mercoledì 25 aprile 2018

La tortura. Modalità, statuto giuridico, applicabilità. Il capro espiatorio

LA TORTURA

MODALITA'. STATUTO GIURIDICO, APPLICABILITA'

Il capro espiatorio



Il complesso meccanismo di creazione del capro espiatorio, che presenta due dimensioni ben precise: la difensiva e la catartica. Da parte dell'Inquisizione, trovare il capro espiatorio è un problema di autodifesa: da parte del popolo e di chi assiste al rogo o comunque alla pubblica esecuzione e accetta il soggetto come colpevole, si tratta di una catarsi, un metodo di espiazione delle proprie colpe, delle ansie collettive, delle grandi paure incarnate nel diverso, nel nemico dell'ordine prestabilito.
Il capro espiatorio è un mezzo di regolamentazione delle situazioni di crisi: nell'ambito di un sistema rigido come quello della società europea del XVI e XVIII secolo ogni piccola perturbazione ha risonanze enormi, non esistendo tolleranza, non esiste nemmeno adatttabilità della società al diverso. Esso può essere incarnato da un soggetto pericoloso ma codificato dalla propaganda come qualcosa di più pericoloso: lo sconosciuto. Quando lo sconosciuto rappresenta una minaccia, scatta il meccanismo di difesa ed esso diviene capro espiatorio. 
Questa figura deve possedere una dose di carisma per fare presa sui sentimenti altrui, non deve essere sufficientemente forteper poter sfuggire al suo destino; non può resistere a ciò che gli sta accadendo. In casi come quello noto di Giovanna d'Arco, la vittima è consenziente al ruolo che si fa scvolgere. Ma questo tipo di persone vengono, dalla pubblicistica, chiamati martiri. Esistono tuttavia anche streghe che si rifiutano di abiurare e muoiono bruciaate assieme alla loro irriducibile fede. 
Eliminando il capro espiatorio, la crisi della società dovrebbe risolversi. Nel periodo preso a esame assistiamo all'uccisione di un intero <<gregge>> di capri espiatori, essendo state giustiziate come sreghe un numero che non potremo mai definire di persone, ma con stragrande abbondanza di donne, senza nessun notevole giovamento della situazione politica, economica, religiosa, sociale.
Non è detto che il capro espiatorio debba venire necessariamente ucciso: nel caso particolare della berlina o della gogna come forme di tortura assistiamo al ruolo del capro espiatorio come bersaglio delle pubbliche ansie, il malcapitato viene aggredito, malmenato, ma raramente soppresso fisicamente. Questo secondo tipo è considerato, una valvola di sfogo temporanea, un beraglio di microtensioni, riutilizzabile ogni volta che sia necessario. 
L'abilità delle istituzioni di parte sta nel trasformare l'aggressività individuale in aggressività collettiva, nel canalizzare cioè questa aggressività in una forma che non sia deprecabile gl occhi altrui, che sia contemporaneamente utile per la società e per l'individuo, al quale evita il peso morale della violenza. 
Esiste un equilibrio tra aggressività e sottomissione. La paura di un attacco reale o presunto alla Stabilità di uno Stato o di un organismo sociale è proporzionale alla paura che si ha di un determinato nemico, sentito come competitivo. La minaccia può essere recepita come diretta al sngolo o all'intera società; in questo caso la difesa viene istituzionalizzata in una sorta di <<guerra santa>> che coinvolge tutti e che ha come fine il controllo dell'aggressività collettiva, canalizzandola verso un bersaglio comune: il nemico. 
A volte anche il capro espiatorio è un singolo, ma molto più spesso è istituzionalizzato in un gruppo, una razza, una famiglia, una nazione, una setta. Si tratta di una minoranza che non è integrata con il gruppo sociale. Spesso questi gruppi si piegano a un'obbedienza, si convertono adottano il modus vivendi del luogo in cui si trovano, conservando però la loro tradizione e la loro cultura, quasi sempre identificandola con le credenze religiose, che vengono mantenute segrete. Questi gruppi non integrati che si sono piegsti e compromessi per ragioni di sussistenza, sono un potenziale esplosivo, che terrorizza il gruppo dominante ogi volta che si assiste a una qualasiasi forma di coalizione. E' ciò che a volte viene definito <<fobia della folla>>. 
Contro questa massa abnorme, straniera, temuta, si mette in moto la macchina creatrice del capro espiatorio. Contro questa folla si erge un'altra folla, quella che sta dalla parte delle istituzioni, applaude ai roghi e deposita nelle chiese le denunce anonime, quella che si lascia guidare dalla propaganda, un magma logicamente incoerente, irrazionale, incapace di critica propria, suggestionata. Questa seconda folla, ha bisogno di un capo: il predicatore, l'inquisitore, il vescovo, o il personaggio laico che ha pure un forte carisma, il Signore, il politico, colui che crea e guida la suggestione, che rafforza le paure, le amplifica nell'intento di rendere più forte il desiderio di vendetta e, in ultima analisi di catarsi. Non esiste più la differenza fra la folla e chi la comanda: tutti sono uniti per sterminare la piaga che mina la salute della società, la loro società, non quella dei ricchi, o dei poveri, o degli ecclesiastici, o dei borghesi, o dei mendicanti. 
E' una lotta apocalittica fra i rappresentanti del bene e quelli che incarnano il male.
Il grottesco sta nel fatto che, coloro che linciano i condannati alla berlina potranno esserlo domani, senza alcuna possibilità di difesa, in quanto semplici meccanismi di una macchina che stritola il singolo per la conservazione di un potere che dal singolo prescinde. 


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