L'INQUISIZIONE IN ITALIA
La violenta repressione iniziale dei catari tra crociata e <<grande devozione>>
Gli inizi dell'ufficio inquisitoriale negli anni '30 del Duecento
I giudici che stabilivano chi fosse eretico erano degli ecclesiastici. L'opera dei legati apostolici in Francia, in genere cistercensi, e i tribunali vescovili, competenti in via ordinaria di contenimento del catarismo in quel paese, ma non avevano dato risultati soddisfacenti soprattutto nel resto dell'Europa.
Le nomine dei primi inquisitori nell'area tedesca
In alcune situazioni c'erano stati interventi gravi e conseguenti rimostranze, come nel caso delle esecuzioni di massa perpetrate nella valle del Reno da Corrado Tors, <<che era laico del tutto e dell'ordine dei predicatori>> e da Giovanni l'Orbo, un laico <<veramente del tutto cattivo>>. Poche e malsicure sono le notizie di cui disponiamo sulla base di alcuni presenti in alcune cronache. Il papa con una lettera del 12 giugno 1227 attribuì la funzione di ricercare e perseguire gli eretici a Corrado da Marburgo, di quale ordine religioso non si sa, che si aggiunse ai giudici sopra menzionati e fu accompagnato inoltre da alcuni frati domenicani e francescani. Questo gruppo non costituiva un tribunale, ma sollecitava i vescovi a fare i processi e premeva sulle autorità secolari per l'esecuzione delle sentenze, con il conseguente arricchimento di entrambi attraverso le confische dei beni dei condannati. L'11 ottobre 1231, con una seconda lettera, il papa concesse pieni poteri inquisitorialia Corrado da Marburgo e l'azione processuale dirette passò nelle mani di questi, che la condusse con l''ausilio degli altri due in qualità di giudici subdelegati. Oggi si ritiene che venissero applicate le regole del nuovo procedimento inquisitoriale, mentre la tradizione storiografica parla di mancato rispetto delle norme di crudeltà gratuite.
Il papa cercò di rrinvigorire l'azione dei vescovi, inviando le norme antiereticali agli arcivescovi di Salisburgo e Treviri nel giugno del 1231, e in novembre e dicembre le stesse disposizioni furono mandate ai domenicani di Friesach in Carinzia e a quelli di Strasburgo. Nel medesimo anno con la bolla Ille humani generis fu nominato inquisitore il priore domenicano di Ratisbona con il potere di delegare a sua volta frati domenicani o altri di sua fiducia a condurre i processi. L'azione pesante di Corrado di Marburgo e dei due compagni continuò autonmamente, ma quando venne accusato di eresia o complicità con gli eretici il conte Enrico II di Sayn. vi si oppose fermamente l'arcivescovo di Treviri e allo stesso re Enrico VII avvertirono il papa, il quale scandalizzato dal comportamento di Corrado cercò di porvi rimedio. Nel frattempo i tre inquisitori furono assassinati in città diverse e dopo questo cruento epilogo, una cinquantina di condannati per eresia ottennero la riabilitazione, compreso il conte di Sayn. Questa vicenda fa comunque seguire dubbi sulla certezza dei tre giudici ammazzati. L'azione contro i catari venne perseguita dai vescovi e dagli inquisitori, con l'appoggio delle autorità secolari sollecitate dal papa. Gregorio IX inoltre fece indire una crociata e alcun signori fecero voto di attuarla, ma una corciata fu effettivamente realizzata solo nel 1233-1234 da tre vescovi feudatari contro i contadini dell'arcivescovo di Brema che si rifiutarono di pagare le decime.
I motivi della scelta papale di inquisitori domenicani
Situazion analoghe a quella qui descritta si verificarono in altri paesi europei dove si era diffuso il catarismo. Gregorio IX, decise di delegare sempre di più ai domenicani il potere di agire come giudici speciali, in dipendenza diretta da lui, per cercare attivamente gli eretici e processarli. Nel 1232-1234 nominò diversi altri inquisitori domenicani in Italia e Francia, alcuni nel Regno di Aragona e nel 1238 in quello di Navarra. Le decisioni del papa non furono prese per l'irgenza di una mobilitazione antieretical strordinaria e massiccia, perché i movimenti catari erano stati pesantemente ridimensionati in Francia dalla crociata, costretti al ripiegamento e alla clandestinità in Italia dalla <<grande devozione>> e dalla violenta repressione connessa, mentre in Spagna i dualisti non avevano solo creato rifugio dalle pure persecuzioni. Il papa aveva invece la necessità di conservare e consolidare una vittoria in corso e la volontà di usare la difesa del <<sistema dell'ortodossia>> in funzione del proprio predominio sia all'interno della Chiesa sia nei rapporti con le autorità imperiali, reali, signorili e comunali.
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