venerdì 28 settembre 2018

L'inquisizione in Italia. I movimenti pauperistco-evangelici. Conversione e coercizione. Pietro di Bruis. Il monaco Enrico. Arnaldo da Brescia

L'INQUISIZIONE IN ITALIA 

I movimenti pauperistico-evangelici



Conversione e coercizione

Il papato che lottava contro re e aristocrazia signorile per la libertà e l'autonomia della Chiesa, stava assumendo sempre più una funzione di guida e supremazia nei confronti di tutta la cristianità occidentale e riuscì a coagulare attorno ai suoi scopi di rinnovamento istituzionale e di impegno interiore una serie di forze vive, come gli ordini religiosi riformati. mentre altri individui e gruppi non accettarono l'egemonia romana e clericale, spinti a questa scelta delel chiusure e incomprensioni di parte ecclesiastica. L'atteggiamento verso i dissidenti divenne sempre più intransigente e violento, Pietro il Venerabile che, pur convinto che la conversione devianti andasse cercata attraverso il ricorso alle autorità bibliche e patristiche e al ragionamento, ammetteva che nei confronti dell'eretico che non riconoscesse l'errore non restasse altro che impiegare la forza dei signori secolari per sopprimerlo. 

Pietro di Bruis

Agli inizi del secolo XII Pietro il Venerabile era preoccupato della predicazione semplice ed evngelica dell' ex prete Pietro di Bruis, che in circ vent'anni aveva raccolto mlti seguaci dal Delfinato e della Provenza, nella Francia meridionale e in Guascogna. Nel Contra Petrobrusianos hereticos l'abate cluniacense sintetizza questa nuova dottrina religiosa in cinque negazioni: rifiuto del battesimo ai bambini, inutilità delle chiese, delle croci, della celebrazione eucaristica dele preghiere per i defunti. Si tratta di una riduttiva qualificazione teologica che tende a sopprimere le motivazioni positive delle scelte petrobrusiane, per l'ex sacerdote la fede dipende da una scelta personale, e quindi è assente nei bambini, anche battezzati; Dio si può pregare allo stesso modo in tutti i luoghi, non solo nelle chiese; la croce è stata strumento di grande crudeltà verso Cristo e perciò non si può venerare. l'ultima Cena è avvenuta una volta sola e gli uomini non possono rinnovarla come sacrificio; i morti hannoo già esaurito la loro esperienza religiosa e quello che fanno i vivi per loro è influente per la loro slvezza. 
L'insegnamento di Pietro di Bruis fu visto come opposto alla tradizione cristiana e il comportamento suo e dei suoi seguaci fu percepito come <<un'ondata iconoclasta e dissacratoria>>. Pietro fu catturato e bruciato sul rogo, tra il 1132 e il 1139. O secondo un'elaborazione successiva, fu catturato mentre appiccava il fuoco a delle croci e poi ucciso. 

Il monaco Enrico

I suoi insegnamenti furono ripresi dal monaco Enrico, che verso il 1116 aveva lasciato il moastero per vivere chedendo l'elemosina e predicando, e che a Le Mans si scagliò, conntro il clero ricco e indegno, trovando molti seguaci tra il popolo e lo stesso clero. Egli proponeva, la redenzione delle prostitute e la scelta libera del matrimonio, non vincolato da interessi famigliari e pecuniari. Si ha notizia i un suo arresto e del trasferimento a un sinodo di Pisa nel 1134 e di un nuovo arresto nel Tolosano nel 1145.Contro di lui intervenne Berbardo, abate di Clairrvaux, accusandolo di eresia e di doppiezza: predicatore di successo di giorno, amante di prostitute e di donne sposate di notte. Si possono intuire i valori evangelici insegnati dal monaco Enrico: ogni cristiano è esponsabile del suo rapporto con Dio; i preti devono vivere in povertà e comportarsi bene, altrimenti i sacramenti perdono di validità; il cristiano ha l'obbligo di insegnare la fede e di amare il prossimo. Ma queste idee venivano percepite come pericolose e disorientatrici perché non rientravano nell'uniformità religiosa proposta dal clero. 

Arnaldo da Brescia


Arnaldo da Brescia 


Anche la perdicazione riformatrice radicale di Arnaldo da Brescia, con la sua esigenza di una Chiesa spirituale, povera e priva della potenza temporale, trovò all'inizio un certo seguito tra le gente delle città in Italia, nella Francia del Sud e nella diocesi di Costanza, e una decisa resistenza da parte delle autorità ecclesiastiche, tra cuui Bernardo di Clairvaux. Nel 1145 Arnaldo si recò in pellegrinaggio a Roma, dove si fermò per diffondere le sue intuizioni religiose. 
Le contestazioni e rivendicazioni di Arnaldo non erano di per sé molto diverse da quelle degli innovatori pienamente accettati dalla Chiesa, tra cuui Bernardo di Clairvaux, per le critiche alla Curia papale e l'esigenza di una vita religiosa povera e coerente con l'insegnamento del Vangelo, ma erano incompatibili con lo sviluppo di un'autorità ponttificia di tipo monarchico e con la subordinazione dei laici al clero. Il sistema ecclesiastico occidentale discriminava l'ortodossia dell'eresia proprio in base a queste formalizzazioni giurdiche, Il papa Adriano IV nel 1155 lanciò l'interdetto su Roma, chiedendo che Arnaldo fosse espulso dalla città. I dirigenti del comune accettarono. Catturato dall'imperatore Federico I, il canonico fu infine consegnato al papa. bruciato come Eretico e le sue ceneri gettate nel Tevere per impedire l'insorgere di un culto popolare sulla sua tomba. 
Questi gruppi pauperistico-evangelici di discreta diffusione locale e di breve durata. che pure proponevano un ritorno al Vangelo e alla povertà dei primi cirstiani, furono percepiti come un'insidia alla società cristiana che si andava strutturando ecclesiasticamente sotto la supremazia papale e contro di loro il clero e gli stessi laici cominciarono a usare prevalntemnte l'eliminazione fisica, quasi sempre con il rogo. 

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