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sabato 27 ottobre 2018

Storia militare d'Italia. Prefazione

Storia militare d'Italia

Prefazione



La resurrezione spirituale che prende il nome di Risorgimento, iniziaosi nel secolo XVIII entro il grande movimento di idee d'Europa e passata dietro il decisivo impulso della Rivoluzione francese attraverso le grandi esprienze politiche del periodo repubblicano e napoleonico, portò al compimento dell'unità italiana attraverso una serie di cospirazioni, d'insurrezioni e di guerre. Gl'Italiani mostrarono le loro virtù e anche le lor manchevolezze: l'Italia non ha avuto infatti una lunga insurrezione perseguita con ferrea tenacia per anni e anni come quella delle colonie inglesi d'America, o della Spagna contro Napoleone, o della Grecia contro l'Impero ottomano; e neppure grandi guerre vittoriose come la Prussia contro l'Austria e contro la Francia. Le guerre italiane vantano episodi gloriosi, e le diverse e ripetute insurrezioni rappresentano la manifestazione più luminosa dell'eroismo e della capacità di sacrificio del popolo italiano. La stessa serie dei piccoli tentativi falliti e pur sempre rinnovsti rivela di non venire mai meno di giovani di disperata volontà d'azione e d'indomità tenacia. 
Tutta questa attività è inoltre accompagnta e seguita da un movimento di pensiero e da una letteratura di carattere politico vermente notevole; non solo, ma anche da una trattazione teorica di carattere militare nel più ampio senso, volta cioè a studiare le caratteristiche e le esigenze della guerra regolare, ma soprattutto il problema d'utilizzare le grandi forze vive della nazione, sia con gli eserciti di riservisti, sia con l'apporto delle guardie nazionali, sia infine con la grande insurrezione popolare e la guerra di bande. Se era difficile per i patrioti evocare il dedmone della rivoluzione e richiamare e indirizzare le forze occulte dell'intera nazione, sarebbe poi diventato oltremodo arduo anche per i capi degli eserciti regolari calcolare in termini strategici il valore e le incognite dell'azione insurrezionale e, se avversari, far fronte a un nemico tanto nuovo e diverso spesso inafferrabile. 
Guerre e insurrezione, sono pur sempre la manifestazine di forza attraverso la quale si attuano tanto spesso le maggiori conquiste della civiltà umana; e non vanno considerate soltanto come manifestazione di forza bruta, bensì come il portato di energie spirituali, affermazione di necessità politiche e sociali, capacità d'affrontare fatiche e pericoli, e spesso manifestazioni grandiose di spirito d'abnegazione. La guerra, non è soltanto la politica continuata coon latri mezzi, vale a dire la politica estera che sostituisce all'azione diplomatica la più rude azione degli eserciti; ma, come il Clausewitz lucidamente intuì, essa è l'espressione, quanto più volge verso la sua naturale forma dello sforzo di tutto il paese, d'ogni sua attività convogliata verso la grande lotta e l'altra meta. E la storia militare affonda le sue radici nella struttura economica, sociale e politica di uno Stato, e può essere un utile e forse necessario complemento della storia politica. Milizia e guerra non sono però un epifenomeno dell'economia, né il loro studio una branca della sociologia o della politica: economia, politica e guerra sono simultanee manifestazioni di un unico più profondo processo. 
Gli svolgimenti politici modificano i sistemi di reclutamento e il progresso tecnico favorisce la riunione di masse e il loro spostamento, e fornisce armi sempre più perfezionate. Ma è pur sempre l'intelligenza e dell'uomo di guerra che sceglie quanto il progresso tecnico gli offre per adattarlo ai suoi scopi, e a volte ne sollecita o provoca i perfezionamenti; e strategia e tattica, ossia movimento di masse e combattimento, non costituiscono solo un problema tecnico, di numero, di spazio, di tempo, ma sono nella loro intima sostanza arte, ossia intuito; ché l'azione di guerra è azione di uomini, che hanno passioni e desideri, coraggio e timore, necessità fisiche e morali; Clausewitz, la guerra è solcata continuamente e in ogni senso da motivi di carattere morale, sui quali il calcolo matematico non può applicarsi. Per questo la storia militare ha un campo suo, che non è per nulla soltanto tecnico, come ogni altra disciplina, preparazione e attitudine. 
Uno studio delle vicende militari nel secolo XIX, potrà aiutare a commprendere sempre meglio gli elementi di vita che l'Italia, divisa e lacera dopo tre secoli di servitù, conservava pur sempre in sé, e al tempo stesso le deficienze di educazione e preparazione politica e di sviluppo sociale ce inceppavano fatalmente e limitavano gli sforzi dei patrioti.

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