 
E' evidente in Agostino una rimozione del complesso di colpa, che lo protò a disprezzare il piacere sessuale e coloro che avevano saputo così bene procurarglielo. Egli diede origine all'idea, che la donna fosse solamente uno strumetno per il piacere dell'uomo. Questo modo di pensare ebbe molta fortuna. 
La procreazione, secondo Agostino, è la sola utilità della donna, poiché da un punto di vista intellettuale e spirituale essa non serve: sia come aiuto nel lavoro manuale sia come compagnia nella solitudine, il partner ideale di un uomo è un altro uomo. Ma la procreazione, presuppone che si provi piacere durante l'atto, e quindi che si cada nel peccato. In paradiso: <<Senza una brama illecita, ma con piena tranquillità dell'anima e del corpo, il marito sarebbe penetrato nel grembo della moglie>>. In questo mondo, l'uomo è schiavo delle passioni, e il corpo ha delle reazioni che la mente non è in grado di controllare. La disobbedienza delle membra del nostro corpo dalla volontà è lo specchio della disobbedienza dell'uomo a Dio. Dalle parole di Paolo <<non astnetevi tra voi>> si passa a una precisa regolamentazione dei rapporti sessuali proibiti che, sempre secondo Agostino, sono la domenica, i giorni di festa, ii periodi di digiuno, nel catecumeno, nelle ore di preghiera. La donna infatti rappresenta un altro pericolo gravissimo: distoglie gli uomini dalla preghiera. 

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lunedì 21 maggio 2018

La tortura. La donna. il corpo, la strega. Gli antichi

LA TORTURA

La donna, il corpo, la strega



Il luogo di azione della tortura è il corpo. Esaminando i processi per stregoneria nei quali è stato fatto uso di tortura si evince che una grande parte delle torture alle presunte adepte di satana sono di tipo sessuale. La carne delle donne diviene il terreno ideale nel quale sfogare una misoginia antica, che ha le sue radici nel disprezzo per il corpo femminile. 
Quando si parla di universo femminile è opportuno comprendere l'origine della visione negativa della donna da parte dell'<<altra metà del cielo>>, visione che ha la sua origine nel disprezzo per il corpo femminile. Questo disprezzo ha radici antiche, non cristiane, ma mentre per i cristiani è riportabile alla caduta genesiaca e al peccato originale, con conseguente punizione, per gli antichi ha motivazioni di carattere medico-fisico. 
Tracciare anche solo pochi cenni sulla visione del corpo femminile significa imbattersi in una storia di emarginazione negativa progressiva di alcune parti anatomiche e di alcune funzioni fisiologiche, in particolare tutto quanto ottiene alla zona genitale. 
La zona sessuale, risulta essere uno dei principali campi di denigrazione da parte maschile, e che sarà in ambito cristiano, il bersaglio di teologi, Padri della Chiesa e, infine, inquisitori. 

Gli antichi



Il maitre à penser di questa storia, come di tutto quello che viene definito il <<pensiero moderno>>, Aristotele, nel De Generatione animalium per primo sostiene: <<Come i figli dei padri mutilati a volte nascono mutilati e altre no, così i figli nati dalle donne a volte femmine e altre, invece, maschi. La donna è, e sempre stata, un maschio mutilato, e la catatemia, è seme, ma non allo stato puro; c'è un sola cosa che in lei non può essere trovata: il principio dell'anima>>. 
Platone ritiene che i desideri e i piaceri, specialmente quellidi tipo sessuale, siano mezzi per macchiare, contaminare l'anima. 
Se consideriamo la polemica atiepicurea, notiamo che molti autori, quali Dioegene Laerzio, Plutarco e persino Cicerone considerano la carne sempre più specificatamente fonte di una sensualità sfrenata che impedisce la libertà dell'anima. 
Secondo Diogene Laerzio l'uomo ha rapporti sessuali <<quando vuole debilitarsi>>. Il sesso sarebbe quindi nocivo per la salute degli uomini in quanto provocherebbe una perdita di energia. 
Ippocrate, nell'Epidemia parla di un giovane morto in seguito a una eccessiva attività sessuale, poiché la eprdita di massicce quantità di sperma porta alla tabe dorsale e al decesso. 
<<Nel LXX ha inizio la divisione del cosmo in due sfere, quella degli spiriti e quella della carne. Questo dualismo cosmico non è il contrasto greco tra nous divino e soma materiale. Si avicina all'idea persiana secondo la quale vi è un mondo spirituale che si celebra sopra a quello terreno. Ma qui l'unica essenziale linea di distinzione, passa attraverso entrambi, e si può quindi parlare di dualismo etico. Invece, nell'ulteriore sviluppo del dualismo cosmico nel giudaismo, acquista sempre più rilievo la distinzione veterotestamentaria tra creatore e creatura peccatrice>>. 
Nel III secolo d.C. s'impone la scuola filosofica della Stoà, che rivoluziona la positiva visione greca del corpo e del piacere come naturale inclinazione della vita umana. Gli stoici mettono in discussione anche il matrimonio, una concessione da farsi a coloro che non riescono a sopportare la castità. 
Girolamo, cita Seneca: <<L'amore per la moglie di un altro è sempre turpe, ma vergognoso è anche amare la propria moglie in modo eccessivo. Il saggio, nell'amare la propria moglie fa valere la ragione e non la passione. Egli si oppone all'assalto delle passioni e non si lascia trasportare in un rapporto passionale con la propria moglie. Non vi è nulla di più turpe che amare la propria moglie come si amerebbe un'adultera>>.
Nella Prima Lettera a Timoteo acnche Paolo prende posizione contro i rigori della gnosi: <<O Timoteo evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza, professando la quae taluni hanno deviato la fede>>. 
Per gli gnostici il corpo è un cadavere dotato di sensibilità, un sepolcro che ci portiamo dietro. L'anima dell'uomo viene da Dio, è una scintilla di luce prigioniera; il corpo, che ne è la prigione è un prodotto dei demoni. 
Già Platone aveva parlato del corpo come prigione dell'anima, ma questo concetto è esapserato dalla gnosi, che per prima demonizza ogni realtà corporea e materiale, determinando la fine del pensiero antico, e influenzando la filosofia a venire, plasmando sui suoi concetti il neoplatonismo. 
Porfirio (Vita di Plotino) dice del fondatore del neoplatonismo: <<Sembrava vergognarsi di avere un corpo>>. 
La gnosi s'impone, basandosi anche sui concetti elaborati, nel mondo ebraico, ad esempio la setta di Qumran. La carne è vista come fattore essenziale della caducità dell'uomo e bassezza di ogni cosa creata. Vi è un pessimismo di fondo: <<Chi è carne, ne è degno e quale formato di fango è in grado di compiere questi prodigi, se fin dal seno materno vive nel peccato?>>. 
Giuseppe Flavio (La guerra giudaica) scrive a proposito degli Esseni: <<Giudei di nascita si astengono dai piaceri come da un male, e praticano la temperanza come una virtù. Disprezzano il matrimonio, adottano perciò i figli degli altri quando sono ancora malleabili allo studio; si difendono dalla lascivia delle donne perché sono convinti che nessuna di esse rimanga fedele a uno solo. Né grida né bisticci disturbano la quiete della casa. Il silenzio che regna là dentro dà l'impressione a quelli che sono fuori di un mistro che merita timore. Questo silenzio è fatto di una sobrietà costante e dell'esercizio di prendere cibo e bevande solo nella misura necessaria. Sono fortemente persuasi che i corpi si corrompono e che non durano gli elementi dei quali sono composti, mentre le anime sono immortali e vivono sempre; a riguardo delle anime pensano che discendano da un etere molto leggero; quando sono liberate dai ceppi della carne si sentono come rimesse in libertà da lunga prigionia e volano verso l'alto con grande gioia. 
<<Ma vi è anche un altro gruppo di Esseni convinti che chi non si sposa è come se amputasse la parte principale della vita. Essi ritengono che se tutti la pensassero a questo modo presto il genere umano scomparirebbe. Essi pertanto sottopongono le loro future spose a una prova che dura tre anni, e quando queste hanno dimostrato la loro fecondità, si conclude il matrimonio. Con la moglie rimasta incinta si astengono dall'avere rapporti sessuali. 
Giuseppe Flavio dà una valutazione negativa del corpo, e ritiene che <<il piacere corporale suscitato dalla donna ha portato al peccato>>. 
Filone, ritiene che le radici del male sono nelle orge del ventre, quindi nel consumo smodato di cibo e nella libidine del sesso. 
Paolo è ben cosciente dei limiti umani, in ultima istanza, la salvezza non sta nella fuga dalla sessualità e nel rifugiarsi nell'ascesi. <<E' cosa buona per l'uomo non toccare donna; tuttavia per il pericolo dell'incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi tornare a stare assieme, perché Satana non vi tenti nei momenti di passione>>. 
Bibbis di Gerusalemme: <<Polo riconosce la validità di quest'opinione per i celibi, ma ne contesta l'applicazione alle persone sposate, a cui viene sconsigliata la continenza>>. 
I pensatori cristiani hanno sviluppato una congerie di teorie per spiegare teologicamente paure irrazionali e tabù, nascondendosi dietro a presupposte varietà di fede e dogmi. Si possono però riscontrare alcuni grossi filoni di pensiero: 
1) L'ossessiva paura del peccato di origine sessulae e la conseguente avversione del piacere. 
2) La demonizzazione della donna, essere inferiore per natura, creatura lasciva e tentatrice, naturalmente portata al sesso. 
3) Il disprezzo per il matrimonio, considerato remedium concupiscentiae, e l'esaltazione del celibato come modello di verginità vicina a quella divina. 
4) La mortificazione della carne come mezzo per onorare Cristo, tipico ad esempio della setta dei flagellanti medievali e degli asceti e mistici di periodi più tardi. 
La mentalità dualistica di netta separazione di spirito e corpo, identificati sommariamente con bene e male, che ha ossessionato a lungo la storia del pensiero cristiano, in particolare cattolico. 
Nella sfera religosa, la percezione del corporeo ha assunto toni drammatici di sofferenza, violenza, furore autolesionistico, che ha spinto autorevoli personaggi a macerare la propria carne in un estremo tentativo di liberarsi dalla fisicità per avvicinarsi alla perfezione divina. 
Il processo di autotortura e di progeressiva scarnificazione, ottenuto con discipline rogorossisime, ha portato a considerare il corpo come campo di battaglia nella lotta contro il demoniaco e luogo di santificazione in terra. Martirizzando ogni facoltà sensoriale, si arriva alla purificazione: vengono eliminate le scorie di umanità che trascinano verso il basso l'anima e si accede così ad un mondo di piaceri paradisiaci, dove ogni aspetto della vita materiale, in particolare il sesso, è sublimato. E' evidente la stretta analogia che vi è tra tortura e automortificazione: in ambedue questi istituti il corpo è il veicolo attraverso il quale purgare le colpe, reali o immaginate. 

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domenica 20 maggio 2018

La tortura. L'Inquisizione come modello di violenza legale

LA TORTURA

L'Inquisizione come modello di violenza legale



L'Inquisizione e l'uso della tortura da parte di questa sono stati a lungo studiati dal diritto; l'opera di frà Eliseo Masini è stata esaminata e commentata da Italo Mereu, titolare della cattedra di Storia del diritto italiano nella facoltà di giurisprudenza dell'Università di Ferrara. 
Storia dell'intolleranza in Europa (Milano, 1990, II edizione) nasce come saggio di storia, dedicato al <<volto demoniaco del potere>>. Studia le forme di violenza che hanno costituito uno dei cordoni dell'ordinamento penale che può essere riassunto nella formula: consenso o repressione. 
Due istituzioni fondanti la formula sono il sospetto e l'intolleranza, matrice del sospetto stesso. 
Sia il sospetto sia l'intolleranza sono sempre stati due degli aspetti dei quali la ragion di Stato si è servita per ottenere un consenso per eliminare gli oppositori. 
Da un punto di vista lessicale il sospetto è stato denominato in diversi modi, e sempre ha designato una presunzione di colpevolezza. 
Il Mereu traccia uno schema del sospetto in tutte le sue varianti, pratendo dal concetto che comunque la presunzione di colpevolezza è uno stato d'animo irrazionale, <<motivatodalla prevenzione e finalizzatoa alla punizione. Il che è quanto riconoscere validità giuridica a un distorto atteggiamento intollerante nei confronti di una o più persone, che si dubita possano essere origine, ragione e causa di comportamenti devianti o contrari a un quid (la fede, la proprietà, la rivoluzione, la democrazia eccetera) al quale  si dice di credere in maniera assoluta, e che per tanto si pone come valore totalizzante e prioritario, da difendere comunque>>. 
Il sospetto si presenta come un dubbio non basato su dati di fatto. Per giungere a dimostrare che il sospetto iintroduce l'arbittrio dell'autorità come instrumentum regni sub specie iuris, il Mereu parte dal concetto di fede come principio catalizzante che porta alla speranza di un domani migliore. La fede è rappresentata storicamente da una istituzione nella quale si condensano le speranze dei singoli e della collettività. La fede è gestita da una classe dominante <<che si proclama rappresentante e custode per mandato ricevuto>> e che è sostituita in un gruppo elitario il quale fissa in dogmi una ortodossia alla quale tutti devono sottostare come dovere personale. La devianza è l'allontanamento dall'ortodossia, è il libero pensiero, Se il deviante persiste nella sua idea allora si giunge all'eresia dichiarata, per la quale sono previste la ritrattazione o l'abiura o la condanna o l'eliminazione fisica. 
Esistono, dei gradi intermedi: <<che hanno come fondamento il sospetto dell'autorità>> identificabili in due figure giuridiche: il sospettato e il fiancheggiatore ambedue sono possibili collaborazionisti del deviante. Contro queste persone la società reagisce con l'intolleranza, <<cioè l'esclusione totale dal consorzio civile e dalle leggi comuni>>. 
L'istituzionalizazione dell'intolleranza fa di ogni oppositore e di ogni deviante un criminale. Questo modo di agire è racchiuso nel sintagma <<consenso o repressione>>. 
Il Mereu ha scelto come campo della sua indagine la reprssione del dissenso religioso da parte della Chiesa cattolica romana dal 1542 al 1642 e la motiva in questo modo: <<La Chiesa cattolica è la prima istituzione europea che ha tradotto in leggi i concetti di fede, ortodossa, scisma, eresia, apostasia. <<Del pari il sospetto, come tutto il sistema processuale penale e gli istituti che a quel concetto si richiamano non sono che un'invenzione della Chiesa, fatta - in un primo tempo - per combattere "l'eretica pravità", ed estesa, al potere laico, che se ne è appropriato, a tutte le forme di "devianza" politica che contrastino con la linea "totalizzante" ortodossa imposta da chi sta a capo delle istituzioni. Ed ecco perché lo chiameremo il modello cattolico>>.
Paolo III indice il Concilio di Trento "la magna carta" dell'integralismo cattolico>>; la Chiesa  tridentina esige dai suoi intellettuali un rigoroso conformismo; si assiste alla cenralizzazione del potere della Chiesa con l'istituzione delle congregazioni e il livellamento della religiosità secondo le norme stabilite dall'autorità. 
Il Concilio di Trento è, probabilmente il più importante proprio per le definizioni dogmatiche e perché diede l'avvio aa quel processo di riforma cattolica che ebbe così importanza nella formazione intellettuale dele persone di cultura del periodo. 
La Chiesa <<rinata>> del tridentino è strutturata giuridicamente e dogmaticamente. Ma altrettanto rigidamente si pone il rifiuto di qualsiasi apertura nei confronti ddel mondo riformato; vi è una demonizzazione della costante cristianità e di ogni forma di eresia compresi culti non cristiani e la stregoneria. 
La Controriforma vede l'azione di restaurazione della potenza temporale della Chiesa e l'irrigidimento della sua autorità. Un margine estremamente stretto di autonomia è lasciato al singolo: la coscienza dell'individuo è incanalata, consigliata da struttre devozionali e caritative, confraternite, congregazioni, enti assistenziali. La singoola pietà viene indirizzata verso il prossimo, fino a giungere a una pietà corale, esteriore, edificante, salvifica, barocca. L'interiorità, la perfezione nell'ascesi, la contemplazione, il distacco dal mondo sono ideali caduti in disuso e anche la mistica, come abbiamo potuto appurare in precedenza, ne risente. 
Ma è soprattutto la libertà di pensiero la grande vittima del movimento di riforma cattolica, vittime eccellenti, da Giordano Bruno a Galileo, a Giansenio e molti altri pagarono, chi con la vita, chi con la dignità le proprie ideee. Una struttura di potere non può consentire che si levino voci di dissenso troppo acute, ma nel caso della Chiesa cattolica, il condizionamento mentale e la lotta all'eresia fu condotta con metodi discutibili, furono infatti plagiate le coscienze delle classi intellettuali con l'imposizione di una condizione gesuitica e pietista, con una componente di paura del diverso che diventa fobia, e spinge all'intolleranza verso qualsiasi forma di devianza. E' questo il periodo di maggior violenza del fenomeno denominato caccia alle streghe, dello sterminio di una parte di popolazione, portatrice, a mio parere, di una cultura alternativa, non catolica, pagana, insomma, in ultima analisi, deviante. 
Le fonti delle quali il Mereu si serve sono: 
- Le bolle, le memorie, le relazioni, le sentenze sull'impiego della tortura per la repressione dell'eresia emamante dai papi da Paolo III a Urbano YIII. 
- Il pensiero dei pontefici e dei Padri della Chiesa nel IV e V secolo e la contemporanea legislazione sull'eresia. 
- La legislazione medievale della Chiesa, in particoalre quella sulla repressionedell'eresia ricavata dalle Decretales Gregorii IX, dal Liber Sextus di Bonifacio VIII (1298), dalle Clementinae di Giovanni XXII (1317) e dalla raccolta nel Directorium dell'Eymerich-Pena, insieme alla Glossa ordinaria e a quella dell'Ostiense e dall'altra Giovanni d'Andrea (per le decretali); alla Glossa Ordinaria e a quella dell'Arciridiacono per il Sesto; e alla sola Glossa per le Clementine, con il commento e le spiegazioni di Eymerich e di Pena. 
- I decreti della Congregazione Romana del Sant'Uffizio; i manuali inquisitoriali e i contemporanei scritti di giurusti laici in materia di eresia. 
Gli inquisitori sono <<come delegati di una potenza che controlla tutta l'Europa "intellettuale" - i primi a mettere in pratica, in Francia e in Italia, in Spagna e in Germania, le disposizioni "nuove" impartite dai pontefici sulla repressione dell'eretica pravità, sono loro i primi a sperimentare l'efficacia risolutiva del sistema inquisitorio, i primi a valersi del segreto d'ufficio e della delazione come mezzo normale d'inquisizione, i primi a servirsi, per un semplice sospetto, dell'arresto e a praticare l'interrogatorio e la tortura; i primi ad avere usato il carcere come mezzo "preventivo" di coazione fisica e morale; i primi ad avere escogitato tutte quelle cautele legali con le quali è possibile torturare un uomo o tenerlo in prigione ad libitum, i primi ad avere impostato e portato a termine i processo scritto e non orale>>. 
Il Sacro Arsenale del Masini, opera giudicata importante <<non solo perché è stata scritta in lingua italiana, ma perché ci dà il "modello" di tutte le pratiche che bisognava compilare quandoo l'Inquisizione procedeva a un qualunque atto giudiziario>>. 
Il De haeresis di Prospero Farinacci, un laico, avvocato fiscale, che riassume la maggior parte dei testi precedentemente scritti sull'argomento. 
- I documenti sulle sentenze esegute a Roma e il testo della condanna di Galilei.
- Materiale iconografico. 
<<In queste opere l'intolleranza è presentata attraverso tre proiezioni ideologiche: 1)La violenza ingiusta. 2) La violenza giusta. 3) La violenza legale. 
<<La violenza ingiusta è quella usata dagli eretici contro l'istituzione-madere e i suoi fedeli. La violenza giusta è quella usata dall'istituzione-Chiesa e dai cattolici contro tutti i devianti e gli eretici. La violenza legale è rapprsentata graficamente in alcune delle forme in cui essa è istituzionalizzata>>. 
Sospettare e punire è il modus agendi della nuova Inquisizione. 
<<Il 21 luglio del 1542, con la bolla Licet ab initio, Paolo III fonda qella che, in seguito, da Sisto V sarà chiamata la Congregazione della Santa Inquisizione dell'eretica pravità. Il 9 gennaio del 1642 muore in Arcetri (Firene) Galileo Galilei che, dieci anni prima perché sospetto eretico, <<spontaneamente>> era stato costretto ad abiurare, ed era stato condannato alla pena del carcere, trasformata poi in "domicilio coatto". Tra i due fatti, quasi a segnare lo zenit di una politica, c'è nel 1600 l'arsione al rogo di Giordano Brunoin Campo dé Fiori a Roma, avvenuta sotto il pontficato di Clemente VIII>>. 
La nuova Inquisizione prende dunque il via dalla bolla del Farnese, con un lucido piano politico che culminerà con il Concilio di Trento. Paolo III fonde l'antica Inquisizione medievale con quella moderna spagnola, e l'ibrido che ne nasce ha requisiti comuni in tutte le città non solo italiane, ma anche europee, fondando quella che si può definire una unità d'Italia non politica bensì poliziesca. 
Gli strumenti sono: <<Arbitrio assoluto dell'autorità nell'incriminare una persona, persecuzione con gli stessi mezzi usati nel Medioevo contro quanti l'autorità sospetterà in qualche modo di avere una certa autonomia intellettuale, messa in opera di nuovi strumenti repressivi, come la censura preventiva sui libri, le sanzioni finanziarie e penali per i tipografi e i librai; la pubblicazione di un Indice con indicati i librii proibiti; controllo su tutti i diversi valendosi dei mezzi legali più opportuni; uso dell'autortià laica come braccio secolare per mettere in esecuzione i deliberata dell'Inquisizione.
Una volta definiti gli strumenti, Paolo III passa a identificare gli obiettivi. 
<<Il 10 gennaio 1542 - quattro mesi prima della convocazione del Cocilio di Trento, Paolo III emana la bolla In apostolici culminis dove si autorizzano gli Inquisitori dell'eretica pravità a procedere contro quanti asseriscono e predicono predisposizioni sospette, scandalose, pericolose, erronee, che sanno d'eresia, discrepanti per qualunque ragione dall'insegnamento della Chiesa, dalla pietà cristiana e non conformi ai buoni costumi. Le disposizioni sono applicabili a tutti, esclusi i vescovi>>. 
Paolo III aveva capito che era irrimediabilmente finito il tempo della Res publica Christiana, e che la Chiesa cattolica aveva ormai perduto la sua unicità e il monopolio dell'ortodossia. 
Per mantenere almeno la parte che ancora restava cattolica Paolo III iniziò una politica fortemente accentratrice. 
<<La Sacra Congregazione della romana e universale Inquisizione ossia santo Uffizio sarà il prototipo di questa nuova struttura>>. 
Fare parte del Collegio della Congregazione significa poter decidere della vita, della morte e disporre dei beni di una persona, distruggere carriere e fortune, disfare famiglie, significa ottenere feudi e investiture, significa avere la giurisdizione su tutta la terra e su tutte le persone, anche su potenti laici e religiosi, vescovi e persino cardinali, significa poter nominare i procuratori fiscali, i notai e tutto il personale necessario fra i propri uomini di fiducia. Alla nuova inquisizione <<è affidato il compito di provvedere all'eliminazione del dissenso e dell'eresia. Nessuno le si può opporre e niente può contrastarne l'azione: la Congregazione è al di sopra della mischia>>.
Gli inquisitori <<ad arbitrio potranno condannare chiunque solo che lo vogliano. La loro potestas è basata sulla legge, che consente loro di arrestare, imprigionare, torturare e condannare chiunque, anche basandosi solo sul sospetto. Praticamente il loro potere non ha nesun limite, neppure quello della morte, perché potranno processare anche i defunti e farne bruciare i resti. Il pontefice riserva per sé solo il diritto di grazia>>. 
La Chiesa si avvale cioè del braccio secolare per l'esecuzione delle sentenze di eresia. L'eretico è considerato un pericolo per l'ordine sociale, se s'identifica la prosperità della Chiesa con la sicurezza dello Stato. 
Il Codice Teodosiano <<Sono chiamati con il nome di eretici e devono sottostare alle sanzioni per queste previste coloro che furono scoperti davanti alla linea della religione cattolica>> quindi si possono considerare eretici tutti i diversi, i maghi, gli indovini, le streghe, gli zingari, i mori, gli ebrei, gli omosessuali. Tra i bersagli dell'Inquisizione vi sono anch coloro che diffondono le idee condannate o contrarie alla morale, cioè gli editori e stampatori, persino i controversisti che riportano le tesi eretiche per contraddirle. 
Solo gli inquisitori possono leggere i libri eretici. Nel 1554, con la bolla In multis depravatis Giulio III annette fra i reati perseguibili da parte dell'Inquisizione che la bestemmia, per la quale sono previste la perforazione della lingua, tre anni ai remi, la fustigazione, e nel caso di nobili una multa, la perdita di titoli, benefici e dignità, l'impossibilità di fare o beneficiare di un testamento, il bando da Roma per tre anni 
Con Paolo IV balli e feste divengono sospetti, e viene colpito dall'Inquisizione anche il resto di simonia, intendendo il pagamento per l'amministrazione dei sacramenti, l'ordinazione di minorenni, a la vendita di cariche e benefici ecclesiastici. 
Con Sisto V l'Inquisizione si istuzionalizza in una congregaione. 

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lunedì 7 maggio 2018

Violenza sinonimo di debolezza


L'Inquisizione e l'uso della tortura da parte di questa sono stati a lungo studiati dal diritto; l'opera di frà Eliseo Masini è stata esaminata e commentata da Italo Mereu, titolare della cattedra di Storia del diritto italiano nella facoltà di giurisprudenza dell'Università di Ferrara. 
Storia dell'intolleranza in Europa (Milano, 1990, II edizione) nasce come saggio di storia, dedicato al <<volto demoniaco del potere>>. Studia le forme di violenza che hanno costituito uno dei cordoni dell'ordinamento penale che può essere riassunto nella formula: consenso o repressione. 
Due istituzioni fondanti la formula sono il sospetto e l'intolleranza, matrice del sospetto stesso. 
Sia il sospetto sia l'intolleranza sono sempre stati due degli aspetti dei quali la ragion di Stato si è servita per ottenere un consenso per eliminare gli oppositori.
Da La tortura. Di Laura Rangoni

Chi usa la violenza per eliminare gli oppositori, è consapevole di essere molto, molto debole, a livello sociale, psicologico, personale, Se si opera nel giusto, sono sufficienti la decisione e la determinazione, è molto più saggio giungere a compromessi, per arrivare al bene comune. In un'atmosfera di pace, il "marcio" si autoelimina.
Madame Vrath

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La tortura. Il tribunale dell'Inquisizione. Il modus operandi degli inquisitori

LA TORTURA

IL TRIBUNALE DELL'INQUISIZIONE

Il modus operandi degli inquisitori



L'Inquisitore era direttamente dominato dal papa e unicamente ad esso doveva rispondere di ogni azione; il pontefice era quindi l'unica autorità in grado di rimuoverlo dalla sua carica. 
L'inquisitore generale era in possesso dell'autorità di stabilire il regolamento interno del tribunale, disponeva del potere di dominare e destituire gli inquisitori, inoltre era l'unico in grado di acettare gli appelli e concedere la grazia. 
Il Consiglio della Suprema Inquisizione, che manteneva uno stretto rapporto con i tribunali del distretto, e che sarebbe diventato il referente primario dei singoli inquisitori. 
Nei tribunali erano attivi anche volontari, zelanti uomini di fede che presentvano gratuitamente la loro opera in aiuto dell'inquisizione locale. Costoro operavano con grande impegno, convinti di fornire un solido contributo alla lotta contro l'eresia e il male, e si adoperavano soprattutto per risolvere le questioni pratiche relative allo svolgimento dei processi. 
I tribunali vescovili avevano una notevole competenza teoogica, di contro i tribunali secolari applicavano le leggi senza osservare le norme morali e la cautela giuridica che, almeno in teoria, avrebbe dovuto essere la prerogativa principale del Tribunale dell'Inquisizione. Il papato riconobbe ai giudici ecclesiasticiun'autonomia su ampie regioni senza limiti diocesani o locali, inoltre avrebbero dovuto rispondere esclusivamente al papa. 
Gli inquisitori, svolgevano indagini in quei luoghi in cui era richiesto il loro intervento, quando venivano a consocenza di un eventuale sospetto di eresia, grazie alle informazioni provenienti dai parroci. 
Quando l'inquisitore arrivava nel luogo dove viveva il sospetto dava inizio al cosiddetto tempus gratia: attraverso un sermone generale invitava tutti i parrocchiani a fornire notizie sull'eventuale pesenza di streghe ed eretici. Il periodo durava circa un mese e in quel lasso di tempo erano accolte le testimonianze ed eventualmente chi si costituiva dichiarandosi colpevole. Costoro, erano condannati a pene di carattere spirituale. Gli accusati dai testimoni erano arrestati e quelli introvabili venivano riconosciuti contumaci.
Gli accusati dovevano comparire davanti al tribunale costituito da un ordinario diocesano, dell'inquisitore locale e dal consiglio di cui facevano parte chierici e giureconsulti. Non era prevista la presenza di un avvocato difensore, in quanto lo stesso papa Innocenzo III aveva proibito l'intervento dei difensori. 
Quando le prove a carico deglli accusati non erano del tutto convincenti e sia la detenzione sia la tortura non avevano sortito risultati soddisfacenti, allora era prevista la scarcerazione. Nel diritto canonicoper <<braccio secolare>> si intende il riconoscimento e l'ausilio prstato dall'autorità dello Stato all'esercizio della iurisdictio ecclesiae: in pratica del potere esercitato dal giudice oer rendere esecutive quelle sentenze e le ordinanze  dei tribunali ecclesiastici, o le pene che la Chiesa non può impedire ed eseguire. 
L'inquisitore, esibiva al signore del luogo una lettera di delega papale: il potere locale doveva collaborare, fornendo parte degli ufficiali, che costituivano la guardia del corpo dell'inquisitore. A quel punto egli nominava la sua corte, che era composta da un vicario, commissari, alcuni boni viri, che formavano una sorta di guardia, guardie per la prigione e notai, quindi procedure agli interrogatori dei sospetti e all'esame dei testimoni dell'accusa. 
Dl XIV secolo l'Inquisizione divenne una componente effettiva dell'organizzazione giuridica e amministrativa della Chiesa: si affermò in quasi tutto l'Occidente cristiano, fatta eccezione per la Gran Bretagna, la Castiglia e la Scandinavia. 
Il Tribunale divenne ben presto un organismo estremamente burocratizzato, che seguiva  una procedura stereotipata: fatta di lunghissimi verbali compilati seguendo scrupolosamente i manuali per gli inquisitori, nei quali erano fissate le norme e le indicazioni per un corretto svolgimento delle indagini e della procedura.
I crimini indagati dagli inquisitori possono essere raccoltientro due ambiti ben precisi, quelli del <<pensare>> e quelli del <<sentire>>. Erano riconoscibili gli atteggiamenti eretici espressi con parole, scritte rituali; nel secondo erano prevalentemente raccolti peccati relativi alla sfera sessuale.
Alcuni storici tendono a ridimensionare la portata distruttiva dell'Inquisizione, sostenendo che i tribunal cercarono di condannare a morte il meno possibile. L'attteggiamento, se anche a voltte si è verificato, non era comunque determinato da volontà di tipo umanitario, ma soprattutto da motivi politici, in quanto une ccesso di condanne avrebbe messo in cattiva luce  il potere ecclesiastico. 
Nel 1521, Leone X minacciò di scomunica il Senato di Venezia che cercava di limitare i poteri degli inquisitori di Brescia e di Bergamo. 
L'Inquisizione si affermò in particoalare nell'Europa del Centro-sud: in quei paesi in cui era più ecidente la paura del complotto religioso e la lotta contro l'eresia, pertanto dove vi era un tentativo particolarmente fertile nell'applicazione della repressione contro gli adepti del male. 
Le sentenze prevedevano tre tipi di pene: spirituali, giudiziarie e corporali. Le prime andavano dall'abiura a penitenze di vario genere; le seconde potevano risolversi con multe di vvaria entità fino a confisca dei beni; le stesse andavano dalla detenzione alla condanna a morte. 
L'Inquisizione, fu un'istituzione con diverse facce, ognuna delle quali contrassegnata da ruoli e funzioni differenti. 
Nel 1814 Pio VII, reintrodusse la Sacra Inquisizione per <<blasfemia, immoralità, atteggiamento irrispettoso verso la Chiesa, mancata partecipazione alle festività, abbandono della vera fede>>. Nel 1829 chiunque, negli Stati pontifici, detenesse un libro scritto da un eretico doveva essere trattato come tale. 
Pio VII ha comunque il merito di aver ufficialmente proibito, nel 1816, l'uso della trotura nei tribunali dell'Inquisizione e di aver vietato i roghi. 
Ancora nel 1856, Pio IX permetteva e favoriva scomuniche, confische, bandi, prigione a vita e, nei casi più gravi, condanne a morte inflitte a volte segretamente. E fino a tutto il 1870 i processi continuarono di fronte alla <<Santa Consulta>> con le stesse modalità: solo preti tra i giudici, mai confronti con i testimoni, mai avvocati difensori. 
Riorganizzata da papa Pio X con la Costituzione Sapienti Concilio, del 29 giugno 1908, la vecchia Inquisizione è stata riformata da Paolo VI (1963-1978) con il motu proprio Integrae servandae, del 7 dicembre 1965, che ne ha anche mutuato il nome in Sacra Congregazione per la dottrina della fede. 
Durante il Concilio Vaticano II (1962-1965), la Ciìongregazione del Sant'Uffizio assume l'attuale nome di Congregazione per la dottrina della fede e dei costumi (1965). 

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La tortura. Il tribunale dell'Inquisizione. L'Inquisizione romana

LA TORTURA

IL TRIBUNALE DELL'INQUISIZIONE

L'Inquisizione romana



Nel secolo XVI, di fronte al pericolo rappresentato dalle nuove eresie di Martin Lutero e di Giovanni Calvino, la Chiesa cattolica intervenne ancora una volta con energia. 
Tra gli inquisitori vi sono più giuristi che teologi, però dalla metà del XVI secolo si registrò un'opposta tendenza, in relazione al nuovo gravissimo pericolo di eresia rappresentato dalle teorie luterane e calviniste e dall'affacciarsi nella storia della fobia per il demonio, e la conseguente caccia alle streghe. 
L'Inquisizione romana venne istituita da Paolo III (Alessandro Farnese) con la bolla Licet ab initio del 21 luglio 1542. Egli riorganizzò il sistema inquisitoriale medievale e istituì la Congregazione della sacra romana universale Inquisizione o Sant'Uffizio. 
A Roma si costituì un ufficio centrale al quale fu affidata la giurisdizione di tutta la cristianità: fu istituito alla vigilia del Concilio di Trento: da allora venne detta Sant'Uffizio e gli fu affidato il compito specifico di combattere le correnti protestanti.
<<Un'inquisizione medievale riorganizzata secondo i principi di quel centralismo che s'era dimostrato valido in Spagna. Si pensava così di eliminare gli ostacoli che l'avevano paralizzata in passato: assenza di ordinazione fra i tibunali, insufficiente circolazione delle informazioni, politica contraddittoria del papato, che a volte appoggiava gli inquisitori e altre volte annullava le loro decisioni>>. 
Alcuni Stati, la Francia e la Spagna ad esempio, consideravano il Tribunale dell'Inquisizione espressione di un potere straniero e pertanto si opposero alla sua giurisdizzione nei loro territori. 
Fu la prima delle Sacre Congregazioni e composta da cardinali, uno dei quali, Gian Pietro Carafa, futuro Paolo IV, nella sua qualità di <<inquisitore generale>>, equipaggiò, un apposito edificio per lo svolgimento dei problemi, con una camera di tortura, poiché, secondo il Carafa, nessuno doveva né poteva tollerare l'avanzata dell'eresia. 
Eletto papa nel 1555, il Carafa racchiuse gli ebrei ei ghetti, ordinò la pena del rogo per i sodomiti alle donne di varcare le soglie del Vaticano. 
L'Inquisizione romana, oltre ai problemi di dissidenza religiosa, si interessò anche di delitti diversi, quali appunto la stregoneria e la magia, oltre al controllo delle conversioni di ebrei e musulmani. 
La sua autorità continuò con una certa vitalità nel XVII secolo, andando lentamente scemando nel secolo successivo.Gli stati costituzionali prodotto dalla Rivoluzione francese di fatto furono gli artefici dello smantellamento del Tribunale dell'Inquisizione.  

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