L'INQUISIZIONE IN ITALIA
La violenta repressione iniziale dei catari tra crociata e <<grande devozione>>
Gli inizi dell'ufficio inquisitoriale negli anni '30 del Duecento
Le nomine di altri inquisitori in Italia, Francia e Spagna
Le notizie sui primi inquisitori in questi Stati sono in genere poche e talvolta confuse, le fonti processuali sono molto frammentarie. Dopo gli sviluppi visti in Germania, i domenicani furono nominati inquisitori nelle altre zone di presenza catara. In Italia Gregorio IX sollecitò nel maggio del 1231 l'arcivescovo di Milano e i suoi vescovi suffragenei ad applicare le norme antiereticali, e così con l'aiuto deidomenicani ebbe lugo una grande repressione, con molti roghi di catari. Un vero e proprio inquisitore fu nominato dal papa in Lomabardia il 3 novembre 1232: il domenicano fra Alberico, che intervenne con il vescovo di Bergamo contro il podestà che aveva liberato parecchi eretici. Nel 1233 anche a Piacenza il nuovo podestà proteggeva gli eretici e i cittadini assalirono e ferirono fra Rolando da Cremona, domenicano inviato dal papa, il podestà fu scomunicato dal vescovo, arrestato e infine liberato dietro causzione; siccome però continuava in un altro castello a proteggere i catari, il vescovo di Como fu incaricato di prenderlo e farlo giudicare da Rolando. A Firenze parve che ci fosse fin dal 1227 un tribunale inquisitoriale, composto dal domenicano fra Giovanni da Salelrno, dal priore cistercense dell'abbazia di Santa Maria e da un canonico fiorentino. Dopo la morte di fra Giovanni il suo pposto fu preso dal confratello Aldobrandino Cavalcanti, anche l'abate di San Miniato processava eretici. Nel 1233 il papa inviò in aiuto al vescovo di Firenze il domenicano fra Giovanni da Vicenza, cui seguì fra Rolando da Cremona, ma non si conosce quasi nulla della loro attività. Nella Marca trevigiana, in particolare a Vicenza, operò Giovanni da Vicenza, che nel 1233 fece bruciare una sessantina di catari, uomini e donne. Gregorio IX inviò a bbreve distanza di tempo due cardinali come legati papali nell'alta Italia nel 1236 per spingere all'intervento contro i patriarchi di Grado e di Aquilea, gli arcivescovi di Milano, Ravenna, Genova, gli abati, i priori e i decani, i conti e i marchesi, i podestà della Lombardia della Marca trevigiana e della Romagna.
Nella Francia settentrionale con una bbolla del 13 aprile 1233 i vescovi furono avvertiti che ai domenicni erano state affidate le funzioni di inquisitori. Il 19 aprile 1233 furono mandati a Charité-sur-Loire per la lotta contro gli eretici fra Roberto il Bulgaro, chiamato così perché era stato chiaro, il priore domenicano di Besançon e un confratello, che perpetrarono violenze inaudite e comprano violazioni della giurisdizione. Infine il 21 agosto 1235 Gregorio IX nominò inquisitore per tutto il Regno di Francia fra Roberto il Bulgaro, che agì principalmente nelle Fiandre e nella Champagne, in modo brutale, processando catari, bruciandoli e facendoli sotterrare vivi. Tra l'altro nel 1239 distrusse la comunità di Montwimer, mandando al rogo 180 eretici. Fu accusato presso il papa di irregolarità e contrasti proceduali con i vescovi e, riconosciuto colpevole, fu esonerato dall'inacarico e condannato al carcere.
Nella Francia meridionale il papa affidò l'ufficio inquisitoriale ai domenicani di Tolosa nell'aprile del 1233 e il provinciale nominò tre confratelli, coadiuvati da altri frati. I vescovi, che in questi documenti pontifici non vengono mai ricordati, a loro volta cercarono di rafforzare la legislazione dioecesana antiereticale e il conte di Tolosa fece altrettanto e si mostrò molto disponibile nella lotta contro i catari, secondo i termini della pace di Meaux che aveva concluso la crociata. L'azione effettiva venne svolta soltanto dagli inquisitori domenicani con metodi spicci e interrogatori che offrivano poco scampo, con roghi di catari vivi, e a volte riesumando i cadaveri. Il conte di Tolosa se ne lamentò presso il papa, ma questi si limitò a sollecitare il suo legato e i vescovi ad agire con prudenza. Gli abitanti di Tolosa e di Narbonne cacciarono allor i domenicani dal convento, ma l'intervento del papa e del re di Francia tennero a bada il conte e i tolosani, mentre il legato papale affidò la funzione inquisitoriale ad altri frati e ai vescovi, moderendo così lo zelo dei domenicani.
In Bosnia, il papa dal 1221 in poi cercò attraverso i vescovi e i propri legati di convertirli, minacciò a più riprese una crociata, con scarsi risultati, dal 1233 al 1240 furono fatti vescovi alcuni domenicani, una nuova crociata fu intrapresa dal re d'Ungheria dal 1246-1248, ma tutti questi sforzi quasi inutili.
I domenicani furono utilizzati per sostenere l'azione processuale dei vescovi in Spagna, dove si erano rifugiiati molti catari scappati durante la crociata francese. Pietro II d'Aragona e poi nel 1226 Giacomo I pubblicarono editti severissimi conro di loro, per evitarne l'esodo dalla Linguadoca, ma pare senza effetti. Gregorio IX si rivolse allora con una bolla del 26 maggio 1232 all'arcivescovo di Terragona e ai suoi vescovi suffraganei per sollecitarli all'inquisizione degli eretici, eventualmente coon l'aiuto dei frati domenicani o di altri. Nel 1233 ilr e d'Aragona stabilì l'azione giudiziaria contro i catari fosse fatta da un prete nominato dal vescovo e da due o tre laici nominati dal bailo del re. Il papa, aggiunse loro i domenicani. I processi, fatti dai vescovi con l'aiuto dei domenicani e francesi furono scarse e poche furono le condanne capitali. Nel 1238 Gregorio IX nominò un domenicano e il provinciale francescano inquisitori nel Regno di Navarra, mentre in Castiglia i pochi processi inquisitoriali continuarono a essere istruiti dai vescovi.
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