L'INQUISIZIONE IN ITALIA
La violenta repressione iniziale dei catari tra crociata e <<grande devozione>>
I vertici ecclesiastici e secolari della cristianità cercarono abbastanza presto di intervenire contro i movimenti religiosi in contrasto con le dottrine teologiche comunemente accettate, che si temeva minassero dall'interno la compattezza della fede e i fondamenti della società. I papi e l'imperatore Federico II presero le loro contromisure per neutralizzare gli eretici, ma anche i nuovi ordini mendicanti con la predicazione e gli esempi di vita portarono alla Chiesa un contributo di rinnovamento interno mai prima d'ora così forte e rilevante. In Francia nel secondo e terzo decennio del Duecento venne indetta una crociata per ostacolare con la forza militare benedetta da Dio il diffondersi del catarismo e subito dopo, all'inizio del quarto decennio, si ebbe in Italia un grande moto spirituale, sostenuto dalla predicazione dei frati domenicani e francescani, che comportò una dura persecuzione dei dissidenti dualisti in molte città. Quando i movimenti catari erano in ripiegamento, il papa nominò dei giudici di fede delegati, soprattutto domenicani, in Germania, Italia, Francia e Spagna per imporre la propria autorità nel controllo del dissenso religioso a dimostrare un potere superiore a quello delle autorità secolari.
Papa e imperatore contro gli eretici
Agli inizi del secolo XII l'atteggiamnto della Chiesa verso i consistenti e vivaci movimenti di rinnovamento religiosso non promossi da ecclesiastici ossequenti alla gerarchia oscillava tra i tentativi di conversione e la repressione violenta, come si è visto. Anche il rigoroso Bernardo, abate di Clairvaux, sosteneva che la fede si doveva propporre, ma spesso autorità locali e laici zelanti preferirono, senza una esplicita teorizzazioe, opzioni diverse per rispondere ai bisogni del momento. La repressione volenta fino alla morte infatti sollevò a lungo difficoltà negli uomini di Chiesa come si vede in un testo del concilio Lateranense III del 1179, secondo cui il potere ecclesiastico non dovevaa ricorrere a pene di sangue.
La consapevolezza teorica che una qualsiasi nuova esperienza religiosa era da considerarsi un crimine contro la società cristiana, se avveniva fuori dall'approvazione della gerarchia, a maggior ragione se compendeva dottrine difformi da quelle insegnate dal clero, prese forma definitva nella cattedrale Ad abolendam di Lucio III nel 1184. In essa venivano elecati e messi sullo stesso piano i gruppi dissidenti sis tabiliva il procedimento da adottare nei loro confronti. Al giudizio espresso degli ecclesiastici spettava determinare l'eresia, alle autorità secolari eseguire la posizione dovuta. I vescovi avevano l'obbligo di visitare due volte l'annoo la propria diocesi, raccogliere notizie da due o più persone di buona fama, processare gli eventuali sospettati e stabilire le pene adeguate. Le autorità secolari, erano tenute, pena la deposizione dall'ufficio e la scomunica, a offrire il loro aiuto e ad applicare le sanzioni coercitive.
Di fatto però l'azione dei vescovi fu scarsa e poco efficace, come destano i loro incerti interventi contro i catari a Rimini, Modena e Ferrara. Anche Innocenzo III continuò per tutto il pontificato a riformare e minacciare di sanzioni canoniche i vescovi e le città di Orvieto, Assisi, Prato, Modena, Piacenza, Bologna, Ferrara, Padova, Cremona, Verona, Treviso, Mantova, Milano, Bergamo, Alessandria, Novara.
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