LA TORTURA
MODALITA'. STATUTO GIURIDICO, APPLICABILITA'
Torture e reati
Spesso la tortura era usata come punizione di reati minori, la cui natura e gravità dipendevano da circostanze variabilida luogo a luogo e da tempo a tempo, e frequentemente non contemplati dai regolamenti del diritto comune. L'assenza di un vero e proprio processo rendeva l'uso della tortura una sorta di espiazione pubblica semplice e sbrigativa, comminata nella piazza del paese, nei sagrati e nei mercati affinché potesse essere di esempio.
FraL i reati punibili con la corda in pubblico si possono enumerare il gioco d'azzardo, il vagabondare di notte, il porto d'armi senza licenza, la bestemmia, il vvilipendio dei monistri del culto, il pettegolezzo, le ingiurie in genere, il turbamento dell'ordine pubblico, l'ubriachezza, tumulti e schiamazzi, le molestie e le offese agli ebrei e alle prostitute, la favorita evasione della carceri, la resistenza a ordini di espilsione, l'andare in giro in luoghi non permessi, il contrabbando, la tosatura delle monete, l'accattonaggio, il meretricio in pubblico, reati contro il buon costume e la pubblica decenza, sporcare le strade, frodi nel commercio, l'evasione fiscale, l'acquisto al mercato nero.
Fra gli strumenti di tortura in uso ve ne erano alcuni che prevedevano la berlina dell'imputato: è il caso ad esempio del <<violone delle comari>>, in uso in Svizzera ancora nel 1888 e dalle maschere d'infamia. Il primo consisteva in una forma di legno, o più raramente di ferro, nella quale venivano imprigionati i polsi e il collo. La sfortunata <<bisbetica>> veniva quindi trascianta per le strade e percossa con verghette. Le seconde, avevano forme strane e fantasiose, non di rado artistiche, e venivano applicate sul volto di donne ritenute litigiose o ribelli alla potestà maschile. A volte le maschere erano munite di congegni che entravano nella bocca della vittima e mutilavano la lingua e le labbra con lamette taglienti e aculei. Le vittime venivano esposte al pubblico ludibrio, quindi spesso venivano ricoperte di sterco e urina, mentalmente, ferite in particolare negli organi genitali, e percosse a volte in modo tale da provocarne la morte.
Altri strumenti di questo tipo sono le collane e i rosari per i fannulloni, i gioctori e i renitenti, esse consistono in pesanti bottiglie di legno o pietra per gli ubriaconi, pesi da bilancia per i commericianti che frodavano sul peso della merce, dadi e carte per i giocatori d'azzardo e cadaveri degli animali uccisi, lasciati fino alla putrefazione per i bracconieri.
La gogna aveva un uso simile e veniva usata spesso per gli ubriachi, richiusi in una bote chiusa sul fondo e rimepita di urina o acqua, oppure aperta in modo che il condannato potesse camminare per le strade, portandosi il peso della propria vergogna sulle spalle. La gogna più comune restava comunque il ceppo: la vittima, imprigionata mani e piedi, veniva esposta in piazza alla folla, che ne faceva bersaglio delle proprie tensioni. Era comune chhe si prelevasse dai pozzi neri lo sterco per imbrattare capelli, naso, bocca, oppure che si lanciassero sassi, che si ustionasse il malcapitato o gli si procurassero lacerazioni poi ricoperte di sale, o gli si facesse il solletico ai piedi o ai fianchi.
Tortura come mezzo di purgazione
La purgazione dell'infamia, laa dimostrazione della innocenza dell'imputato era uno degli utilizzi della tortura, sia per quanto riguarda i testimoni e gli accusatori che i complici. La Chiesa prevedeva la purgazione canocnica, che consisteva nel giuramento di un ecclesiastico, confermato da un certo numero di persone, per chi fosse stato accusato di qualcosa dalla pubblica voce, L'imputato, specie se sospettato di eresia, veniva prrima torturato, poi sottoposto alla purgazione, all'abiura e a pene variabili. La prestazione del giuramento serviva all'imputato per allontanare da sé i sospetti.
Tortura come mezzo di coercizione
La detenzione, la fustigazione e un'infinita gamma di piccoole pene corporali erano mezzi usati per piegare la volontà dell'imputato.
Il carcere, per le condizioni disumane, era una vera e propria forma di tormento: le celle erano piccole, sotterranee, prive di luce e di aria, spesso infestate da topi e altri animali, a volte immerse nell'acqua.
La territio, incutere spavento al soggetto mediante la minaccia verbale dei tormenti, o la preparazione degli stessi in sua presenza, con lo scopo d'indurlo a confessare senza doverle subire. Questa era subita dalle donne incinte, da persone deboli, vecchie o impuberi e malate, e da tutti coloro che, per la loro condizione di ecclesiastici o regolari, o persone di rango non potevano essere realmente sottoposte alla tortura.
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