LA TORTURA
La donna, il corpo, la strega
Il luogo di azione della tortura è il corpo. Esaminando i processi per stregoneria nei quali è stato fatto uso di tortura si evince che una grande parte delle torture alle presunte adepte di satana sono di tipo sessuale. La carne delle donne diviene il terreno ideale nel quale sfogare una misoginia antica, che ha le sue radici nel disprezzo per il corpo femminile.
Quando si parla di universo femminile è opportuno comprendere l'origine della visione negativa della donna da parte dell'<<altra metà del cielo>>, visione che ha la sua origine nel disprezzo per il corpo femminile. Questo disprezzo ha radici antiche, non cristiane, ma mentre per i cristiani è riportabile alla caduta genesiaca e al peccato originale, con conseguente punizione, per gli antichi ha motivazioni di carattere medico-fisico.
Tracciare anche solo pochi cenni sulla visione del corpo femminile significa imbattersi in una storia di emarginazione negativa progressiva di alcune parti anatomiche e di alcune funzioni fisiologiche, in particolare tutto quanto ottiene alla zona genitale.
La zona sessuale, risulta essere uno dei principali campi di denigrazione da parte maschile, e che sarà in ambito cristiano, il bersaglio di teologi, Padri della Chiesa e, infine, inquisitori.
Gli antichi
Il maitre à penser di questa storia, come di tutto quello che viene definito il <<pensiero moderno>>, Aristotele, nel De Generatione animalium per primo sostiene: <<Come i figli dei padri mutilati a volte nascono mutilati e altre no, così i figli nati dalle donne a volte femmine e altre, invece, maschi. La donna è, e sempre stata, un maschio mutilato, e la catatemia, è seme, ma non allo stato puro; c'è un sola cosa che in lei non può essere trovata: il principio dell'anima>>.
Platone ritiene che i desideri e i piaceri, specialmente quellidi tipo sessuale, siano mezzi per macchiare, contaminare l'anima.
Se consideriamo la polemica atiepicurea, notiamo che molti autori, quali Dioegene Laerzio, Plutarco e persino Cicerone considerano la carne sempre più specificatamente fonte di una sensualità sfrenata che impedisce la libertà dell'anima.
Secondo Diogene Laerzio l'uomo ha rapporti sessuali <<quando vuole debilitarsi>>. Il sesso sarebbe quindi nocivo per la salute degli uomini in quanto provocherebbe una perdita di energia.
Ippocrate, nell'Epidemia parla di un giovane morto in seguito a una eccessiva attività sessuale, poiché la eprdita di massicce quantità di sperma porta alla tabe dorsale e al decesso.
<<Nel LXX ha inizio la divisione del cosmo in due sfere, quella degli spiriti e quella della carne. Questo dualismo cosmico non è il contrasto greco tra nous divino e soma materiale. Si avicina all'idea persiana secondo la quale vi è un mondo spirituale che si celebra sopra a quello terreno. Ma qui l'unica essenziale linea di distinzione, passa attraverso entrambi, e si può quindi parlare di dualismo etico. Invece, nell'ulteriore sviluppo del dualismo cosmico nel giudaismo, acquista sempre più rilievo la distinzione veterotestamentaria tra creatore e creatura peccatrice>>.
Nel III secolo d.C. s'impone la scuola filosofica della Stoà, che rivoluziona la positiva visione greca del corpo e del piacere come naturale inclinazione della vita umana. Gli stoici mettono in discussione anche il matrimonio, una concessione da farsi a coloro che non riescono a sopportare la castità.
Girolamo, cita Seneca: <<L'amore per la moglie di un altro è sempre turpe, ma vergognoso è anche amare la propria moglie in modo eccessivo. Il saggio, nell'amare la propria moglie fa valere la ragione e non la passione. Egli si oppone all'assalto delle passioni e non si lascia trasportare in un rapporto passionale con la propria moglie. Non vi è nulla di più turpe che amare la propria moglie come si amerebbe un'adultera>>.
Nella Prima Lettera a Timoteo acnche Paolo prende posizione contro i rigori della gnosi: <<O Timoteo evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza, professando la quae taluni hanno deviato la fede>>.
Per gli gnostici il corpo è un cadavere dotato di sensibilità, un sepolcro che ci portiamo dietro. L'anima dell'uomo viene da Dio, è una scintilla di luce prigioniera; il corpo, che ne è la prigione è un prodotto dei demoni.
Già Platone aveva parlato del corpo come prigione dell'anima, ma questo concetto è esapserato dalla gnosi, che per prima demonizza ogni realtà corporea e materiale, determinando la fine del pensiero antico, e influenzando la filosofia a venire, plasmando sui suoi concetti il neoplatonismo.
Porfirio (Vita di Plotino) dice del fondatore del neoplatonismo: <<Sembrava vergognarsi di avere un corpo>>.
La gnosi s'impone, basandosi anche sui concetti elaborati, nel mondo ebraico, ad esempio la setta di Qumran. La carne è vista come fattore essenziale della caducità dell'uomo e bassezza di ogni cosa creata. Vi è un pessimismo di fondo: <<Chi è carne, ne è degno e quale formato di fango è in grado di compiere questi prodigi, se fin dal seno materno vive nel peccato?>>.
Giuseppe Flavio (La guerra giudaica) scrive a proposito degli Esseni: <<Giudei di nascita si astengono dai piaceri come da un male, e praticano la temperanza come una virtù. Disprezzano il matrimonio, adottano perciò i figli degli altri quando sono ancora malleabili allo studio; si difendono dalla lascivia delle donne perché sono convinti che nessuna di esse rimanga fedele a uno solo. Né grida né bisticci disturbano la quiete della casa. Il silenzio che regna là dentro dà l'impressione a quelli che sono fuori di un mistro che merita timore. Questo silenzio è fatto di una sobrietà costante e dell'esercizio di prendere cibo e bevande solo nella misura necessaria. Sono fortemente persuasi che i corpi si corrompono e che non durano gli elementi dei quali sono composti, mentre le anime sono immortali e vivono sempre; a riguardo delle anime pensano che discendano da un etere molto leggero; quando sono liberate dai ceppi della carne si sentono come rimesse in libertà da lunga prigionia e volano verso l'alto con grande gioia.
<<Ma vi è anche un altro gruppo di Esseni convinti che chi non si sposa è come se amputasse la parte principale della vita. Essi ritengono che se tutti la pensassero a questo modo presto il genere umano scomparirebbe. Essi pertanto sottopongono le loro future spose a una prova che dura tre anni, e quando queste hanno dimostrato la loro fecondità, si conclude il matrimonio. Con la moglie rimasta incinta si astengono dall'avere rapporti sessuali.
Giuseppe Flavio dà una valutazione negativa del corpo, e ritiene che <<il piacere corporale suscitato dalla donna ha portato al peccato>>.
Filone, ritiene che le radici del male sono nelle orge del ventre, quindi nel consumo smodato di cibo e nella libidine del sesso.
Paolo è ben cosciente dei limiti umani, in ultima istanza, la salvezza non sta nella fuga dalla sessualità e nel rifugiarsi nell'ascesi. <<E' cosa buona per l'uomo non toccare donna; tuttavia per il pericolo dell'incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi tornare a stare assieme, perché Satana non vi tenti nei momenti di passione>>.
Bibbis di Gerusalemme: <<Polo riconosce la validità di quest'opinione per i celibi, ma ne contesta l'applicazione alle persone sposate, a cui viene sconsigliata la continenza>>.
I pensatori cristiani hanno sviluppato una congerie di teorie per spiegare teologicamente paure irrazionali e tabù, nascondendosi dietro a presupposte varietà di fede e dogmi. Si possono però riscontrare alcuni grossi filoni di pensiero:
1) L'ossessiva paura del peccato di origine sessulae e la conseguente avversione del piacere.
2) La demonizzazione della donna, essere inferiore per natura, creatura lasciva e tentatrice, naturalmente portata al sesso.
3) Il disprezzo per il matrimonio, considerato remedium concupiscentiae, e l'esaltazione del celibato come modello di verginità vicina a quella divina.
4) La mortificazione della carne come mezzo per onorare Cristo, tipico ad esempio della setta dei flagellanti medievali e degli asceti e mistici di periodi più tardi.
La mentalità dualistica di netta separazione di spirito e corpo, identificati sommariamente con bene e male, che ha ossessionato a lungo la storia del pensiero cristiano, in particolare cattolico.
Nella sfera religosa, la percezione del corporeo ha assunto toni drammatici di sofferenza, violenza, furore autolesionistico, che ha spinto autorevoli personaggi a macerare la propria carne in un estremo tentativo di liberarsi dalla fisicità per avvicinarsi alla perfezione divina.
Il processo di autotortura e di progeressiva scarnificazione, ottenuto con discipline rogorossisime, ha portato a considerare il corpo come campo di battaglia nella lotta contro il demoniaco e luogo di santificazione in terra. Martirizzando ogni facoltà sensoriale, si arriva alla purificazione: vengono eliminate le scorie di umanità che trascinano verso il basso l'anima e si accede così ad un mondo di piaceri paradisiaci, dove ogni aspetto della vita materiale, in particolare il sesso, è sublimato. E' evidente la stretta analogia che vi è tra tortura e automortificazione: in ambedue questi istituti il corpo è il veicolo attraverso il quale purgare le colpe, reali o immaginate.
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