Archivio blog

giovedì 4 ottobre 2018

L'INQUISIZIONE IN ITALIA 

La violenta repressione iniziale dei catari tra crociata e <<grande devozione>>

I vertici ecclesiastici e secolari della cristianità cercarono abbastanza presto di intervenire contro i movimenti religiosi in contrasto con le dottrine teologiche comunemente accettate,  che si temeva minassero dall'interno la compattezza della fede e i fondamenti della società. I papi e l'imperatore Federico II presero le loro contromisure per neutralizzare gli eretici, ma anche i nuovi ordini mendicanti con la predicazione e gli esempi di vita portarono alla Chiesa un contributo di rinnovamento interno mai prima d'ora così forte e rilevante. In Francia nel secondo e terzo decennio del Duecento venne indetta una crociata per ostacolare con la forza militare benedetta da Dio il diffondersi del catarismo e subito dopo, all'inizio del quarto decennio, si ebbe in Italia un grande moto spirituale, sostenuto dalla predicazione dei frati domenicani e francescani, che comportò una dura persecuzione dei dissidenti dualisti in molte città. Quando i movimenti catari erano in ripiegamento, il papa nominò dei giudici di fede delegati, soprattutto domenicani, in Germania, Italia, Francia e Spagna per imporre la propria autorità nel controllo del dissenso religioso a dimostrare un potere superiore a quello delle autorità secolari. 

Papa e imperatore contro gli eretici

Agli inizi del secolo XII l'atteggiamnto della Chiesa verso i consistenti e vivaci movimenti di rinnovamento religiosso non promossi da ecclesiastici ossequenti alla gerarchia oscillava tra i tentativi di conversione e la repressione violenta, come si è visto. Anche il rigoroso Bernardo, abate di Clairvaux, sosteneva che la fede si doveva propporre, ma spesso autorità locali e laici zelanti preferirono, senza una esplicita teorizzazioe, opzioni diverse per rispondere ai bisogni del momento. La repressione volenta fino alla morte infatti sollevò a lungo difficoltà negli uomini di Chiesa come si vede  in un testo del concilio Lateranense III del 1179, secondo cui il potere ecclesiastico non dovevaa ricorrere a pene di sangue. 

Le scelte di Lucio III


Lucio III


La consapevolezza teorica che una qualsiasi nuova esperienza religiosa era da considerarsi un crimine contro la società cristiana, se avveniva fuori dall'approvazione della gerarchia, a maggior ragione se compendeva dottrine difformi da quelle insegnate dal clero, prese forma definitva nella cattedrale Ad abolendam di Lucio III nel 1184. In essa venivano elecati e messi sullo stesso piano i gruppi dissidenti sis tabiliva il procedimento da adottare nei loro confronti. Al giudizio espresso degli ecclesiastici spettava determinare l'eresia, alle autorità secolari eseguire la posizione dovuta. I vescovi avevano l'obbligo di visitare due volte l'annoo la propria diocesi, raccogliere notizie da due o più persone di buona fama, processare gli eventuali sospettati e stabilire le pene adeguate. Le autorità secolari, erano tenute, pena la deposizione dall'ufficio e la scomunica, a offrire il loro aiuto e ad applicare le sanzioni coercitive. 
Di fatto però l'azione dei vescovi fu scarsa e poco efficace, come destano i loro incerti interventi contro i catari a Rimini, Modena e Ferrara. Anche Innocenzo III continuò per tutto il pontificato a riformare e minacciare di sanzioni canoniche i vescovi e le città di Orvieto, Assisi, Prato, Modena, Piacenza, Bologna, Ferrara, Padova, Cremona, Verona, Treviso, Mantova, Milano, Bergamo, Alessandria, Novara. 

Nessun commento:

Posta un commento