L'INQUISIZIONE IN ITALIA
Il grande moto spirituale del 1233 in Italia
La crociata produsse una gran crisi del movimento cataro in Francia, nell'Italia Centro-settentrionale il movmento ereticale, ancora vivace nelle sue sperimentazioni dottrinali, cominciò a percepire sempre più chiaramente l'avverso contesto storico e un destino di martirio che si stava preparando, per la convergenza tra il disegno ierocratico papale e gli interessi delle auotorità comiunali.
Dimensioni delle comunità catare
Per valutare l'azione repressiva delle autorità ecclesiastiche e statali contro i catari bisognerebbe sapre quanti essi fossero veramente. Il loro numero viene indicato grossolanamente da un'nica fonte, la Summa de catharis et leonistis di fra Raniero Sacconi. Il trattati antiereticale fu scritto nel 1250 e dice che <<in tutto il mondo non vi sono più di quattromila catari tra uomini e donne, indicando ovviamente il numero dei perfetti. Queste e analoghe cifre medievali non sono computi esatti. ma vanno comunque prese come indicatori di grandezza. Il peso relativo delle comunità catare, precisato da Raniero, è a ogni modo signifiativo: nelle tre chiese superstiti di Francia si contano 200 perfetti; nelle sei orientali dei Balcani 500, in numero altrettanto ridotto. In Italia invece i dati quantitativi sono notevoli: nella chiesa di Concorezzo più di 1.500, a Desenzano 500, a Mantova 200, a Vincenza 100 e altrettanti tra Firenze e la valle di Spppoleto; inoltre a Verona e in altre località lombarde vi trovarono 150 perfetti venuti dalla Francia.
La <<grande devozione>>
Una svolta di incalcolabile portata avvenne in Italia soltanto in seguito alla <<grande devozione>> del 1233, il cosiddetto <<moto dell'Alleluia>>. Infimmati predicatori francescani e domenicani percorero le regioni settentrionali e centrali esortando alla pacificazione delle discordie cittadine, a una profonda vita morale, alla purificazione delle coscienze e ala difesa della verità di fede. I frati vennero chiamati talvolta a impegni momentanei di governo nei comuni, e misero mano anche gli statuti comunali. Molti eretici si convertirono, molti vennero perseguitati e mandati sul rogo.
Da allora manifesamente rifulse e crebbe la grazia nei frati che predicavano la vita e la santità di frate Domenico, sia nei popoli che lo ascoltavano: così come appare da quanto accaduto nelle città di Lombardia, nelle quali una grandissima moltitudine di eretici fu bruciata, e più di centomila uomini, che non sapevano se aderire alla chiesa di Roma o agli eretici, ci sono convertiti sinceramente alla fede cattolica della Chiesa romana, grazie alla predicazione dei frati Predicatori. E quasi tutte le città della Lombardia e della Marca rimettono nelle mani dei frati le loro questioni e i loro statuti affinché ordinino e mutino secondo la propria volontà. E fanno la stessa cosa per interrompere le guerre e trovare accordi di pace fra loro, altre che a proposito delle usuere e della restituzione del mal tolto, dell'ascolto delle confessioni e di molte altre buone cose che sarebbe troppo lungo illustrare.
Norme antiereticali gli statuti comunali italiani
Mentre le prime disposizioni antiereticali si trovano negli statuti comunali già dal 1206, negli anni seguenti esse furono accettate solo da pochi comuni, nonostante l'imperatore Federico II avesse fatto esplicite richieste al riguardo nel 1224, ma furono diffusamente inserite solo dopo il 1233. Dopo <<la grande devozione>> le norme contro gli eretici non solo comparvero spesso negli statuti, ma vennero applicate in parecchie città. Anche se l'azione diretta contro l'eresia da parte dei comuni era un diritto irriducibile alle nomre nel Corpus iuris canonici, i pontefici lasciarono correre perché ai loro occhi l'intervento autonomo delle autorità comunali appariva un male minore, utile comunque alla campagna antiereticale. Gli effetti furono drammatici per i catari. A Milano, che era stata definita <<forca haereticorum>> (fossa piena d'eretici) già nel 1216, il podestà Oldrado da Tresseno mise al rogo nel 1233 molti catari e questo "merito" fu scolpito a imperitura memoria nalla sua epigrafe sepolcrale: <<Catharos, ut debuit, uxit>> (bruciò i catari com'era suo dovere).
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