L'INQUISIZIONE IN ITALIA
La violenta repressione iniziale dei catari tra crociata e <<grande devozione>>
I nuovi ordini religiosi mendicanti
Durante il pontificato di Innocenzo III, che segna una fase importante nel disegno ierocratico papale e nella lotta antiereticale, due personalità carismatiche, Francesco d'Assisi e Domenico di Guzmàn, fondarono dei gruppi di fratelli che vivevano in povertà praticavano con estrema coerenza gli insegnamenti di Gesù Cristo. Questi ordini si chhiamarono mendicanti perché non si basavano sul possesso fondiario e immobiliare, ma sul denaro offerto dai fedeli, ragion per cui si stabilirono nelle città, non più nelle campagne.Si misero subito al servizio del papato e dei suoi disegni egemonici, rinnovando la vita religiosa e avversando i dissidenti.
Domenico di Guzmàn, nato a Caleruega e canonico di Osma, iniziò con altri ecclesiastici nel 1206 una missione tra i catari della Francia meridionale e la continuò, per una decina d'anni, adottando atteggiamenti poco comuni tra il clero del tempo: una severa vita di povertà, la spiegazione della Bibbia e delle verità di fede ai laici, assieme a confronti pubblici con i dualisti. Più rilevante divenne in seguito l'azione dei domenicani, il gruppo che si creò nel 1215 attorno a Domenico nel contrastare l'eresia catara. I domenicani seguivano gli stessi ideali d povertà e di predicazione e si dedicavano per questo ad approfonditi studi teologici. Nel 1216 il papa approvò la loro regola, chesi basava su quella agostiniana e da allora il nuovo ordine dei frati predicatori si diffuse rapido in tutta Europa. La maggior parte dei domenicani erano sacerdoti, e si dedicarono non solo allo studio ma anche all'insegnamento della teologia nelle università di Parigi e di Bologna fin dal 1218. Nel primo capitolo generale, che si tenne a Bologna nel 1220, l'ordine decise di non avere alcuun possedimento o entrate fisse e regolari, sull'esempio dei francescani. Domenico morì a Bologna il 6 agosto 1221 e fu canonizzato nel 1234.
Aveva avuto inizio un'altra importante esperienza religiosa, sebbene molto diversa: quella di Francesco d'Assisi. Figlio di un mercante, si era dato a una vita di penitenza e di povertà, di preghiera e mortificazione, spinto a un travagliato contatto con i lebbrosi avvenuto verso il 1205, fino a quando nel 1207 o 1208 non intuì da un brano del vangelo che la sua missione consisteva nel predicare l'amore di Dio e testimoniare la povertà evangelica, secondo le indicazioni date da Gesù Cristo agli apostoli. Francesco aveva una forte simpatia per i suoi simili. Il suo esempio fu contagioso e in breve si formò attorno a lui un gruppo di <<uomini penitenti>> o <<poveri minori>> o <<fratelli minori>>, che si diffuse in modo quasi irresistibile in tutt'Italia. Francesco non prese mai posizione contro il clero poco evangelico né conro la gerarchia ecclesiastica. La sua regola di vita fu approvata orlmente da Innocenzo III, dopo qualche esitazione, nel 1209; ci fu una prima regola scritta nel 1220-1221 appoggiata al cardinale Ugolino da Ostia (papa Gregorio IX), cui seguì una seconda e infine una terza regola, approvata solennemente nel 1223. Il gruppo di fratelli, da semplici cristiani, evangelicamente poveri e predicatori di penitenza, divennero un ordine, quello dei frati minori. Si ritirò dalla guida dell'ordine, la affidò nel 1220 a frate Pietro Cattani e soprattutto lasciò un testamento scritto, dettato nei mesi precedenti la morte, nel quale ribadì la scelta di povertà assoluta e di laicità per i fratelli e l'obbligo di non detenere privilegi ecclesiastici. Francesco morì nella notte tra il 3 e il 4 ottobre 1226 alla Porziuncola e fu proclamato da Gregorio IX nel 1228.
La trasformazione degli ideali francescani
Secondo l'intento di Francesco, il testamento avrebbe dovuto accompagnare sempre la regola ufficiale, ma il papa con la bolla Quo elongati del 28 settembre 1230 lo dichiarò un testo privo di valore normativo. La polemica sulla povertà non solo individuale ma collettiva dei francescani fu forte, prolungata e violenta. I ministri generali dell'ordine cercarono delle soluzioni conciliari tra la parte rigorista, fedele al testamento di Francesco, e la parte che invece accettava i privilegi papali e iil diritto alla comunità di possedere beni, che costituiva grandi conventi e chiese, riceveva gli ordini sacri e studiava teologia. Fu fra Bonaventura da Bagnoregio (1257-1274), uno dei quattro dottori della scolastica, che aveva studiato e insegnato all'università di Parigi; a stabilire ufficialmente che era obbligatoria solo la regola approvata dal papa. Compose una vita di san Francesco, facendo dichiarare ddestituite di valore quelle precedenti, mentre il capitolo gneral del 1266 ordinò la ddistruzione di tutte le altre testimonianze scritte, di tono più radicale, sugli ideali del fondatore. Con la perdita dell'afflato originario di Francesco, l'ordine venne normalizzato, anche se un gruppo di francescani <<spirituali>> continuò a praticare i dettami più rgorosi, confianto ai marigini della cristianità, fino a che i suoi membri non vennero considerati eretici e perseguiti giudiziariamente.
Dalla dozzina di fratelli del 1209 si passò a 3.000 o 5.000 frati tra il 1221 e il 1223, per quanto questi numeri sembrano calchi neotestamentari, e quindi più simbolici che effettivi; alla fine degli anni '30 i conventi in Italia erano forse mezzo migliaio, divisi in 16 province, più 16 province oltralpe; nel 1282 in Europa i conventi erano già 1.583 e contarono circa 20.000 frati, che all'inizio del trecento salirono a 30.000. I francescani abbastanza presto cominciarono a studiare e insegnare teologia nelle scuole dell'ordine e nelle università, come i domenicani.
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