LA TORTURA
La donna, il corpo, la strega
La patristica
Sant'Agostino
Una sistematica condanna di tutto ciò che attiene al sesso viene a riempire opere di teologia e morale dei Padri della Chiesa, ponendo le basi sulle successive condanne e persecuzioni, come nel caso eclatante della lotta inquisitoriale contro le donne-streghe.
I Padri sono anche i maggiori responsabili della riduzione del matrimonio e della sessualità a mero sfogo carnale.
Clemente Alessandrino, gnostico, che insegnò ad Alessandria all'incirca dal 120 al 140 d.C. , sottomette il corpo e le sue funzioni a una morale di tipo stoico-gnostico; il piacere è un avversario pericoloso, il matrimonio è finalizzato alla procreazione, quindi la soddisfazione dei sensi non è lecita nemmeno nel letto coniugale: <<Commette adulterio con la propria moglie colui che nel matrimonio ha rapporti sessuali come quelli che si hanno con una prostituta>>.
Gregorio di Nissa, vescovo sposato, morto nel 395 d.C. nega che Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre abbiano avuto rapporti sessuali. All'inizio, infatti, l'uomo era senza passioni.
Secondo Giovanni Crisostomo, morto nel 407 d.C., il matrimonio, <<questo abito mortale e da schiavi>> ebbe origine dalla disobbedienza, ed è quindi strettamente collegato alla morte. Anche l'idea che Giovanni ha della donna, rientra nella mentalità ginofobica del tempo: <<Vedi quanti vincoli d'amore ha stabilito Dio? E questi vincoli egli pose alla natura come pegno di concordia. Da principio egli aveva stabilito una sola autorità, quella dell'uomo sulla donna. Ma poiché la stirpe umana decadde in molto disordine, egli stabilì nuove autorità, quelle dei padroni e dei magistrati: tutto per amore. E affinché in ogni cosa vi fosse molta concordia, onorando l'uomo col concedergli autorità ed eccellenza sopra la donna, e dando alla donna un arma di difesa nella concupiscenza e, comune a entrambi, il dono della figliolanza, procurò loro, un altro strumento di unità nello scambievole amore. Non tutto egli permise all'uomo, né tutto permise alla donna: ma divise fra ciascuno ogni cosa, assegnando alla donna la casa, all'uomo il foro: all'uomo assegnò il compito di procurare gli alimenti, egli infatti coltiva la terra, e alla donna quello di provvedere al vestire, a lei infatti si addicono la tela e la conocchia. Fu Dio stesso a dare alla donna la sapienza del tessere. La mollezza di molti ha indirizzato al telaio anche gli uomini, ha messo nelle loro mani la spola, il filo e l'ordito. Anche così, tuttavia, rifulge la provvidenza dell'economia divina. Della donna continuiamo ad avere bisogno anche in altre cose, altrettanto necessarie, e anche in ciò che conserva la nostra vita abbiamo bisogno degli esseri inferiori>>.
Paolo sosteneva che il matrimonio è un remedium concupiscentiae.
Dopo avere sconsigliato a coloro che sono sposati la continenza, egli continua: <<La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie. Non astenetevi tra voi. Questo però vi dico per concessione. Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo chi in un altro. Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; ma se non sapranno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere. Agli sposati ordino, non io ma il Signore: la moglie non si separi dal marito - e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito non ripudi la moglie>>.
L'interpretazione rigorosa di questo passo porta Ambrogio nel De Virginibus, a una esasperata esaltazione della verginità, a detrimento del matrimonio, anche se questo ha comunque come fine unico la procreazione ed è un male necessario del quale liberarsi appena sia possibile: <<Io non intendo sconsigliare il matrimonio, ma espongo i vantaggi della verginità. Altro è esigere, altro è ammirare. Quella, se si sposa non pecca: ma questa, se resta vergine, sarà tale in eterno. La è un rimedio all'umana fralezza, qui è la gloria della castità. Quella non è suscettibile di rimpriovero, ma questa è degna di lode. Poniamo ora a confronto, i beni delle maritate con i beni delle vergini, anche minimi. Si vanti pure la gentildonna di avere molti figli: quanti più ne ha dati alla luce, tante più sono le sue sofferenze. Enumeri pure le consolazioni che vangono dalla prole, ma conti anche le molestie che le procura ma voi, o vergini beate, che siete ignare di tali cose che sono piuttosto tormenti che ornamenti, voi che portate il volto soffuso di santo pudore e andate adorne della vostra purezza, voi non siete schiave dello sguardo degli uomini, e non fate dipendere i vostri meriti dai loro falsi giudizi. Avete pur voi da lottare per la vostra bellezza, ma per essa militano i pregi delle virtù, e non pa può distruggere la vecchiaia, né la morte ribarla, né la malattia sfigurarla. Dovete chiedere come giudice della vostra avvenenza Dio solo. A voi sono ignoti i disagi della gravidanza, i dolori del parto, e tuttavia il cuore pietoso di colei che considera tutti come figlioli è tosto più ricco di numerose discendenze; è feconda di posteri e sgerile di orfanim ha eredi senza avere lutti>>.
Girolamo: <<E' cosa buuona per l'uomo non toccare donna>> per affermare: <<Perciò deve essere qualcosa di male toccare una donna. Se tuttavia si deve accondiscendere al matrimonio, è solo per evitare qualcosa di peggio>>. Parlando della vedova Blesilla, appena deceduta, in una lettera alla discepola Paola, Girolamo loda la defunta perché <<la perdita della verginità le causò maggior dolore della morte di suo marito>>.
Agostino di Ippona ha condizionato per secoli la morale cattolica, desessualizzando l'amore e avversando ogni forma di piacere fisico. E' appunto nel piacere insito nell'atto sessuale che avviene la trasmissione del peccato originale, quindi della dannazione e della morte. Quando Adamo ed Eva peccarono, si nascosero con foglie di fico il luogo dal quale era passato il primo peccato.
Dobbiamo ad Agostino una sessuofobia durata due millenni frutto della sua cattiva coscienza. Nel 387, Agostino scacciò la donna con la quale aveva convissuto da quando aveva circa sedici anni, e dalla quale, a diciassette anni, aveva avuto Adeodato. Questa donna <<l'aveva scovata la mia passione sregolata, ma era l'unica donna che io amavo. Nonostante egli l'avesse scacciata, lei, gli giurò eterno amore. Agostino, per definire il suo rapporto con la madre di suo figlio, usa questi termini: <<Un legame di amore sessuale dove nascono figli non desiderati, anche s poi essi, una volta nati, avvincono con l'amore>>.
Agostino racconta come avesse prestato molta attenzione ai giorni sterili della sua compagna, ma sbagliò i suoi calcoli, e si trovò padre di Adeodato. Questo suo comportamento, dopo la conversione si ribaltò completamente e Agostino divenne un fanatico demonizzatore della contraccezione.
Egli non voleva figli perché non voleva sposare la donna con la quale viveva. Anche la madre Monica si era messa di mezzo, cercando per il figlio una donna di rango adeguato, che però non aveva ancora l'età sufficiente per sposarsi, e riuscì a manovrare le cose in modo che la compagna di Agostino fosse allontanata. Riasto solo, egli si prese un'altra amante, in attesa che la promessa sposa raggiungesse l'età consentita. <<Quando colei con la quale condividevo il letto e che, per così dire, era di ostacolo al matrimonio, fu strappata dal mio fianco, il mio cuore, che le era attaccato, ne fu liberato e sanguinò a lungo. Ella era ritornata in Africa e lì aveva fatto votoa Dio, di non voler appartenere a nessun altro uomo. Il figlio che io avevo avuto da lei rimase con me. MA io disgraziiato non fui neanche capace di imitare l'esempio di questa donna. Poiché avrei dovuto aspettare due anni prima di sposarmi, non volli sapere di questa attesa, non desideroso di nozze, ma schiavo della sensualità. Me ne procurai un'altra. Ma la ferita che era stata aperta in me per la separazione precedente non si rimarginava, ma dopo il bruciore e lo strazio più aspro, imputridiva. Causava meno dolore, ma era senza più speranza>>.
E' evidente in Agostino una rimozione del complesso di colpa, che lo protò a disprezzare il piacere sessuale e coloro che avevano saputo così bene procurarglielo. Egli diede origine all'idea, che la donna fosse solamente uno strumetno per il piacere dell'uomo. Questo modo di pensare ebbe molta fortuna.
La procreazione, secondo Agostino, è la sola utilità della donna, poiché da un punto di vista intellettuale e spirituale essa non serve: sia come aiuto nel lavoro manuale sia come compagnia nella solitudine, il partner ideale di un uomo è un altro uomo. Ma la procreazione, presuppone che si provi piacere durante l'atto, e quindi che si cada nel peccato. In paradiso: <<Senza una brama illecita, ma con piena tranquillità dell'anima e del corpo, il marito sarebbe penetrato nel grembo della moglie>>. In questo mondo, l'uomo è schiavo delle passioni, e il corpo ha delle reazioni che la mente non è in grado di controllare. La disobbedienza delle membra del nostro corpo dalla volontà è lo specchio della disobbedienza dell'uomo a Dio. Dalle parole di Paolo <<non astnetevi tra voi>> si passa a una precisa regolamentazione dei rapporti sessuali proibiti che, sempre secondo Agostino, sono la domenica, i giorni di festa, ii periodi di digiuno, nel catecumeno, nelle ore di preghiera. La donna infatti rappresenta un altro pericolo gravissimo: distoglie gli uomini dalla preghiera.
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