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lunedì 8 ottobre 2018

L'Inquisizione in Italia. La crociata albigese in Francia meridionale. Le missioni e legazioni dei cistercensi nella complessa situazione della Linguadoca

L'INQUISIZIONE IN ITALIA 

La violenta repressione iniziale dei catari tra crociata e <<grande devozione>>



La crociata albigese in Francia meridionale

Nelle regioni occitaniche francesi il catarismo continuò a diffondersi, nonostante i tentativi di concessione e alcuni sparsi interventi giudiziari. Oggi gli storici ritengono che le dottrine dualiste non avessero fatto presa in tutti gli strati sociali, ma soltanto tra la piccola nobiltà dei borghi rurali fortificati, tra i contadini ricchi e le élite cittadine, cioè mercanti, giuristi, gli strati superiori dell'artigianato. La rappresentazione dell'eresia come un fenomeno amplissimo e unitario dipende dalle affermazioni distorte e iperboliche di polemisti, di legati pontifici e inquisitori. Attualmente si stima che il dissenso fosse molto limitato: il 2,5% della popolazione di Béziers nel 1209,  il 15% a Montauban nel 1241, dal 5 al 6% a Tolosa verso il 1260, dal 2,5% al 5% ad Albi tra il 1285 e il 1300. Clcoolando una media del 5% e talvolta meno, su tutta la popolazione della Linguadoca nell'arco di due secoli, i catari potrebbero essere stati circa 2-300.000. Anche l'azione degli inquisitori  tra il 1230 e il 1330 è stata largamente ridimensionata nel suo complesso: in questo secolo si stima che siano stati perseguiti 15-20.000 catari, forse il doppio, in pratica dall'1 a 1,5% circa della popolazione. L'impatto della repressione giudiziaria fu comunque meno intenso e di altro genere rispetto a quelli che furono gli effetti della crociata. 

Le missioni e legazioni dei cistercensi nella complessa situazione della Linguadoca

Gli interventi delle autorità ecclesiastiche e civili per riportare l'uniformità dottrinale nella Francia del Sud si intensificarono una cinquantina d'anni dopo la prima diffusione del catarismo, producendo un intreccio tra interessi religiosi e politici. Il conte di Tolosa, Raimondo V, che era in lotta contro il re d'Aragona, cercò aiuti militari in Francia e Inghilterra per sconfiggere la lega dei signori locali favorevoli all'eresia e sostenuti dal re d'Aragona, e si rivolse al capitolo generale dei cistercensi perché i dissidenti fossero convertiti. Nel 1178 venne mandato in missione dai re di Francia e d'Inghilterra il legato apostolico Pietro da Pavia, con l'approvazione del papa, che gli affiancò Enrico di Marsiac, abate cistercense di Clairvaux  e quattro vescovi. La situazione si rivelò molto compromessa agli occhi degli inviati: in Guascogna, nell'Albigese e a Tolosa il catarismo era diffuso anche tra i cittadini più in vista e a Béziers era apertamente favorito dal conte Ruggero II Trencavel e da sua moglie, più tardi dal suo successore Raimondo Ruggero Trencavel, che aveva moglie e e sorella catare perfette. Nel 1179 Enrico di Marsiac, nominato vescovo di Albano e cardinale, ritornò come legato papale in Linguadoca e con l'aiuto di un piccolo esercito di cavalieri assediò e conquistò una cittadina del conte Trancaval, riuscendo anche a convertire il vescovo cataro Bernardo Raymond e un suo compagno. 
Il conte di Tolosa Bernardo VI, che puntava all'egemonia nella regione e si mostrava indulgente con gli eretici; i grandi feudatari, come i Terncavel, signori di Béziars, Carcassonne e  Albi, che aderivano al catarismo come molti dei loro vassalli e cercavano di conservare il proprio potere; il comune di Tolosa, che aspirava a diventare indipendente dal conte; il re d'Aragona, signore di Montpellier, che mirava a costituire un ampio dominio tra Nord della Spagna e Sud della Francia. Papa Innocenzo III si mostrò deciiso a risolvere la situazione provenzale, percepita come gravissima, inviando parecchi legati, sollecitando sttività diocesane e secolari ad appoggiarli e proponendo nel 1204 al re di Francia l'uso della forza contro gli eretici con le stesse indulgenze concesse a <<quelli che si recano oltremare per difendere la Terrasanta>>.

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